Il rientro di Marco Melandri nel campionato mondiale Superbike con il team Barni ha riscosso più consensi che critiche, segno che il ravennate riscuote ancora apprezzamento. Quali ragioni nel rientro dell'ennesimo pensionato di lusso?

Speriamo che il buon Macho non si offenda per l'appellativo pensionato, è ben più giovane di me e con tanto manico ancora da dare. E' la moda del momento, piloti ritirati che corrono come capita al pensionato che in alcuni casi trova qualche lavoretto, qualcun'altro lavora anche a tempo pieno, ma qui si tratta di un lavoro a 300 chilometri orari. Capita a Jorge Lorenzo, in aria di rientrare nel motomondiale, capita a Dani Pedrosa, sviluppatore e tester ufficiale di KTM, è capito a Max Biaggi con qualche wild card, è capito a Stoner, a Bayliss, e adesso è la volta di Marco Melandri.

Nemmeno il tempo di termninare i festeggiamenti per il pensionamento, non che i piloti lo apprezzino, ed eccolo di nuovo pronto a scendere in pista, questa volta su una Ducati Panigale V4R del team Barni. Melandri è già sceso in pista per provare la moto, e la collaborazione continuerà finché la lunga scia degli infortuni di Leon Camier non si interromperà.

Un rientro cercato si dice sia da Barnabò, patron del team Barni, che da alcune aziende del team che vorrebbero entrare nella Superbike con una presenza più importante. Tra le aziende utilizzate dal team Barni c'è Showa, che nonostante i cinque titoli incamerati con Kawasaki, fatica a soppiantare la onnipresente Ohlins, o l'italiana SC Project, azienda che costruisce gli impianti di scarico con cui la Honda vince i campionati in MotoGP. Si parla di un interesse anche di Ducati stessa nel testare questa componentistica sulla Panigale V4R, mentre oggi utilizza Ohlins e Akrapovic.

In tutto questo Macho Melandri ci cade come il cacio sui maccheroni, valutato positivamente per la sua sensibilità e per la lunga esperienza, ha il supporto di molte aziende e forse anche di Ducati.

Michele Rubin