Alla fine ha ragione lui, il tedesco in giubbetto di pelle da paninaro, a cavallo della sua Harley che scattandosi un selfie verso valle ci spiega che lo Stelvio è il passo più famoso d’Europa. Mi rendo conto che la sua affermazione è discutibile, visto che ognuno avrà il suo parere in merito, ma è indiscutibile che lo Stelvio è così, o lo ami o lo odi ed è da qui che ne nasce la sua fama.
A dirla tutta se sei un motociclista che non ama i tornanti (però nel caso parliamone) l’ultimo tratto salendo da Bormio può trasformarsi per te in un inferno, contrapposto al paradiso di chi li raccorda spingendo il motore al limitatore.
UN GIRO BEN CONGEGNATO MA…
…ma il meteo ci ha messo lo zampino, e pensare che eravamo convinti che la fine di luglio fosse il periodo migliore. L’idea di base era farsi il passo Gavia, lo Stelvio senza però passare in Svizzera per non avere menate varie sul Covid, tornare giù verso Bormio, attaccare il Mortirolo e concludere con il San Marco. Eppure le nuvole minacciose e livide sopra al Gavia avrebbero dovuto farci capire che forse non era proprio la giornata propizia, ma l’ottimismo è stato supportato da un ottimo piatto di Pizzoccheri e “dolce della nonna” consumati ad orario “muratore” (le 12 spaccate ndr) per evitare il primo scroscio di pioggia. Guidare sul Gavia non richiede fretta, al contrario della concentrazione, che però è messa adura prova da alcuni passaggi su viste davvero degne di nota, fatto sta che pian piano abbiamo conquistato il passo, ma aimè sotto una bella pioggerella che ha rovinato il selfie-ricordo…che se ci pensi bene è proprio una cosa che è fondamentale e che fa innervosire; senza foto da postare sui miei gruppi facebook come faccio a generare invidia?
Ingoiato questo amarissimo rospo, per fortuna a Bormio il sole ha fatto capolino e con lui una sorta di “rapina” legalizzata, poiché per un errato calcolo sulla percorrenza abbiamo pagato il rifornimento di benzina in pepite d’oro visto che il prezzo superava gli 1.8 euro/litro. Non lo scrivo con rabbia, no no, mica sono contrariato dall’aver riempito il serbatoio della Suzuki e Ktm con una cifra pari a quella per il pieno di una Porche, lo dico solo perché facciate vostri conti. La salita allo Stelvio, dai la conosciamo, e quando la valle si apre sotto di noi vi sfido a dire che non è uno spettacolo vero, tanto che devi decidere se impegnarti in una guida aggressiva, ma pulita o guardare il paesaggio. Sapendo di poterlo fare sia in salita che in discesa, come Salomone abbiamo scelto il classico “un po’ e un po’”, tanto più che in cima, poco dopo l’incontro col tedesco di cui sopra, la temperatura era di 7°, l’asfalto era viscido per la pioggerella e la neve era li tranquilla a bordo strada; tutti fattori che direi sconsigliano vivamente di fare tanto i fenomeni.
…..MA…..
…il Mortirolo abbiamo dovuto saltarlo. Non per altro ma per puro buon senso, poiché si vedeva chiaramente che sopra uno dei passi più temuti della coppa Cobram…opps del giro d’Italia imperversava un temporale tanto brutto che in confronto quello incrociato poche ore prima pareva una piscina termale. Oh essere mototuristi a volte vuol dire fare anche delle rinunce. Ma per un passo che salti, secondo una logica ancestrale tutta nostra, uno ne devi aggiungere, e così in coda al Passo San Marco abbiamo attaccato anche il Culmine di San Pietro. Ma andiamo con ordine, visto che anche in cima al passo “di San Marco” indossavamo la nostra bella tuta impermeabile e tirava un aria che di estivo proprio non aveva nulla, ma ci siamo arrivati tanto tardi nel pomeriggio che la solitudine in cui eravamo immersi aveva qualcosa di magico, che tintinnava nel silenzio dei motori spenti per un attimo.
IL CULMINE DI SAN PIETRO
Si ma i posti strani li scovate tutti voi? Mah si è no, perché è un mix di costante esplorazione della nostra regione, la Lombardia, miscelata all’uso di strumenti davvero fighi come può essere la “Motomappa”. Ahhhh la moto mappa….cioè? beh è una cosa davvero spaziale cui dedicheremo uno o più articoli, ma se siete curiosi vi invitiamo a cliccare su questo link
Il Culmine non è famossimo…sicuramente non è facile da trovare/conoscere per chi non è della zona. La strada è stretta e a volte l’asfalto denuncia anni di poca manutenzione ma decisamente merita una passaggio, se non altro per il fatto che si passa dalla “bergamasca” al “lecchese” stando “in quota” e non infilandosi in statali e autostrade che alla lunga, inutile negarlo, logorano.
IL TEMPO, LA VOGLIA E LE MOTO
Tempo inteso come di percorrenza, non atmosferico; sicuramente è un giro che si può fare in giornata, a patto di convincersi che per goderne appieno si rientrerà un po’ tardi, forse anche a “buio” come si sul dire, avendo la voglia anche di affrontare tratti di trasferimento noiosi e trafficati, ma che hanno un peso relativo sull’esperienza di guida offerta dai passi che abbiamo citato e che abbiamo toccato in questo nostro mini-tour.
Certo siamo stati supportati e non poco dalle moto scelte per questo “viaggio”, ovvero la Suzuki V-Strom 1050 XT (che vi racconteremo a breve) e la KTM 1290 Super Duke GT che invece vi abbiamo già raccontato qui (click)
Due moto dal cuore bicilindrico con vocazioni decisamente diverse, dove la KTM dispensa cavalli a manate la V-Strom si fa apprezzare per una guida meno d’attacco e più paciosa; per entrambe un’ottima capacità di carico e spazio anche per il passeggero, pronte a soddisfare quella voglia di macinare km che mai come nell’ultimo anno abbiamo sentito così impellente.
ABBIGLIAMENTO DEL VIAGGIO:
Fagna: Giacca Clover GTS-4, Pantaloni Clover, casco Nolan N-90, Guanti Clover, Stivali TCX
Flap: Giacca Clover Ventouring-3 - Pantaloni Clover Ventouring-3 - Casco X-Lite X-1005 Ultra Carbon - Guanti Clover airtouch - Stivali TCX - Occhiali Emblema
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