La guardo bene, forme generose, interasse dannatamente lungo, il gommone posteriore talmente smisurato che sembra poter reggere in piedi la moto da ferma anche senza cavalletto. E’ bassa, dannatamente bassa, tanto da farmi pensare che sia impossibile farla curvare senza toccare “sotto”.
Aspetto a mettermi il casco, scendo (letteralmente) in sella e provo ad allungare una gamba verso la pedana….sembra di essere sua una "chaise longue", e maledico il mio essere basso, perché una volta impugnato anche il manubrio, la sensazione è davvero di essere bello disteso in avanti.
Rimango dubbioso, ma allaccio il casco, chiudo il giubbotto in pelle di ordinanza e parto. Non ho nemmeno preso troppa velocità che è già tempo di rimangiarmi tutti i maligni dubbi iniziali. In movimento questa Breakout sembra un altra moto rispetto a quella ferma di pochi istanti fa. E non è nemmeno troppo paciosa, visto che basta sfiorare il gas per far si che l’enorme bicilindrico 114 ci spinga in avanti con una grinta e muscoli quasi da camion. Faccio due calcoli mentali, per trasformare 114 pollici cubici in cilindrate più capibili e ne salta fuori che sono più di 1,8 litri ovvero più di 1.800 cc. Ecco perché tanta coppia, che per i più curiosi si attesta sul valore di 155 nm..una mostruosità se pensiamo che una “panigale” sui ferma (si fa per dire) a 145nm.
Va beh sul dritto si va spinge e spinge forte, ma siccome San Tommaso è sul sellino posteriore con me, abbandono la via sicura per una strada tortuosa, nemmeno tanto ampia, convito ancora di grattare il grattabile alla minima piega, ammesso e non concesso che la gomma posteriore da 240 (duecentoquaranta!!!) mi consenta di piegare. Bum, infilo la lunga forcella anteriore in curva e ne esco con una agilità che non avrei mai pensato. Oh fermo li, non ho detto che ho fatto la curva con la stessa agilità di un GS, ma tra i miei pensieri scettici, e il come va questa harley, beh c’è davvero un abisso.
Inizio a prenderci la mano, e sebbene la sua seduta, tutta lunga e distesa in avanti, non sia la conformazione più ideale per fare curve ci si diverte, e come ci si diverte, sopratutto quando con estrema ignoranza il gas non lo si accarezza, ma lo si prende letteralmente a manate. Mi fermo di nuovo, in campagna, faccio due passi indietro, e un po’ come i pazzi che parlano da soli, mi rivolgo alla Break Out ad alta voce < sei americana fino all’osso, se una Harley più Harley che mai, con quel cerchio da 21 anteriore che alimenta solo pensieri “pazzi” di route 66, di custom che più custom non si può, di uno stile di vita, di viaggio di poesie on the road. E’ che non sei docile, non lo sei per nulla (commento edulcorato) anzi la tua ruvidezza la vuoi far sentire tutta anche di più. >
Ripartiamo e di nuovo maledico di essere così corto, forse troppo per la Breakout 2018, che meriterebbe piloti diciamo di almeno 5 cm più alti di me. Ma non mi interessa..sono tutto preso a fischiettare “take it easy” che non mi accordo di alcune asperità dell’asfalto che il telaio finto rigido non perde occasione per copiami sulle vertebre lombari. Lesson Number 1 sei rigida ragazza, molto rigida, magari meno di quello che vuoi far sembrare, ma tant’è che dovrei regolare la sospensione sul mio peso, invece mi sembra tarata più sul peso di un tipico biker americano con le cifre della bilancia a 3 zeri.
Il manubrio le tengo saldamente in pugno, ma è molto largo, tanto che passare tra le macchine nel traffico non è cosa facile, ma ho fatto anche quello, utilizzando questa HD anche negli spostamenti quotidiani. E ovunque sono andato, la moto è stata attorniata da ammiratori e curiosi, tipico Harley, e visto il mio ego smisurato, la comprerei solo per quello, per farla guardare e tirarmela un bel po’. Ma per il omento mi devo accontentare di questo test. Che poi, io sono tutto fuori che un Harleysta, ma da appassionato di belle moto devo dire che la Breakout mi ha stregato e non poco, nella sua bellezza essenziale. Talmente essenziale che tutte le informazioni su velocità, giri motore e livello carburante sono racchiusi in una piccola strumentazione fissata sui raise del manubrio.
Se pensate ai classici “orologioni” che hanno fatto la storia delle strumentazioni Harley, beh anche questa è una piccola rivoluzione. Addirittura mi è capitato che in 90 secondi di semaforo rosso, affiancato da un Harleysta, lui si convito e puro, questi mi abbia spiegato vita morte e miracoli della moto, fino allo scattare del verde, lasciandomi li frastornato da tante informazioni in così poco tempo compreso il fatto che lo scarico è completamente omologato perché quelli “after market” ancora devono arrivare….non vi so confermare questa notizia, ma vi posso dire, in barba a qualsiasi dose di buon senso, che un Harley silenziosa non si può sentire, e questa Breakout dal punto di vista rumore è fin troppo educata, ma naturalmente street legal.
Il serbatoio sembra enorme, in realtà contiene e poco più di 13 litrozzi di benzina, ma devo dire che a dispetto della cilindrata, la moto non è assetata quindi la capienza consente buone percorrenze. Il “ferro americano” si fa sentire anche nel perso, più di 300 kg in ordine di marcia, che se rendono un po macchinose le manovre da fermo (ma la scarsissima altezza da terra aiuta) una volta in marcia sembrano calare di un bel po’. Il telaio dicevamo poco sopra è il classico “softail” che finge di essere rigido, ma in realtà non lo è, anche se come già detto, la taratura delle sospensioni di serie è durotta.
Riassumendo quindi, bella, ruvida, americana, agile più de previsto, potente, muscolosa e anche un po’ sborona…. Harley davidson Breakout 114 #provatodavvero
aMotoMio ringrazia:
- Harley Davidson Italia per la moto concessa in prova
- Roberto Serati Immagini per le foto del servizio
Abbigliamento del test: Giacca Ixon Heroes - Jeans PMJ Legend - Scarpe TCX Xblend - Casco Caberg Freeride Sandy - Occhiali Emblema
Fagna
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