- Dettagli
- Scritto da Flap
Hai voluto la bicicletta? Pedala! Già ma per far meno fatica perché non montargli un sistema di pedalata assistita? E già che ci siamo perché non esagerare con l’estetica fino a renderla unica e stilosa?
Hai voluto la bicicletta? Pedala! Già ma per far meno fatica perché non montargli un sistema di pedalata assistita? E già che ci siamo perché non esagerare con l’estetica fino a renderla unica e stilosa?
Otto caschi in uno sembrerebbe una follia, eppure è la realtà con questa novità di Nolan che porta come nome la sigla N70-2 X.
Dominio assoluto di Marc Marquez nella gara MotoGP in Argentina, ma ad animare lo spettacolo ci hanno pensato due alfieri italiani del calibro di Valentino Rossi e Andrea Dovizioso, mentre la bagarre tutta tricolore ha dato quel gusto spettacolare ad una gara diversamente scialba.
HAT, o meglio Hard Alpi Tour è una riconosciuta realtà dell’Adventouring in fuoristrada, forte della sua decennale esperienza nell’organizzazione di eventi che nasce proprio dalla prima HAT Sanremo-Sestiere di ormai dieci anni fa.
Seconda prova del Campionato Nazionale Moped ACSI Moto, il più improbabile, ma altrettanto vero e vissuto, del panorama motoristico.
Piccoli mezzi spinti al limite delle possibilità e fatti girare al massimo per tre ore consecutive, peggio del motorino del Postino di paese.
La Crossover-3 WP Airbag di Clover è sicuramente una giacca che ha dei numeri; 3 strati, 12 tasche, 7 prese d’aria, 5 scatti di regolazione al collo 2 tasche staccabili e personalizzabili nel colore, 360° di utilizzo.
Proposto negli anni in molteplici versioni ed edizioni speciali, che noi abbiamo potuto apprezzare, oggi lo stivale da pista top di gamma di Stylmartin aggiunge “l’aria” e si veste per la bella stagione.
Da sempre sostengo che ci sia una gran bella differenza tra scattare foto e fare fotografia.
Una teoria che si basa sul gusto personale e su quello che i miei occhi astigmatici vedono, magari condizionati da un minimo di gusto personale ma ben al di là di essere un esperto.
Proprio in questi giorni Caberg sta annunciando in grande stile la messa in produzione del suo nuovo casco modulare, il "Levo". La domanda quindi nasce spontanea…sì ma quindi come hai fatto già a testarlo?? beh la risposta è relativamente semplice, ed è un mix di opportunità scatenate dall'organizzare il nostro ultimo viaggio in Nuova Zelanda.
Eccoci di nuovo sullo stesso palco a parlare di Scuola, quella fatta non di banchi e cattedra, bensì quella dove l’asfalto o la terra sono i protagonisti, sia per motivi di piacere sia motivo di sport.
Novanta anni fa si chiudeva di fatto la trentennale esperienza #opel come costruttore di motociclette. Quando infatti, nel 1929, la Casa di Rüsselsheim entrò nel gruppo industriale GM fu subito chiaro che gli interessi degli americani erano lontani dalle due ruote e l'anno seguente, si interruppe definitivamente la produzione di biciclette e di motociclette e le attrezzature utilizzate per produrle furono vendute alla NSU.
Sebbene la produzione di autoveicoli fosse in costante aumento, nella Primavera del 1901 i fratelli #opel realizzano che il tempo della motorizzazione di massa era ancora di là da venire e attingendo anche alle loro nuove esperienze motoristiche misero allo studio una prima motocicletta. Un passo, tutto sommato, abbastanza naturale per un’azienda che all’epoca è uno dei maggiori produttori di biciclette.
Nell’Autunno di quello stesso anno costruirono così la loro prima "bicicletta a motore", definizione particolarmente appropriata visto che le #moto dell’epoca avevano ben poco in comune con quelle che oggi noi conosciamo. Avevano un telaio di bicicletta al quale erano adattati un serbatoio e un motore monocilindrico (verticale nel caso della Opel) collegato alla ruota posteriore per mezzo di una cinghia di cuoio. Tutto ciò senza rinunciare ovviamente ai pedali perchè in fondo non si era ancora ben certi di quanto fosse davvero affidabile un motore a scoppio. Per non parlare del fatto che spesso la potenza di quei motori non era sufficiente per superare alcune salite ripide! Il prezzo relativamente accessibile (700 Marchi) della #opel 2 HP decretò l’immediato successo della prima motocicletta #opel.
Motori bicilindrici
Ben presto però il pubblico cominciò a chiedere prestazioni superiori. Per questo motivo, da un lato la potenza della monocilindrica fu aumentata progressivamente entro il 1907 fino a 3,25 CV e dall'altro si costruì una bicilindrica ad accensione elettromagnetica da 3,5 CV. Pur essendo commercializzate a prezzi di rispettivamente 400 e 600 Marchi, questi modelli ebbero un modesto successo e a fine anno uscirono già di produzione.
Sette anni più tardi gli #opel tornarono sui loro passi e misero in cantiere lo sviluppo di una motocicletta leggera e robusta. Furono rispolverati vecchi progetti e si arrivò alla conclusione che la "bicicletta a motore" era il veicolo adatto per il pubblico dell’epoca. Si trattava di una normalissima bicicletta dotata di monocilindrico di 140 cc da 1 CV montato sulla ruota posteriore in grado di raggiungere a malapena i 40 km/h in pianura. Ne furono realizzate tre versioni differenti: una da uomo, una da donna e perfino una sportiva.
I successi sportivi degli Anni Venti
Nei difficili anni del Primo Dopoguerra la produzione di motociclette, ben supportata peraltro da una serie di successi sportivi, contribuì non poco al fatturato della #opel. A partire dal 1922 le speciali monocilindriche a 4 valvole #opel vinsero praticamente tutte le gare tedesche. Uno dei corridori più famosi fu Fritz von #opel, figlio di Wilhelm, che riportò il nome della #opel sulla bocca di tutti.
Verso la metà degli Anni Venti #opel lanciò una monocilindrica di 498 cc che con i suoi 16 CV aveva prestazioni decisamente brillanti. La sua produzione proseguì fino al 1925, quando la #opel sospese nuovamente l’attività in campo motociclistico.
Fu però un’assenza di breve durata perché tre anni dopo la produzione motociclistica riprese nelle officine Elite-Diamant, in Sassonia, di cui i fratelli #opel avevano acquisito il 75%. Nel 1928 fu presentata la Motoclub, una #moto dalla linea moderna e dall'eccezionale maneggevolezza, che raggiungeva i 120 km/h, ma che in realtà era la riedizione di una #moto prodotta con il marchio Neander (dal nome del progettista, il grafico, pittore e costruttore Ernst Neumann-Neander).
La Opel Motoclub
Le principali novità della #opel Motoclub erano rappresentate dal telaio realizzato in profilati d'acciaio stampati e chiodati anzichè in tubi d'acciaio (una soluzione che consentiva di contenere i costi di produzione e il peso della #moto, aumentando al tempo stesso la rigidità e robustezza dell'insieme) e la forcella elastica di insolito disegno. L'offerta al pubblico della Motoclub prevedeva una versione base con motore da 16 CV (1.190 Marchi) e la SS con motore da 22 CV (1.290 Marchi) riconoscibile per i due tubi di scarico, dotate entrambe con cambio a 3 marce. Purtroppo la Motoclub arrivava tardi sul mercato. Da un lato si sentono segni di una crisi industriale e dall'altro la nuova proprietà cambiarono i piani dell’azienda.
GALLERY
Quando l’evoluzione della specie è in atto non possono esserci che benefici per il motociclista.
Anche la V-Strom 1000, apprezzata maxi-enduro di Suzuki è soggetta a costanti adeguamenti che troviamo in questa versione XT ABS Globe Rider che aggiunge alle ottime caratteristiche meccaniche delle sorelle una serie di optional: Fari antinebbia a Led, manopole riscaldate, borse laterali, barra paramotore, cavalletto centrale, borse serbatoio, adesivo paraserbatoio, estensione cavalletto laterale, che uniti ai paramani, ora di serie su tutta la gamma, la rendono davvero un’ottima compagna di avventure.
Dominio Ducati con Alvaro Butista che sul circuito thailandese di Buriram lascia solo le briciole agli avversari e a Jonathan Rea, che nonostante una strenua resistenza e a un piccolo serbatoio di fiducia residua cede su tutte le gare senza poter reagire. Bene la Yamaha di Lowes in forte crescita, deludono le altre Ducati. Polemica tra Rea e Bautista, per uno scontro in Gara1, Bautista "Rea ha cercato il contatto", Rea "normale episodio di gara".
Quando si dice fidarsi ciecamente! Così è successo al proprietario di questa Ducati Monster 600 Dark del 2000 quando ha chiesto all’amico Gianluca De Falco di realizzargli una Special.
“Four Wheels Move the Body - Two Wheels Move the Soul” una frase di cui si è abusato in questi anni e che comunque tanto piace a noi motociclisti, però è altrettanto vero che anche alcune quattro ruote possono far palpitare il cuore, soprattutto se sono quelle che hanno fatto la storia dell’automobilismo e dei rally.
Erano gli inizi degli anni ’80 e un giovane motociclista entrava in uno storico negozio Milanese per acquistare i suoi primi guanti “Seri” da moto.
Guanti in pelle sportivi simili a quelli usati nel mondiale 500, bianchi e azzurri, che facevano già sognare l’animo sportivo dell’improbabile pilota.
Linea classica, tecnologia moderna e un indiscutibile carisma. Il loro fascino è dato principalmente dal design senza età, ma anche guidarle è un piacere, perché sono facili. Merito della risposta al gas, pronta, e del tiro in basso, appagante.