Categoria: trafiletti

Fiat impari dalle moto

Reduci dalle immagini che arrivano dal salone di Francoforte, un pensiero "italico" va alla prostrazione produttiva e di idee in cui versa la produzione delLA casa italiana, che nel corso degli anni, come è tipico "dell'italiano", ha guadagnato tifosi della curva pro e tifosi della curva contro (in Italia cosa non funziona così?), ma che in questi ultimi anni sta facendo perdere d'animo anche chi si affezionato al marchio storico italiano, o a uno dei marchi associati.

 


 


Le case motociclistiche italiane hanno in questi ultimi anni espanso la propria produzione, pensando a nuovi modelli che vadano a coprire tutti i segmenti, anche quelli non usuali, un po' come stanno facendo alcune case automobilistiche straniere. Una bella prova di coraggio e lungimiranza per Ducati, per MV Agusta e soprattutto per Moto Guzzi, che ha reso un elemento di marketing la produzione della nuova California nello storico stabilimento di Mandello del Lario. Incredibile pensare che il Sig. Colaninno era temuto al suo arrivo nel gruppo Piaggio come smantellatore di aziende. Ora costruisce alcune delle più belle moto al mondo.

Dall'altro canto abbiamo quello che una volta era in Europa il secondo paese per produzione automobilistica assolutamente priva di iniziativa, senza auto da comprare. Con 3 case automobilistiche a listino (tralasciamo Ferrari, Maserati e il resto dell'elite), il listino quasi non eguaglia quello di un'unica casa tedesca o francese. Auto vecchie, segmenti di moda completamente mancanti, abbandono di segmenti in cui altre case provano con coraggio e successo a dire la loro, scelte stilistiche di dubbio gusto, paventata svendita di marchi che altri attori (tedeschi) non vedono l'ora di avere in famiglia.

Questo è quello che il pubblico comprante percepisce, insieme all'unico interesse da parte dell'AD di Fiat ad operazioni finanziarie, di fusione, di delocalizzazione, e di questioni sindacali. Insomma caro il nostro Sig. Marchionne, come già le disse qualcuno le aziende automobilistiche devono fare auto, e oggi più che mai devono fare auto emozionali, qualcosa che diventi appartenenza. Quello di trascurare questo concetto è stato l'errore di questi ultimi anni delle case motociclistiche giapponesi, che oggi si trovano in debito di fiato nei confronti di aziende europee e americane più piccole, ma più attente a solleticare la passione del cliente, l'appartenenza.

Insomma, lasciamo perdere la Germania, che con le sue 6 case che macinano tutte più o meno con successo è davvero fuori portata, ma l'Italia dell'automobile può fare molto di più, può essere ancora il mezzo che muove le famiglie sulle strade di una vita, può essere emozione, può essere passione e, perchè no, anche motore economico, come lo è nella Germania appena scalfita dalla crisi. L'aura dei marchi italiani non si è ancora dispersa, Alfa Romeo fa proseliti all'estero come Moto Guzzi, ma tocca constatare che c'è più patriottismo italico in uno spot di un auto tedesca ("Italia land of quattro") che in qualsiasi cosa provenga dal gruppo.

Sig. AD, impari dalle aziende motociclistiche italiane che il mondo ci invidia, impari che la passione per quello che si fa in certi campi non è un optional.

 

Wolf

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