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- Scritto da Flap
Così nello spazio c’è il buco nero! Lo sapevamo da tempo però ora ci hanno mostrato una bella fotografia che lo ritrae.
Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo…ma soprattutto con che mezzo!
Così nello spazio c’è il buco nero! Lo sapevamo da tempo però ora ci hanno mostrato una bella fotografia che lo ritrae.
Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo…ma soprattutto con che mezzo!
Le chiamavo così trent’anni fa quando scappavo da casa e dai lavori domestici con il consenso non sempre felice della moglie.
Avevano lo stesso sapore quando la figlia piccola giustamente pretendeva il suo tempo e queste diventavano le piccole fughe che il motociclista che è in me pretendeva.
La moto scorre leggera lungo le curve che salgono al Sacro Monte di Varese, una danza morbida fluida, precisa.
Non eccessivamente veloce, ma tremendamente efficace, tanto che la mia ruota davanti si allontana sempre di più dalla ruota posteriore di Marco fino a perderla definitivamente di vista.
Cinquanta, un numero come tanti, eppure unico come del resto ogni numero.
Le sfumature di grigio, di nero e di rosso del resto erano cinquanta, sfumature che si perdono nella realtà di ognuno di noi con le proprie fantasie, non necessariamente erotiche.
Percorro la strada che porta verso il Lago Maggiore, non c’è traffico e la calda giornata invita ad uscire, così è anche per gli amici allegri pedalatori.
Ne incontro e supero molti in solitaria, a coppie e a piccoli gruppi non disturbano qualcuno è in doppia fila ma appena si accorge del sopraggiungere di una veicolo si accoda al compagno velocemente, mi sembra di sognare, persino un nutrito gruppo di ciclisti di una squadra locale in perfetta fila indiana veloce e precisa.
Il titolo sembra polemico, rivolto a qualche tipo di motociclista stupido, ma ahimè per voi è solo un titolo affettuoso. Dopo tanti anni mi ritrovo ancora sulla strada, sotto al culo la solita vecchia compagna che ancora sopporta la mia dubbia capacità motociclistica, ma forse si è abituata, almeno così mi consolo.
Il Capitano, così scherzosamente sono stato definito da tutto il motogruppo viaggiante nel recente viaggio in Nuova Zelanda; proprio io che non ho ne meriti militari né tanto meno di Marina.