ROUTE DES GRANDES ALPES - Unisci i puntini!
Ogni motociclista si disegna, letteralmente, nell’immaginario il suo “luogo ideale”, dove condurre il suo ferro a 2 ruote un motore. Non importa se il suddetto attrezzo sia d’epoca, stagionato o di ultimissimo modello, il godimento sta nello starci sopra. I luoghi mitici sono nella letteratura collettiva, a volte sopravalutati, a volte fuori bersaglio. Su tutti Capo Nord, I Pirenei, il Ring of Kerry per non parlare dell’ultima arrivata in fatto di mode: la Transfagarasan.
A volte però trascuriamo che al di là della meta, il gusto vero sta nel viaggiare e deve averlo pensato anche il soggetto che ha “ideato” un nome, una traccia rossa sulla cartina che porta il nome di Route des Grandes Alpes. Un percorso “unico” che racchiude lo splendore delle strade Francesi, ad un passo dai confini italiani e che permette di godersi curve, panorami, asfalto quasi sempre perfetto in un mix quasi commovente.
IL PERCORSO E LE TEMPISTICHE
Il tracciato si snoda da Sud a Nord, o viceversa a seconda del vostro luogo di partenza; in fondo a questo articolo vi metteremo l’elenco dei punti toccati dal nostro tour, ma di base la “Route” collega Mentone a Sud con Thonon-les-bains a nord. Quasi 700 km di “fottutissimo” motociclismo di alto livello. Abbiamo registrato una velocità media (comprese soste foto, video, creazione contenuti) tra i 40 e 50 orari, quindi un motocilista sano di mente che volesse godersi il viaggio con qualche altra divagazione metterebbe in preventivo 3 o 4 giorni di viaggio da spendere tra le due località agli estremi.
Noi che tanto a posto non siamo l’abbiamo fatta in 2 giorni, partenza e arrivo a Milano compresi. Si può fare? Si! Dopo ti senti a pezzi? Si! Ti godi ogni singolo metro del viaggio??? Mmm forse no, ma il tempo che avevamo a disposizione era quello. Poi con voglia di alzarsi prima dell’alba e senza soffermarsi troppo in soste pranzo-merenda-sigaretta-pipi-birretta-contemplazione della propria moto, etc…qualcosa in termini di tempo la si guadagna.
LA PIANIFICAZIONE DEL PERCORSO
La pianificazione di per se non è affatto complicata, ci sono tantissimi articoli (questo compreso) che ti forniscono la lista della spesa dei “waypoint” da toccare, ma possiamo assicurare che il navigatore GPS potrebbe essere superfluo visto le chiare indicazioni stradali d’oltralpe; inoltre essendo la Route des Grand Alpes un itinerario degno di nota è segnalata molto spesso con cartelli marroni impossibili da non vedere e speso prima di diramazioni complesse vi è il suggerimento su che direzione seguire (Route des grand Alpes suivre…..)
Quello che è certo, ma quasi scontato, è che viste le altezze che si toccano (il più alto il Col de l’Iseran con i suoi 2770 metri slm) è un itinerario da fare nella stagione estiva. Chiaro che la magia di percorrere alcuni passi appena dopo l’apertura o appena prima della chiusura con neve fresca (o quasi) ai lati può rivelarsi irresistibile, ma il rischio di incappare in mal tempo o peggio trovarsi chiusure improvvise è davvero alto.
IL VIAGGIO
Abbiamo deciso di percorre la Route da Sud a Nord, escludendo già a priori e per motivi logistici la tappa finale a Thonon-Les-Bains. Volendo fare il tutto in due giorni siamo partiti prima dell’alba da Milano e dopo un noiosissimo trasferimento autostradale abbiamo “doppiato” Mentone e abbiamo iniziato il viaggio verso dal Col de Castillon, “solo” 700 metri ma un aperitivo davvero gustoso prima del Col de Turini, senza dimenticare l’attraversamento di Sospel che da sola meriterebbe una sosta caffè o pranzo. Il Turini, come altri colli, è stato protagonista (per la quinta volta) al Tour de France 2024, quindi l’asfalto rifatto di fresco era perfetto. Il tracciato è molto tortuoso e tecnico, ma paesaggisticamente è meno significativo di altri.
Tutto da guidare il successivo Col de Saint Martin ci era sconosciuto. Il passo posto a 1500 metri mette in comunicazione la Vallee de la Vesubie con quella della Tinee. I paesaggi qui diventano spettacolari anche perché si entra nel famosissimo e bellissimo Parc National de Mercantur. Peccato che i segni e le ferite delle recenti alluvioni siano ben evidenti con case distrutte e strade compromesse. Senza farci prendere troppo dalla malinconia puntiamo dritti al Col de la Couiolle; altra vetta mitica per ciclisti come si evince dalla scultura posta alla sommità del colle a 1678 metri. I paesaggi sono notevoli e non siamo i soli a dirlo, basta leggere un po’ qua e un po’ la per riconoscerne l’alto valore paesaggistico di questo colle nel Sud francese.
Dopo un pranzo e un minino di riposo affrontiamo una deviazione che dal punto di vista dei panorami è assolutamente imperdibile, ovvero il Col de Champs. Se state seguendo la rotta, come noi, della Route des Grand Alpes, il Champs vi obbligherà ad una deviazione “andata e ritorno”, ma fidatevi ne vale veramente la pena e vi porterà via poco più di un’ora rispetto all’itinerario principe.
Il Successivo Col de la Cayolle spacca il muro dei 2300 metri, per la precisione 2326 metri sul livello del mare, piacevolmente fresco ricco di curve tecniche ma mai esasperate vi trarrà in tentazione con verdi prati e viste uniche. A voi la scelta se cedere alla tentazione e sdraiarsi sull’erba oppure continuare verso “l’eroe” il gigante, la “vetta più altra” del viaggio, sua maestà “L’Izoard”.
Piano però prima si deve passare dal sempre piacevole Col de Vars, ma il Col de l’Izoard è da sempre uno dei nostri preferiti, e arrivandovi sa sud si passa subito per quel tratto brullo, ma tremendamente affasciante che trasmette quella sensazione di paesaggio “lunare” posto che noi sulla luna non ci siamo mai stati. Il primo giorno lo chiudiamo idealmente li, alle 19.00 di sera, con un aria pungente che sale veloce, il colle deserto e con un paraglider che atterra a pochi passi da noi nell’assoluto silenzio.
Troviamo al volo da dormire vicino a Briancon, ma sull’alloggio meglio chiudere un occhio.
Parlando sempre di passi amati, il Galibier occupa i primi posti del podio. Ecco immaginate di arrivare alla sommità a 2.642 metri alle prime luci dell’alba, solo noi, le nostre moto…e un freddo fottuto, 5 gradi al 22 agosto, così tanto per ricordarci che con le vette non si scherza. Per fortuna eravamo abbastanza equipaggiati con giacche versatili, ma ad un certo punto solo per fare le foto avevamo le mani congelate. Le nubi di “condensa mattutina” che si stagliano sull’arancio dell’alba però…sono un toccasana per gli animi tribolati ed irrequieti come i nostri. Altra tappa praticamente obbligata sono Valloire e il Colle du Telegraphe un belle mille metri più in basso del Galibier, con un aria fortunatamente più tiepida.
La strada normale per Modane è interrotta, quindi dobbiamo per forza percorrere un tratto di Autostrada, ma la Val Cenis e il Colle de l’Iseran ci tolgono subito la ruggine di dosso. Si sale di nuovo vertiginosamente, tanto da scorgere un bel ghiacciaio, le temperature restano basse ma sicuramente sopportabili, anzi goderecce. Anche qui l’asfalto è perfetto, L’Iseran collega due valli che anrebbero esplorate con più calma, ovvero la valle de L’Arch e la Val d’Isere. Prima del 1937 era una mulattiera in terra battuta, ma poi è diventata la via di collegamento che tutti conosciamo, e naturalmente è stato teatro di molti Tour de France.
Anche il colle successivo il “Cormet de Roselend” (continuo ad ignorare il significato del termine cormet al posto di col ma fa niente) regala scorci stupendi, in particolare appena dopo il passo in direzione Beaufort, con la vista del lago che si apre con un “coup de theatre” notevole. Non dimenticatevi di fermarvi ad assaggiare il formaggio di Beaufort, o se come noi andate di fretta almeno comprate un panino da mettere nelle borse per “pascolare” poi in libertà su qualche prato.
Prati che troviamo in Abbondanza ad ornare gli ultimi due passi ovvero il Col des Aravis e il Col de la Colombiere. Entrambi frequentatissimi in agosto viste le splendide passeggiate che si possono fare, quindi occhi aperti ad auto, bici e pedoni vari.
Il viaggio termina al Col de Gets con una piccola delusione...ve ne parliamo poco sotto
IL CONSIGLIONE – PER CONCLUDERE
Come detto all’inizio avevamo stralciato l’arrivo ufficiale a Thonon – les- bains, fermandoci alla penultima tappa, ovvero il Col de Gets…che colle non è. Mi spiego meglio, Gets è una simpatica e ridente cittadina, ove si svalica da una valle all’altra ma non c’è il passo vero e proprio, inteso come cartello per la foto di rito…o almeno noi dopo un girovagare abbastanza confuso non lo abbiamo trovato. Il consiglione è quindi di “stoppare” (venendo da sud) il giro alla Colombiere. Considerato poi il traffico dell’alta stagione direi che l’arrivo ideale è il Cormet de Roselend, anche perché se fai dietro front, l’ingresso in Italia dal (bellissimo) passo del Piccolo San Bernardo è più o meno lì dietro l’angolo.
Detto questo…sono stati due giorni intendi…bellissimi e con panorami da cartolina. Se potete prendetevi un giorno in più o magari anche due e fate qualche deviazione (Bonette?) non ve ne pentierete!
ABBIAMO UTILIZZATO
Fagna: Moto Royal Enfield Himalayan 450 – Casco Caberg Levo X – Giacca Clover Crossover – Jeans PMJ – Scarpe TCX – Guanti Clover – Occhiali Emblema – Interfono Sena 10C evo
Flap: Moto Triumph Scrambler 1200X – Casco Caberg Duke Evo – Giacca Clover Ventouring-3 WP – Jeans PMJ Deux – Scarpe Stylmartin Arizona – Guanti Clover Airtouch-2 – Occhiali Emblema A Tom Vista/sole – Interfono Sena 10C
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