Andrea Dovizioso
Categoria: News Sport

Il momento tanto atteso è quindi arrivato, se pur spinto da atteggiamenti e da situazioni, è stato Andrea Dovizioso a staccare la spina di questo ormai difficile rapporto tra Ducati e il pilota italiano.


Strano a dirsi, ma dopo Casey Stoner è stato il pilota che più di tutti è andato vicino al titolo mondiale, eppure alla casa di Borgopanigale Andrea non va più a genio. Da tempo i rapporti si sono fatti difficili, Dovizioso in conferenza dice e non dice "sono successe delle cose e continuano a succedere", ma lì si ferma perché dice che non è il momento di raccontare cosa succede dietro alle quinte, quali sono questi cattivi rapporti, tra i quali con Gigi Dall'Igna, che lo hanno portato a decidere di staccare la spina, anche senza un piano B.

Infatti il Dovi non fa mistero del fatto che ad ora non ha un contratto pronto con un'altra squadra, ma che liberarsi di questa situazione difficile gli permetterà di correre più liberamente e più concentrato il resto del campionato "non devo correre per guadagnare" ma anche "ho la stessa voglia degli anni in cui mi sono giocato il mondiale", si può solo pensare che la situazione nel box fosse diventata esplosiva, non si lascia un top team senza un altro contratto a meno di situazioni davvero opprimenti. In questi due anni sono tanti i piloti che si sono affacciati al box Ducati, facendo percepire a Dovizioso che il tempo era agli sgoccioli, e in questo probabilmente ci sono le parole che pesano come un macigno "Gigi decide il futuro della Ducati, non il mio".

Ora vedremo chi sarà il suo successore, i nomi papabili sono tre, il rientro di Jorge Lorenzo, la promozione del giovane Pecco Bagnaia, o l'occasione che tanto stava cercando Johann Zarco.Intanto continua la gestione problematica e controversa dei piloti in Ducati, fa eco in questa occasione anche un tweet di sostegno di Casey Stoner al Dovi.

Per Andrea Dovizioso si apre un nuovo capitolo, per ora tutto da scrivere, su un'altra moto, davvero difficile dire quale, o per almeno un anno di stop.

Michele Rubin

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