Quanto è sfacciata questa Indian FTR1200S, in contrasto con il nostro modo di dire sul "fare l'indiano", questi indiani americani hanno ben capito che per sbarcare nel mondo delle naked suscitando clamore dovevano costruire una naked dalle linee fuori dagli schemi.
Una creatura esotica che strizza l’occhio alle naked più raffinate, ma che mantiene le radici ben salde nel terreno della frontiera americana.
La casa dell’indiano piumato, tornata ai grandi fasti da quando è entrata a far parte del gruppo Polaris, sta sfornando davvero grandi motociclette, a partire dalle poderose cruiser nate per solcare le mostruose highway americane, ma che offrono anche a casa nostra un confort di viaggio davvero invidiabile, un connubio tra passato e futuro che trova un folto pubblico di ammiratori, ben visibile con il successo della nuova linea Challenger all’ultimo EICMA.
Dopo aver però attratto un folto pubblico alla ricerca del custom americano con la Scout, soprattutto in versione Bobber, Indian Motorcycles ha deciso di sbarcare in un segmento molto ampio e combattuto, dove europei e giapponei se le suonano di santa ragione, quello delle naked, o meglio quello delle naked muscolose. Non era ovviamente possibile per la casa americana entrare in questo prezioso settore senza un po’ di originalità, senza distinguersi dal resto della produzione, se le case americane ci hanno insegnato qualcosa è che tra noi e loro c’è un oceano di diversità nel concepire le cose che ci divide. Indian ha così attinto alla specialità che la vede dominare in America da molte stagioni, le gare di flat-trak. Questa FTR1200 vuole proprio essere una rivisitazione delle moto che gareggiano nel flat-track, un design ispirato alle gare sulla polvere, portato sulle strade di tutti i giorni per diventare una moto appariscente.
E in effetti la FTR1200S non passa inosservata, una settimana con lei tra le strade del mondo, tra lavoro e uscite fuoriporta, per godere della soddisfazione che ogni motociclista cerca, che sia al semaforo o al bar qualcuno squadra la tua moto da cima a fondo, una smorfia e un cenno della testa, e sai di aver fatto centro! Sarà successo? Tre o quattro volte con questa Indian, forse una delle più ammirate per le strade Milano, con le sue forme anomale, il marchio ben in vista, quell’aspetto modern-retrò che non sembra fatto per passare mai di moda.
UN BICILINDRICO VERO
Parliamo di una muscle bike a tutti gli effetti, parliamo di un grosso bicilindrico da 1203cc, anche se la cavalleria non è spaventosa, 120cv a 8250 giri, una potenza ottima, grassa per qualsiasi soddisfazione, ma non strabordante, ben regolata dall’elettronica formata da una settaggio su tre livelli di mappatura, pioggia, standard e sport, un traction control regolabile e un ABS cornering. Questo connubio crea un mix perfetto per ogni stile di motociclista, contando che il motorone Indian è pacifico fino intorno ai 3000 giri, quindi gestibile da chiunque, per poi con una manata di gas dar vita ad una corsa folle in avanti minacciando di alzare la testa. I cavalli ci sono, e gli pneumatici hanno il loro bel da fare a tenerli a bada questi puledri delle praterie americane.
Il look come è detto è particolare, diverso da qualsiasi altro, nato per creare una naked diversa dai vari filoni di mercato, con grande attenzioni ai particolari meccanici che diventano parte dell’estetica e a cappello quel piccolo serbatoio dove resta evidente il marchio Indian. Un mix di alternanze tra componentistica apprezzata dai motociclisti e una vena esotica di un mondo in Europa poco conosciuto, che ha fatto voltare parecchi motociclisti ai semafori. Un piccolo capolavoro il faro a led anteriore, le case ormai giocano a renderli più originali e personali possibili, su questo resta ben evidente la cornice interna con la scritta Indian illuminata.
La moto a vista appare corta, snella, gli pneumatici Dunlop scolpiti ricordano il mondo del flat-track, ma la moto è nata per stare sulla strada, i suoi 225Kg vista la cubatura la tengono al passo con la concorrenza. Il suono dello scarico è bello e gutturale, il borbottio rauco in rilascio è appagante ma non maleducato.
La ciclistica è di ottimo livello, la moto è dotata di un telatio a traliccio che ingabbia il bicilindrico a V di 60 gradi, il forcellone posteriore ne riprende il disegno facendola apparire una creatura tutta nervi. All’anteriore troviamo una forcella a steli rovesciati e un bel mono bene in vista sul lato destro, che sulla versione S sono completamente regolabili. Le pinze anteriori sono delle Brembo ad attacco radiale con dischi da 320mm. Il risultato di questo connubio è una moto reattiva, con una impostazione che riprende dal flat-track la posizione molto avanzata verso il manubrio, a sua volta largo, una sensazione di totale controllo supportato anche dall’ottimo comportamento delle sospensioni, capaci di neutralizzare le asperità dell’asfalto senza perdere reattività già con le impostazioni di fabbrica.
TECNOLOGIA ALL'ULTIMA MODA
La strumentazione della FTR è davvero di grande impatto, un vero e proprio dashboard touchscreen dalla grafica molto chiara e leggibile, in fase di marcia due possibili configurazione presentano i dati in maniera ordinata leggibile al primo sguardo. Utilizzando il comando posto sul blocchetto di sinistra si ha accesso a tutte le funzionalità, che comprendono oltre alla regolazione del traction control e della mappatura del motore, anche la possibilità di collegare il telefono, di gestire la musica e qualche altra diavoleria. Lo stesso comando sul blocchetto di sinistra permette anche il settaggio del cruise control, che forse per una mangia curve come questa farebbe esclamare “a che diavolo dovrebbe servire”, ma per i lunghi spostamenti è sempre un buon supporto.
Come è andata. E’ stata una settimana lunga e calda, dove la FTR mi ha accompagnato al lavoro, per una gita fuori porta, per qualche scatto fotografico, e in giro per la Milano da bere. Il bicilindrico è sempre un motore appagante, in questa versione ben cubata riesce ad essere adatto in ogni occasione, cambio senza impuntamenti, frizione a filo che non stanca nemmeno nelle numerose cambiate in città, posizione davvero comoda. Tra le curve ha danzato come una ballerina, e quando c’è stato bisogno di dare del gas, è bastata già la mappatura standard per dare grasse soddisfazioni. Sui tratti guidati veloci si è comportata in modo neutro, la posizione molto avanzata regala un controllo e una maneggevolezza nei cambi di traiettoria davvero ottimi. Una compagna davvero buona per tutto, lavoro, divertimento, un bel set di curve, una manata di gas strappa braccia, tutto, e con un look davvero unico.
Troviamogli un paio di difetti, altrimenti qualcuno potrebbe pensare che siamo in uno spot. Con più di 30 gradi in città da semaforo a semaforo il cilindro posteriore restituisce un po’ di calore, il secondo… beh non mi viene in mente. Faccende di poco conto che ci fanno promuovere a pieni voti questa Indian FTR1200S, non fosse altro per qualità con cui è costruita e per i bei fregi Indian impressi anche sul motore.
In più questo è il periodo migliore, sul sito Indian Motorcycles sono presenti alcuni pacchetti promozionali, sconti che vanno da 1000€ a 2000€ a seconda della versione acquistata, spendibili in accessori e abbigliamento Indian Motorcycles. Dopotutto è una moto americana, sarà già particolare così, ma è nata per essere personalizzata.
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Prezzo a partire da 14.990€
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Abbigliamento per questo test: Casco Valiant, guanti Spark e giacca Nevada LS2
Foto di Fabio Baratti
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