Gioco, lavoro, amicizia, amore, un susseguirsi continuo e un intrecciarsi infinito di queste parole, tanto semplici, quanto difficili da definire precisamente nelle loro infinite sfumature e percezioni personali.
Un costante rincorrere di emozioni nella nostra vita da quando nasciamo fino al momento dell’ultimo respiro.
Gioie e dolori che non sempre si bilanciano equamente, diritti sacrosanti a volte calpestati dalla mancanza dei doveri altrui, mentre la libertà ci è negata dalla stessa che altri pretendono invadendo egoisticamente la nostra.
Quella libertà che da bambini cercavamo con piccole ribellioni nel mondo dei “Grandi”, che abbiamo ottenuto crescendo in età e autonomia, un’autosufficienza esistenziale a cui prima tanto aspiravamo e che alla fine ci ha fatto di nuovo finire in una gabbia senza sbarre.
Per qualcuno la carriera, per qualcuno il successo, per molti sposarsi e fare figli, con relativo aumento delle responsabilità e dei doveri.
Capita di sentirsi legati, bloccati, senza via d’uscita, incapaci di reagire ai vincoli che ci siamo creati da soli, ci sembra di essere in gabbia.
Una gabbia da cui proviamo a sfuggire con le passioni a cui dedichiamo il tempo che ci rimane, sempre troppo poco, lo stesso che ci fa sentire in colpa quando lo rubiamo alle responsabilità.
Eppure fingiamo, siamo bravissimi, nel ruolo del “va tutto bene”, siamo bravi lavoratori, buoni padri, sinceri amici, compagni e mariti.
Ci divertiamo, ci sforziamo, abbiamo successo e soddisfazioni, la vita ci sembra la cosa più bella del mondo.
La vita, però, è bella davvero, basta essere capaci di aprire quella finta gabbia che ci siamo immaginati intorno.
Magari impugnando un manubrio e andare verso la libertà, quella che non abbiamo mai smesso di cercare.
Flap