Atterra su Amazon il primo docufilm che racconta il campionato mondiale MotoGP, ingredienti sono le passioni, le rivalità, i tormenti dei giovani piloti, ma anche lo spettacolo della pista. Missione compiuta? Quasi.
Il giudizio potrebbe essere quello sentito per anni a scuola da più di un prof, non so quante volte l’avete sentita ma io me lo ricordo bene “ragazzo intelligente, ma si potrebbe applicare di più”. La formula è la stessa di quella omologa su Netflix riguardante la Formala1 “Drive to survive”, ma forse anche complice il titolo, che in quello delle quattro ruote sembra già essere più aggressivo, in quello dedicato alla MotoGP sembra mancare un po’… di pepe.
Il mix è quindi quello solito, nelle otto puntate che compongono “MotoGP: Unlimited”, si srotola la stagione 2021 della MotoGP, una delle più tormentate ed emozionanti se vogliamo, i temi non erano di certo quella di una normale stagione, c’era il ritorno dal covid, il primo titolo di Fabio Quartararo, la crisi aperta con l’addio di Maverick Vinales alla Yamaha, il rientro di Marc Marquez, l’assalto di Pecco Bagnaia e l’addio di Valentino Rossi. Forse ce n’era abbastanza per 16 puntate, ma con otto hanno deciso che si poteva raccontare tutto.
Tanti i contributi, le interviste, i dietro le quinte, le telecamere si sono avventurate nell’intimo dei piloti, nelle loro case, nella loro vita e qualche volta anche nei loro drammi personali. Parliamo pur sempre di ragazzi che hanno a che fare per lavoro con qualcosa ben lontano da ragione e sicurezza. Per qualche motivo la regia ha scelto un racconto diverso, fatto di azioni, di motori, di asfalto, cercando nel racconto delle gare la giusta via per rappresentare un mondo fatto ancora di genuinità, di famiglie, di emozioni senza filtri, che però viste le sole 8 puntate hanno finito per apparire compresse.
Così quel racconto tipico da grande fratello, quella fiera dei sentimenti e delle sensazioni nel quale lo spettatore si vorrebbe addentrare, ha perso spazio, profondità, perdendo quella sensazione di tridimensionalità del racconto che invece abbiamo imparato a percepire dall’omologo sulla Formula1.
Di certo gli eventi hanno supportato la possibilità di raccontare una storia ricca, fatta di uomini, di sentimenti, di fatti, un’occasione non sfruttata fino in fondo. Il docufilm merita di essere visto, il giudizio alla fine è positivo ma… “potrebbe applicarsi di più”.