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- Scritto da Flap
Gioco, lavoro, amicizia, amore, un susseguirsi continuo e un intrecciarsi infinito di queste parole, tanto semplici, quanto difficili da definire precisamente nelle loro infinite sfumature e percezioni personali.
Gioco, lavoro, amicizia, amore, un susseguirsi continuo e un intrecciarsi infinito di queste parole, tanto semplici, quanto difficili da definire precisamente nelle loro infinite sfumature e percezioni personali.
Ero giovane in quegli anni ’60 e ’70 proiettati verso il progresso, una continua crescita e proiettati ampiamente al futuro.
Alla televisione andava in onda Spazio 1999 e al cinema usciva "2001 Odissea nello spazio", fantascienza di allora che sembrava tanto lontana.
La domenica mattina era destinata alla fuga in moto, soprattutto quando la figlia era piccola ed era bello pranzare insieme e dedicargli poi del tempo.
Piccole fughe di una manciata di chilometri, giusto qualche decina, per il gusto di guidare, una sorta di metadone per drogati di moto.
Anno dopo anno sono i salotti buoni del Motor Bike Expo che hanno creato un immaginario speciale delle officine che in giro per l'Italia battono ferro e cuciono cuoio. Difficile immaginare oggi un'officina di customizzazione, specialmente se di café racer, che non abbia un salotto all'interno dei suoi locali, colpa o merito degli stand del Motor Bike Expo; sta di fatto che i poveri customizzatori sono costretti a trovare un paio di poltrone dal rigattiere, un pallet per farci un tavolino, due quadri con un bulldog vestito in doppio petto e Teomondo Scrofalo, 4 libri consumati ma mai letti da nessuno, pena che un possibile cliente potrebbe pensare di essere in un'officina di serie B.
Non so come mi è passato per la testa, non centra apparentemente nulla mentre sto guidando una moto che non conosco, una delle tante che ultimamente ho la fortuna di poter provare.
... anzi a dirla tutta non sono nemmeno uno degli ultimi stallieri. Amo la moto, odio il freddo pungente e parafrasando un famoso spot, “la moto è un piacere, se non sei a tuo agio che piacere è ?”.
Tutti noi immaginiamo la Befana come una vecchia, brutta, cattiva e vestita di stracci.
Una tradizione che ci tramandiamo da anni, non so nemmeno quando si è cominciato ad aspettare la Befana e a mettere le calze al camino.
Fine anno, tempo di guardarsi alle spalle per poi volgere lo sguardo al futuro con coraggio.
Un anno di soddisfazioni e sorprese che ci hanno visto protagonisti attivi nella prima edizione del Wildays e inviati sul campo nell’emozionante spedizione Americana nella “Sfida a Bonneville 2017” e la conferma di successo dei nostri eventi B.I.G. (Built In Garage) e Summer Cafè.
Ci siamo è arrivato l’inverno, quello vero, quello che pesta duro con il mercurio che scende sempre più vicino allo zero e molto spesso anche più sotto.
Però non mollo, non l’ho mai fatto, non ricordo di aver mai interrotto l’assicurazione durante la stagione invernale, anzi, ricordo inverni, con meno anni sulle spalle, dove la moto era l’unico mezzo di trasporto e ghiaccio, freddo e persino neve non mi fermavano.
Non ricordo esattamente il giorno, ma ricordo che era luglio; l’anno il 2006 e il posto…indelebile, un semaforo appena fuori dall’autostrada, te lo ricordi? Sì... quello lì vicino alla vecchia cartiera.
Il suono che rimbomba fuori dalle vie respiratorie, poco consola la risposta in coro degli astanti “Salute”.
Salute un cavolo, maledetto raffreddore che colpisce a tradimento a ogni cambio di stagione.
Ducati Panigale V4, bella, rossa, spettacolare, un sogno per chi, nonostante non sia mai stato in grado di sfruttarle appieno, ha sempre ammirato e amato le supersportive.
Poi la vedi nella versione “Speciale” in quella livrea tricolore, tanto bella quanto patriottica, e il cuore comincia a palpitare forte.
1 novembre, giornata spettacolare di sole, l’ideale per portare a spasso la mia MV Agusta F4 che spesso trascuro.
L’appuntamento è, quello classico, con la commemorazione dei defunti del motociclismo a Civenna (CO).
Non mi sto, ovviamente, riferendo alla Nazionale Italiana di calcio che dopo 60 anni è riuscita a non qualificarsi per il campionato del mondo.
Mi dispiace come Italiano, ma in fondo si chiamano qualificazioni e pertanto per andare avanti, bisogna dimostrare di esserne in grado.
Nel mio passato motociclistico amavo molto le moto sportive, prettamente Giapponesi e ovviamente a 4 cilindri.
Un gusto più estetico rispetto alle reali capacità di utilizzare il loro reale potenziale.
Ve la ricordate la canzone del grande Lou Reed? E' una delle canzoni che più rispecchiano la voglia di anticonformismo del rock, con quel testo così dissacrante, nitido e trasparente che racconta la storia da marciapiede e droghe in maniera molto esplicita, con gli occhi di quegli anni 70 così impazziti.
Nà lavàda, nà sùgàda, la par n'anca duperàda*; cosa c’entra con l’inquinamento? Leggete fino in fondo lo scoprirete!
Già, emergenza smog, polveri sottili, il famigerato PM10, oltre il livello di guardia.