Marc Marquez Mugello
Categoria: Sport

Un parallelo tra l'era Honda-Marquez e quella con Ducati, la casa di Borgo Panigale punta sul pilota spagnolo per lo sviluppo della GP25, ma quale insidie nasconde questa scelta?

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Era il 2013 quando Marc Marquez debuttò sulla Honda del team HRC, fresco vincitore in maniera irruenta del titolo Moto2. Dopo poche gare fu chiaro a tutti che era nata una stella, che il giovane pilota spagnolo era lo spartiacque tra i piloti che avevano fin lì infiammato il pubblico, Rossi, Lorenzo e Stoner, e un nuovo capitolo. Troppo consistente fin da subito Marc per etichettarlo come un fuoco di paglia, e Honda fu lesta a valorizzarlo al massimo.

Il primo titolo mondiale arrivò subito, l’unione tra il costruttore giapponese e il pilota spagnolo formò in MotoGP un sodalizio che negli anni successivi si andò sempre più consolidando. Ma presto si palesò uno strano fenomeno boomerang, la Honda RCV213V via via diventava sempre più ostile per gli altri piloti, che fossero del team HRC o del team satellite LCR. Il culmine lo si ebbe nel 2019 con l’annata burrascosa di Jorge Lorenzo, letteralmente demolito dalla moto giapponese.

La Honda RCV213V è diventata sempre di più un vestito per lo stile di Marc, capace nel momento del bisogno di correre sopra i difetti della moto, e di coprirli con le sua capacità di correre davvero su quel ciglio pericoloso, quel 110%, come dimostrato poi dall’incidente che lo ha tenuto lontano dalle corse.

Ducati come Honda o Gigi ci vede più lungo?

I recenti malcontenti di Pecco Bagnaia e lo sviluppo della GP25 passato da Pecco a Marc, ci dicono che anche in Ducati qualcosa sta cambiando. La moto più veloce della MotoGP, capace di adattarsi a tutti i piloti, realizzata tramite la strategia di condividere sempre tutti i dati con tutti i team Ducati di Gigi Dall’Igna, ma anche grazie all’apporto di Pecco Bagnaia e del suo stile di guida, inizia a mostrare qualche limite. 

C’è il rischio che la capacità di Marc Marquez di coprire i problemi della moto o che il suo stile di guida portino la GP25 sempre più lontano dagli altri piloti? La risposta ovviamente è si, anche se oggi potrebbe sembrare che l’unico allergico alla GP25 sia Bagnaia, bsogna ricordare che le GP25 in pista sono tre, e se una rondine non fa primavera non sarà il sorpasso di Di Giannantonio al Mugello a retrocedere Pecco a terzo pilota. L’impronta del pilota che testa la moto e trasmette il feed-back ad ingegneri e meccanici, resta indelebile sulla moto che poi correrà in pista.

Il pericolo c’è ed è incombente, ma non inevitabile. La tentazione per Ducati di iniziare un lungo ciclo vincente con Marc Marquez, una volta nemico arcigno, oggi pepita rossa, è ghiotto. Le quotazioni sono alte ed è una scommessa quasi sicura, ma con l’incombente cambio di motore, gomme e l’abolizione degli abbassatori, la MotoGP di domani potrebbe essere diversa e imprevedibile. Ducati vorrà potersi giocare ben più di una pedina. Sarà il solito Dall’Igna a forgiare la strategia del futuro, in piedi sul ponte di comando della Ducati con il suo binocolo a scrutare lontana la MotoGP che verrà. Occhio Gigi… almeno una rossa che vince gli italiani la vogliono.

 

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