Premesso che, ma ormai lo sapete, difficilmente son quello che parte da solo per un giro in moto.
Forse le uniche esclusioni sono le fughe veloci da astinenza da borbottio dello scarico, quelle che improvvisamente costringono a scendere nel box e partire, non si sa bene per dove, l’importante è guidare per un paio d’ore lasciando correre le ruote e i pensieri, ma questa è un’altra storia.
Parlo di giri in moto organizzate con calma, per tempo, con meta e programmi ben precisi, ecco lì mi trovo spiazzato, ho bisogno di almeno un complice con cui condividere la strada, qualcuno che mi dia sicurezza, tranquillità e compagnia, magari selezionando tra i pazienti amici e conoscenti quelli che meglio si adattano alla mia guida, modo di viaggiare, insomma gli amici veri, quelli che spesso conosci da tempo.
Ma non sempre è così, qualche volta sei costretto a partire da solo, o meglio sei invitato al tale evento, a quel particolare tour, e quindi sei costretto a forzarti e puntare sul fatto che qualcuno troverai ben in grado di sopportarti.
Se negli eventi su strada la cosa può essere semplice, meno preoccupante ecco che quando l’asfalto finisce e magari la strada si trasforma in una traccia da seguire, l’esigenza di un complice diventa per me imprescindibile.
Sarà per la coscienza delle poche capacità in fuoristrada, sarà che ammetto di essere tendenzialmente un cagasotto per quanto riguarda le cose nuove che non conosco, sarà che comunque mi piace la compagnia.
Ecco che fin dalla prima esperienza in off-road, da vero neofita, il primo pensiero è stato quello di trovare qualcuno con cui dividere il percorso e le eventuali difficoltà.
Caratteristiche principali la pazienza, quella di rinunciare a correre davvero, quella che fa trasformare l’esperienza in un evento di turismo e di piacere di guida, insomma qualcuno che non abbia velleità agonistiche e/o prestazionali che preferisca qualche sosta in più, magari fotografica, alla smanettata tutta di traverso o in monoruota.
L’ultima possibilità è quella di selezionare subito l’addetto “Scopa” dell’evento che a quel punto si troverà con una involontaria compagnia fino alla fine di ogni tappa.
Ormai dopo qualche esperienza di enduro e/o adventouring e Rally, insomma quegli eventi che ci portano in posti sperduti della nostra bella Italia mio son reso conto ancora di più quando possa essere importante la compagnia.
Già, perché non succede mai niente, tanto abbiamo il cellulare, spesso c’è pure il “traker”, poi cosa vorrai mai che accada? Nulla, spesso è davvero così, ma l’imprevisto, una banale caduta cove anche solo l’aiuto a sollevare la moto può far comodo, il piccolo guasto, la foratura, insomma quella sicurezza di poter contare su qualcuno dove di solito difficilmente c’è o transita qualcuno.
Quel punto difficile che ti blocca e la certezza di poter contare sull’aiuto, anche solo morale a volte, ti spinge ad osare, a provarci, così da scoprire che in fondo non era impossibile, ma che senza quella piccola molla avresti magari rinunciato. Essere in due a decifrare quella traccia, scegliere il sentiero giusto in quella districata foresta, insomma non sentirsi soli.
Poi vuoi mettere condividere quel panorama quando arrivi in cima alla montagna, quelle colline che si stendono con quella striscia marrone che le percorre e che sarà il tuo parco giochi per qualche chilometro.
Non so se vi ho convinto, non era mia intenzione, ma per quanto mi riguarda andare in moto in due, o più (Ma senza esagerare con il numero), è molto meglio, più divertente e in fuoristrada una garanzia di sicurezza in più, qualunque sia il livello di capacità.
Finora mi è andata bene, ho sempre trovato ottimi compagni di avventure, sperando in una cosa reciproca, speriamo di riuscirci anche in futuro…altrimenti povera “Scopa” !!!
Ph. Fotografica Sestriere