Categoria: trafiletti

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Le (il)logiche di mercato

Ero piccolo, nel mio paese c'era una piccola officina, con un piccola vetrina, e dentro, quasi sempre celato dalla vista c'era un meccanico dal temperamento unico e una grinta da vendere. L'aquila stampata sulla piccola vetrina parlava di Italianità, di passione, e di dedizione ad un nome tanto forte da richiamare clienti persino Tedeschi, e non è per dire, ricordo come se fosse oggi, furgoni e carrelli targati Germania, allora ovest.

 

Una passione che ha spinto per tutta la vita quel meccanico, quel genio rude e sempre preparato innamorato delle moto e del suo lavoro. Anche quando più che  moto si fabbricavano cancelli, anche quando cavalcarle era da autolesionisti.
Sono passati tanti anni, la grinta si vede ancora tra le rughe del genio, ma forse sono rughe un po più tristi, la vetrina non ha più l'aquila, le ali strappate dai nuovi padroni dell'aquila stessa; quella piccola officina che sapeva di storie infinite e di olio e di dedizione non era più allineata all'immagine del brand.

Nella bassa, in un piccolo paese forse appena oltre il Pò, forse appena sopra l'argine c'era un gruppo di amici, cavalcavano moto bicilindriche; non importava tanto se il bicilndrico a L spingeva un elefantino o una carena rossa fiammante. La passione li univa, anche quando restavano a piedi, anche quando avere una di quelle moto erano soldi buttati, anche quando anche Giobbe avrebbe perso la pazienza. Stessa dote di uno di questi amici che queste moto le vendeva e che spesso le riparava all'ombra di pochi guadagni e tante prese per il culo. Ora il "brand" si vende da se. E allora che farsene di quella rivendita piccola e ricca (per una vita) di passione?? Diamo il "brand" (quanto odio sto termine) ad una vetrina piú grande, forse impersonale, ma vedrai che ci farà vendere....ma sì, fa niente se fino a ieri (ma anche oggi) vende un marchio alato.

Come si fa  coniugare il pensiero di noi appassionati con i freddi calcoli di qualche manager che forse non è mai salito in moto, ma deve far quadrare il bilancio? Chi ha ragione? Per il bene dell’azienda forse il marketing manager, ma ne siamo proprio sicuri?
Siamo sicuri che vendere per 30 denari gli uomini (pochi) che hanno tenuto viva la passione di molti? Siamo sicuri che le logiche di mercato siano davvero logiche?
Forse per me è facile criticare, non sono un manager, sono un motociclista, normale e come tale voglio entrare in una officina dove il mio interlocutore parla la mia lingua, senza leggere tabelle, dove il mio meccanico mi stringe la mano con vigore e con la forza di chi sa di aver appena finito un buon lavoro, non un lavoro buono e basta.
Siamo sicuri che il futuro sia più bello ed appassionate del passato?
Siamo sicuri che un genio "prezioso" in una squadra corse da anni di colpo si sia dimesso???
Uomini del marketing e dei bilanci...occhio...senza passione l'ago della bilancia può solo pungere....

Fagna

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