DUCATI MULTISTRADA V4S
Categoria: Le nostre prove

Spesso ci chiedono quali siano le condizioni ideali per testare una moto. Quanto tempo serve stare in sella, quanti km fare, che strade percorrere. Faccio sempre fatica a rispondere perché la risposta univoca non c’è; nel caso della Ducati Multistrada V4s però si sono verificate le condizioni PERFETTE non semplicemente ideali.

Quattro giorni in sella, sulle strade della Sardegna per percorrere più di 1.000 km. Il 20.000 pieghe a cui abbiamo partecipato e raccontato sulle nostre pagine (20.000 pieghe click qui) il modo migliore per raccontarvi la V4s.

ducari multistrada

MOTORE V4 – PUNTO DI ROTTURA

Se avete seguito un po’ le varie discussioni sul web (troppo spesso chiacchere da bar), ma se ancora meglio come me siete Ducatisti di vecchia data, appare lampante come la concezione del V4 si un enorme punto di rottura nella tradizione Ducati. Da un lato la ducati stessa che evolve verso il futuro tenendo ben poggiati i piedi nella sua storia legata alla sportività dei suoi modelli. Dall’altro lato lo zoccolo duro dei ducatisti più integralisti che vedono nell’abbandono del desmo (ma che abbandono poi?) una sorta di sacrilegio, di bestemmia di gesto assolutamente incompreso e che difficilmente potrà essere compreso in futuro.

multistrda V4

Non sta a me giudicare in questa sede chi abbia ragione, ma una casa motociclistica o motoristica in genere deve evolvere e progredire e sperimentare altrimenti si finisce come nella vecchia storia della rana nella pentola di acqua calda. La conoscete no? Tornando al V4 si “vocifera” che sia il punto di discontinuità più forte nella storia di Borgo Panigale, ma troppo spesso queste chiacchere si fanno a priori senza aver toccato con mano. Se ci aggiungiamo che adesso il nuovo propulsore a V viene montato sulla Multistrada, icona del turismo sportivo bolognese, ecco che le discussioni, anatemi e chiacchere da bar non avranno mai fine.

multistrda v4s

MULTISTRADA V4S – DAVVERO IMPONENTE

O meglio questa è l’impressione che ho avuto non appena la moto è arrivata in redazione.  Le forme sono tutt’altro che contenute, con un “serbatoione” da 22 litri, a chiarire subito la sua anima da turista, e l’altezza date terra non indifferente, tanto che dal mio metro e settanta tocco con le punte. Devo confessare anche una certa malignità iniziale nel definirla, al telefono con un amico storico possessore di Ducati, un po’ “sgraziata” per via delle forme così pronunciate; tale giudizio frettoloso e lapidario ho dovuto pian piani rimangiarmelo man mano che me la trovavo davanti alla mattina nel garage pronti per nuove avventure. Tanto è stata la mia marcia indietro sul giudizio estetico che l’amico suddetto mi ha bonariamente accusato di “paraculismo” nei confronti di Ducati. Proprio io che guido da 20 anni una ST2 che di bello, diciamocelo, non ha molto.

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Tornando al primo contatto, con il serbatoio pieno stiamo parlando di un mezzo che ferma la bilancia a 243 kg in ordine di marcia. Dato che letto sulla carta fa sembrare la Multi un bel “pezzo di piombo”. Fughiamo subito questo dubbio, poiché ingranata la prima, il presunto elefante si rivela una bella farfalla. Tanto che la smania di portarla subito tra le curve si fa sentire come la sete d’estate quella che chiama al volo una bella bibita ghiacciata con la patina fresca sul bicchiere. Nelle prime accelerazioni la corsa dell’acceleratore sembra lunghissima, e i 170 cv promessi tardano ad arrivare.  Le mie famose rughe sulla fronte si fanno ancora più evidenti da tanto la aggrotto dentro il casco senza vedere la soluzione più facile: è inserita la mappa urban…

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LA TRASFERTA AUTOSTRADALE E IL RADAR

All’inizio l’ho scritto. Siamo andati in Sardegna. Da Milano a Genova (per il traghetto) se hai poco tempo l’unica alternativa è l’autostrada. Qui mi sono reso conto che la Multi, con mappa touring, parabrezza alto, cruise control vince facile e non parlerò del tratto di serravalle dove il tutor ha frustrato tutte le mie velleità sportive, ma soffermarsi sul “radar” è fondamentale. Cavallo di battaglia del marketing ducati, pensavo fosse l’ennesimo gadget ed invece…invece è una figata pazzesca.

Ti basta scegliere quale è la distanza che vuoi tenere dai veicoli che ti procedono e il gioco è fatto. Puoi togliere (anche no!!!) le mani dal manubrio e la moto accelera e frena a seconda se ha strada libera o se un veicolo che ci precede rallenta. Per i più pignoli il sistema si chiama adaptative cruise control. Sulle lunghe distanze (al ristorno sono sbarcato a Livorno) è un accessorio che dopo provato vorresti su qualsiasi tuo mezzo. Ma ancora più utile, a mio avviso, è il radar posteriore, che aiuta per il cosiddetto “angolo cieco”. Quando un veicolo sta per sorpassarci prima ancora che entri nell’angolo cieco  dello specchietto retrovisore, sullo stesso si accende un led arancione che è impossibile non vedere.

L’utilità è innegabile, ma non solo in autostrada e me ne sono accorto sulle tortuose strade sarde, quando un altro motociclista era in procinto di sorpassarmi e il led si accendeva segnalandomi il sopraggiungere del “veloce” (evitando anche a volte spiacevoli incroci di traiettorie). Lo considero un elemento che contribuisce enormemente alla sicurezza. Senza se e senza ma.  Se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo il sensore frontale, nero e quadrato piazzato li in mezzo al “muso” della Multistrada non è bellissimo, ma per ora botte piena e moglie ubriaca restano incompatibili come concetti.

multistrada v4

IL V4 – BRUCE BANNER E L’INCREDIBILE HULK

Paragone troppo forzato? Beh vi spiego subito perché. Da Ducatista incallito sono abituato al bicilindrico bolognese come ruvido e a volte scorbutico (anche se migliorato parecchi nei decenni) ecco il V4 non c’entra nulla con tutto questo. Vuoi andare piano? O semplicemente in città ti serve avere un motore morbido e pastoso? Ecco lui lo fa. Ed è incredibile come anche in sesta fino a regimi bassi impensabili (2.500/3.000 giri) dando gas una erogazione fluida ti riporti verso zone più alte del contagiri senza strattoni. Stupore certo, ma diciamocelo, la Multistrada V4s non nasce per comportarsi da scooterone.

Quindi è ora di farla incazzare e tirare fuori il mostro verde….opss rosso. E non ci vuole molto. Basta ribaltare  (meglio se con moderazione) il comando del gas, soprattutto in “mode sport” per essere proiettati all’interno di senzazioni miste tra “l’iperspazio” e il “flusso canalizzaotore” del viaggio nel tempo. La strada diventa piccola e le curve si avvicinano alla velocità della luce, il tutto senza mai, dico mai una sbavatura di assetto. E’ scritto ovunque che con la sua ruota anteriore da 19” la V4 strizza l’occhio anche al mondo off road, ma vi assicuro che su strada è uno dei mezzi più goduriosi a manubrio alto che possiate guidare.

Oh…..non dimentichiamoci che una Ducati in tutto e per tutto, assetto, freni, gestione elettronica…tutto il meglio derivato dalla pista e dalle competizioni montato su una crossover “da turismo”.   

ducati multistrada v4 s

La danza sulle perfette strade sarde è infinita, con il traction control che ci mette sempre una pezza (anche se con discrezione) quando vuoi uscire dalle curve come e un fulmine e dai gas forse troppo presto. La frenata è da vera moto sportiva, tanto che ti puoi permettere di frenare un po’ più “in la” e di entrare fulmineo in curva; il manubrio è decisamente largo, il che da la possibilità di lavorare ancora più di corpo per affrontare in maniera più efficace le curve. E l’agilità è accentuata dalla gomma posteriore da “soli” 170 (a proposito ben tornata 170). 

Misto veloce, misto stretto, la “Alghero-bosa” o le strade della “Barbagia” si trasformano in un luna park infinito, e senza il bisogno di strizzare tutti i 170 cv (impossibile per me) o violare il codice. Intendiamoci bene però…meglio averli e non sfruttarli e che averne meno (ingordo…lo so). 1.158 cc, 170 cv e 125 Nm di coppia fanno pensare ad una moto per pochi eletti, manici veri. E mi trovo a dover dire di no, questa Multistrata si fa condurre dalla maggior parte dei motociclisti da tanto è facile il suo approccio e il modo in cui eroga la potenza. E ho quadi paura nel aver messo nero su bianco quello che ho appena scritto, poiché a tanta potenza va dato decisamente del “lei” senza confidenze immediate. 4 i riding mode disponibili Sport, Touring, Urban ed Enduro, nei primi due la potenza di 170 cv c’è tutta ma con diversa erogazione, in urban ed enduro scende a 115.

Nelle 4 mappe sono impostati anche altri settaggi, tipo intervento del DTC, dell’ABS etc. La versione S della nostra prova è poi impreziosita da cerchi a raggi che fanno la loro porca figura diciamocelo, oltre a borse dedicate, cavalletto centrale e sospensioni semi-attive (skyhook suspension)

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ELETTRONICA DI BORDO – TANTA ROBA

In tutti i sensi, sia di quantità che qualità. Il display TFT da 6.5 pollici (davvero grosso) fornisce tutta una serie di informazioni complete, quasi esagerate, comprese quelle relative ai vari settaggi; inoltre grazie alla possibilità di farlo interfacciare con il nostro smartphone ci permette di interagire in maniera immediata, consentendoci così vita facile in tante azioni, tipo rispondere ad una chiamata, scegliere la musica…oppure con app dedicata proiettare il navigatore in modalità mirroring sul display.  

Per fare tutto questo e molto di più è stato progettato un alloggiamento stagno nel vano serbatoio dove riporre il telefono e tenerlo alimentato da una presa USB per non far scaricare la batteria. Quelli più attenti avranno visto dalle foto anche un navigatore supplementare montato sul manubrio. Perchè? perchè la 20.000 è una gara turistica, dove la traccia ti viene data la sera prima della partenza e ho quindi usato un sistema di navigazione che conoscevo meglio, visto il poco tempo per studiare a fondo quello proposto da Ducati. 

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SULLA STRADA DEL RITORNO – SI TRAGGONO CONCLUSIONI E SI E’ UN PO’ TRISTI

Eh si…negli ultimi km prima dell’arrivo al rientro dalla Sardegna devo confessare un velo di tristezza, consapevole che il giorno dopo avrei dovuto restituire la Ducati Multistrada V4s della nostra prova. Si fa ben presto ad abituarsi alle cose belle e ne ho la conferma nel viaggio di ritorno, Livorno-Milano quasi 400 km tutti d’un fiato, sotto la pioggia, senza troppi sforzi accoccolato sulla comoda sella e protetto dall’aerodinamica della moto. Roba da continuare fino al Nurburgring senza pensarci troppo. Che dire? Consentitemi di parlare di curiosità quasi scettica iniziale contrapposto all’estremo godimento che questo mezzo ti può regalare in ogni situazione (mi manca il test in fuoristrada).

Una “Multi-funzione” nel vero senso della parola, perché con lei ci puoi fare davvero di tutto, dalla spesa al supermercato a coprire distanze notevoli in versione turistica senza accusare troppo il colpo della stanchezza, accompagnati da un motore che posso, adesso, definire un portento. Gli integralisti? A loro posso dare un consiglio…provatela poi ne riparliamo…l’ha fatto anche il mio famoso amico ritrattando parte delle sue critiche iniziali.

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Abbigliamento del viaggio: Giacca Befast Transformer, Pantaloni Befast Klima, Stivali Forma Jasper, Casco Caberg Horus

Foto di: Davide Fagnani, Adriano Mattei (in Sardegna) e Roberto Serati

 

 

 

GALLERY

 

 

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