Categoria: Le nostre prove

Massì, tiri fuori un nuovo progetto, cambi due particolari ed ecco che ottieni due moto…sono proprio bravi quelli del Marketing BMW.

Pensiero, sbagliato, sbagliatissimo, che lo ammetto per un attimo ha sfiorato anche me prima di vedere le moto dal vivo. Ero al Motorcycle Live di Birmingham (link qui) quando BMW ha alzato i velli “sulle” R12 e in quel momento, mi sono reso conto che la R12 e la R12 nineT possono avere si qualche punto in comune, ma hanno un anima completamente diversa. E questo concetto mi è stato confermato ancora di più durante la presentazione stampa che si è tenuta nelle Marche qualche giorno fa. E non solo a parole durante la conferenza stampa, ma si è ulteriormente e decisamente chiarito salendo in sella.

STESSO CUORE, SPIRITO DIVERSO

Facciamo un po’ di chiarezza. Le due moto condividono lo stesso cuore, composto dal nuovo telaio completamente rivisto e dal motore boxer 1200 raffreddato aria liquido tanto apprezzato dagli amanti del marchio e che origina dal propulsore della HP2 Sport. Correva l’anno 2007 ma questo propulsore dice tranquillamente “eh già, sono ancora qua”, con il suo piglio deciso, negli anni è cresciuto in potenza adattandosi alle più moderne e stringenti normative antinquinamento.  La particolare erogazione d questo boxer, si adatta benissimo alle R12 anche se declinato in due diversi valori di coppia e potenza.



Se quindi “gli elementi portanti” del progetto R12 sono motore e telaio e lo sono anche letteralmente parlando, tutto il resto viaggia su binari diversi anche se paralleli. Ed è qui che si parla di spirito: Spirit of NineT per l’omonima R12 nineT e Spirits of Easy per la R12. La prima incarna perfettamente il concetto di Roadster introdotto da Bmw con la prima NineT nel 2013, la R12 si presenta come una cruiser comoda e facile, ma dal carattere ben definito. Prima ancora di salire a bordo basta guardarle li, ferme nel parcheggio per capire che le vocazioni sono diverse. Più “carica” in avanti la nineT, doppia ruota da 17”, design definito da una sorta di “retta” che unendo tegolino posteriore, sella e serbatoio punta in avanti quasi ad “aggredire” la strada.  La R12 si presenta con una particolare accostamento tra la ruota anteriore da 19” e quella posteriore da 16, che donano alla moto una linea ed un assetto più orizzontali come si addice ad una cruiser di razza.

STESSO MOTORE, POTENZA ED EROGAIZONE DIVERSE

Come abbiamo già detto il motore boxer da 1170 cc (ma conosciuto come “milledue”) è lo stesso, ma esprime diversi valori di potenza e coppia: 109 cv a 7.000 giri per la NineT contro i 95 cv a 6.500 giri per la R12. Il valore di coppia massima si trova poco sotto il regime di potenza, ovvero 115Nm a 6.500 giri per la NineT e 110Nm a 6.000 giri per la R12.  La scelta di BMW è chiara e netta anche in questo caso. La R12 deve regalare una sensazione di guida più “easy” appunto, mentre la NineT è rivolta a chi vuole guidare con un po’ più di brio tra le curve siano esse di montagna o di una tranquilla strada tra le campagne. Questo non vuol dire che la R12 sia poco entusiasmante, anzi l’esatto contrario, ma è proprio il concetto che sta alla base dei due progetti che assume volutamente caratteri diversi

TRADIZIONE ED INNOVAZIONE

Inutile negarlo, il richiamo alle linee classiche, al Design del motociclismo di altri tempi è davvero forte, ma d’altra parte lo è sempre stato nella famiglia NineT. E non a caso si parla di “famiglia” perché la roadster bavarese fu declinata in diversi modelli: Racer, Scrambler, Urban GS etc. Anche se alcuni modelli resteranno a listino, questa serie è giunta alla fine del suo naturale ciclo di vita, e lascerà spazio alla R 12 NineT. Linee classiche dicevamo, grande propensione alla customizzazione, anche estrema, ma senza dimenticare l’innovazione. A partire dal telaio, completamente nuovo in tubolari d’acciaio. Contrariamente alla vecchia serie non ci sono più un telaio principale anteriore e uno principale posteriore; si riduce così la necessità di fissaggi richiesti nella serie precedente a tutto vantaggio del peso finale della moto. Il telaietto secondario posteriore è imbullonato al principale. Nuovo anche l’airbox che è completamente integrato sotto la sella.

Bello lo scarico a doppio cono rovesciato, che incarna l’ulteriore richiamo al periodo del motociclismo classico (ammesso che si possa dire così). I richiami al classico continuano con le strumentazioni di bordo. Doppia strumentazione analogica circolare per la NineT (optional una strumentazione orizzontale minimal) mentre la R12 di serie presenta solo il tachimetro sempre di forma semicircolare, mentre il contagiri è optional. Naturalmente quando si parla di “analogico” ci si riferisce al mero aspetto poiché è ovviamente tutto estremamente “digitale” ed elettronico. Rimane senza risposta il perché la R12 non venga fornita di serie col contagiri, ma la risposta si può ricercare nella vocazione alla guida rilassata della moto…ovvero se voglio godermi le scampagnate cosa mi serve sapere a che regime sto viaggiando? In effetti potrebbe essere e una buona teoria.

 

IN SELLA: CHE DIFFERENZA!

Si ok, tutto chiaro, tutto bello, tutto spiegabile…sulla carta. Ma in sella? Sono davvero così differenti? Non vorrei usare termini sbagliati, ma per il mio stile di guida sono decisamente differenti. Il mio test è iniziato a bordo della NineT per poi passare nella seconda metà del percorso (egualmente concepito per kilometraggio e quantità di curve) in sella alla R12.
Ho sempre adorato anche la vecchia nineT, di conseguenza forse sono partito un po’ “bendisposto”, ma…accidenti questa nuova R12 nineT il suo lavoro lo fa dannatamente bene. Spinta vigorosa, bella coppia ti fa danzare tra le curve senza esitazione; non serve esagerare con la manopola del gas, il 1200 spinge forte e in uscita di curva è una goduria assoluta, proiettandoti verso la svolta successiva  con piglio deciso. Non per niente la Roadster è dotata di 3 riding mode Dynamic (il mio preferito), Road e Rain. Coinvolgente il sound di scarico (ma Bmw è famosa per questo) nonostante tutte le restrizioni pseudo-legislative imposte dalla normativa. Come da previsione il corpo del pilota è più vicino al manubrio e la triangolazione di questo con sella e fa si che la seduta si più orientata verso l’anteriore della moto.



Dopo il coffee-break si cambia registro e saliamo in sella alla R12…primi metri di disorientamento, in primis perché andavo a cercare le pedane indietro dove pensavo fossero e invece (e ovviamente) non sono li, ma in posizione più avanzata come si addice ad una vera cruiser. Manubrio largo, più lontano dal busto del pilota, posizione in sella più “seduta”. Scendendo dalla nineT, il primo inserimento in curva della R12 è stato quanto meno strano, come è ovvio che fosse visto l’assetto completamente diverso e la “ruotona” da 19” all’anteriore. Insomma inserire la cruiser come avrei fatto con la roadster senza pensarci forse non è una grande idea. Che poi pochi minuti dopo mi era chiarissimo il comportamento dinamico della R12, tanto che è parso altrettanto chiaro il concetto di “spirit of easy” tanto decantato. Prese le misure dell’ingresso in curva far strisciare le pedane non è molto difficile, anche se la R12 nasce per fare un altro lavoro. Ed in effetti, spento nel cervello lo “Spirit of NineT” e acceso il relax mode la R12 si fa guidare in maniere facile, con una seduta comoda e assorbendo abbastanza le asperità dell’asfalto aimè non sempre perfetto.  Solo due mappe motore disponibili Rock e Roll (come sulla R18 - Link). La mappa Roll è proprio la più morbida per viaggiare in assoluto relax, mentre nella Rock oltre ad avere più prontezza viene introdotto un minimo volutamente “zoppicante” per caratterizzare ancora di più la cruiser.

COLORAZIONI, OPTIONAL E ALTRE PARTICOLARITA’

Prendi nota: la R12 di serie esce monoposto, con sella passeggero optional, mentre la le NineT esce biposto con la possibilità di farla diventare mono; insomma mischiamo un po’ le carte. Come detto la strumentazione è doppia per la NineT e singola per la R12 dove il contagiri è optional. Gli strumenti semicircolari possono essere sostituiti da una strumentazione orizzontale completamente digitale davvero minimal che libera ancora di più il design della parte anteriore.
Entrambe le moto sono dotate di Usb-c e presa 12V, cosi come di sistema Key-less. I proiettori a led sono di serie, mentre gli Headlight pro adattativi sono optional.

Le R12 e NineT si prestano tantissimo alla customizzazione e personalizzazione, anche quelle davvero estreme. Bmw stessa mette a disposizione tutta una serie di accessori after-market, ma non mancherano offerte anche di altri produttori. L’optional che personalmente apprezzo tantissimo sia su una che sull’altra è il “famoso” 719. Che si può declinare nel semplice abbellimento della moto con particolari davvero sfiziosi (leve, coperchi valvole pedane etc.) oppure scegliere una colorazione dedicata
Insomma con un portafoglio bello ampio e un po’ di fantasia ci possiamo cucire addosso una moto (anzi due) davvero speciali.


E parlando di prezzi anche qui la differenza è sostanziale:  si parte da 18.950,00 euro per la R12 NineT ove il prezzo è chiavi in mano, compreso il primo tagliando, 4 anni di garanzia e 5 anni di mobile care. Alle stesse condizioni la R12 viene proposta a 15.900,00. Prezzi di partenza naturalmente perché farsi prendere la mano da tutti i vari accessori è un optional.

Tutte belle le colorazioni ma la mia scelta ricade sulla 719 alluminio per la NineT e sulla 719 Torio per la R12. Non a caso mi vedrete in sella in questo servizio alle moto con queste colorazioni

 

IL PARALLELO CON LA CUCINA: TRADIZIONE E INNOVAZIONE

Credo che questo bel parallelismo vada citato. Il test ride ha avuto come location il ristorante Andreina (link) di Loreto (An). Dopo la conferenza stampa lo chef Errico Recanati ci ha accompagnato alla scoperta della sua cucina che è un mix di tradizione e innovazione appunto. La brace è colonna portante di sapori e profumi, continuando nella tradizione di sua nonna Andreina, ma con quel tocco moderno che fa si che dal focolare e dalla cucina escano sapori davvero unici e coinvolgenti. Non ho un palato così fine e raffinato, ma credo che questo ristorante debba essere tappa obbligata per gli amanti della grande cucina italiana che poggia le sue basi nella tradizione.
Possiamo dire lo stesso delle due moto provate? Possiamo dire il design poggia le basi nella tradizione, sviluppando poi tutto nell’innovazione e nella modernità??? Assolutamente si!

 

Abbigliamento del Test: Giacca Clover Blackstone – Casco Ls2 Advant X CarbonPantaloni Pmj – Scarponcini TCX

 

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