Il circuito olandese aveva promesso alla Superbike grande spettacolo, ma il Butista Ducati-power non ha dato chance a nessuno dei contendenti.
Il tortuoso circuito di Assen era forse la soluzione migliore per mettere alle corde Alvaro Bautista e la sua Ducati Panigale V4R, pochi allunghi di motore, tante ripartenze e una serie di cambi di direzione dove Jonathan Rea si trova particolarmente bene. Ma ormai la solidità del duo Ducati-Bautista sembra essere a suo agio un po’ dappertutto, cambiano solo le sfumature di rosso, con il ruolino di marcia che parla chiaro, otto vittorie in nove gare, per ora una specie di rullo compressore, altro che ruolino.
Non che gli avversari non ci provino, in questo week end di Assen forse è sembrato un po’ meglio Jonathan Rea che Toprak Ragzatlioglu, ma il tono mesto del turco e la caduta in Gara2 di Rea, segno che il nord-irlandese è comunque al limite, non lasciano molto spazio alla fantasia e alle speranze. Si potrebbero provare contromisure alternative, forse dello zucchero nel serbatoio, una manciata di chiodi all’uscita del box Ducati, forse un espediente alla Dick Dastardly.
il tono mesto del turco e la caduta in Gara2 di Rea, non lasciano molto spazio alla fantasia
Interventi regolamentari della Superbike? Beh, sono pressoché ideologici, arbitrari, quasi nostalgici, per lo più incomprensibili, ma non è nemmeno ben chiaro quanto possano essere corretti visto che l’unica Ducati a seminare il panico è quella di Alvaro. Le altre navigano nel gruppo, a volte anche affannosamente come quella dell’atteso, e poco pervenuto, Rinaldi. Quindi solo Bautista è il gringo capace di dominare questa Panigale V4?
Dietro a questo trenino da tre si vede qualche testa sporgersi, affacciarsi, provarci, le storie sono più o meno sempre le stesse con Locatelli, Bassani, Lowes quando non porta via la gamba a qualcuno, ma mai uno sprazzo di incertezza. Bautista ammazza Superbike. Ma quando fu Rea in questa posizione non ci fu un intervento divino?
Manca quindi ancora un po’ di sale a questa Superbike, dietro a questo trenino da tre si vede qualche testa sporgersi, , ma mai uno sprazzo di incertezza
Gare che mostrano l’unico segno di spettacolo durante Gara1, con Bautista arretrato in quarta casella per una manovra pericolosa durante le qualifiche, Rea parte davanti e riesce a tenere la testa fino a metà gara, poi Bautista passa e domina il resto.
In Superpole Race Johnny ci prova a tenere il codino di Bautista, e per qualche giro lascia anche intendere di poterci provare, ma i giri scorrono e negli ultimi due passaggi Bautista mette a distanza di sicurezza l’alfiere Kawasaki e chiude.
Gara2 che parte ancora all’insegna di Bautista, risolto il nodo primo giro è Ragzatlioglu a mettersi in caccia con qualche super staccata da par suo, ma è tutto inutile, Bautista fa corsa a sé. Riflettori puntati su Andrea Locatelli che grazie anche alla caduta di Rea al sesto giro può salire sul podio.
Manca quindi ancora un po’ di sale a questa Superbike, il duo Kawasaki-Yamaha mancano di una spintarella necessaria a farli stare aggrappati al codino della Panigale. Ma ad Assen sono mancati soprattutto gli outsider che non trovano la strada per la redenzione, per scalare quell’ultima cresta. Parliamo ovviamente di BMW e Honda, dove a fronte di nuove moto e concessioni regolamentari continuano ad annaspare tra sali e scendi in classifica degna delle più belle, ma poco divertenti, montagne russe.
Come dite? Danilo Petrucci? Beh il ragazzone ternano ha fatto fatica per tutto il week end, ma è rimasto solidamente nei primi dieci, quasi sempre, manca ancora del lavoro per portarsi sui migliori.
Prossimo appuntamento con la MotoGP a Jerez.
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