Buona anche la seconda per Fabio Quartararo, partito in testa domina il GP di Andalusia senza mai lasciare a nessuno la possibilità di dare un’occhiata anche da lontano alla prima piazza del podio, le Yamaha dominano una gara orfana di Marquez, ma i motori preoccupano.
La buona notizia di questo campionato MotoGP 2020 è che il ragazzino francese, detto el diablo, non è un fuoco di paglia. Il suo percorso di crescita non dà alibi a nessun disfattista, partito lo scorso anno quasi da rincalzo e crescendo gara dopo gara ha inanellato nel finale di stagione una pole via l’altra. Quest’anno ha fatto il salto finale passando dalle pole alle vittorie, dominando due gare in maniera sicura e autoritaria, poche sbavature e tanta solidità.
Sulla mancanza in pista di re Marc Marquez se ne è parlato abbastanza, compreso qualche commento a sproposito di Alberto Puig, ma siamo tutti sicuri che Fabio Quartararo i due podi e i 50 punti se li sia goduti senza alcun problema, avrà modo e tempo di iniziare un vero confronto con Marquez, nel frattempo tutti hanno apprezzato la perseveranza del campione del mondo che a soli tre giorni dall’intervento ha tentato di salire in moto e di affrontare le qualifiche del GP di Andalusia, ma c’è davvero un limite a tutto, per fortuna diciamo noi, perché quasi sembrava davvero essere arrivato il super uomo.
Difficile in questo momento dire se sia davvero arrivato un avversario credibile per Marquez, ma Quartararo si è ben candidato al ruolo di antagonista, di sicuro la sveglia che si è suonata Yamaha fornendo al giovane pilota francese la moto factory, ha cambiato la prospettiva sia per il pilota che per la casa, che a suon di prestazioni aveva capito che il nuovo paladino della Yamaha poteva stare anche fuori dal team factory, una completa novità per le case giapponesi.
Gara partita quindi con una bagarre tra i piloti Yamaha e quelli Ducati Pramac, con Quartararo che si mette subito in testa seguito da Maverick Vinales e Valentino Rossi. Prime fasi di gara con Vinales che cerca di rimanere con Quartararo, ma perde la ruota del francese in un tentativo di sorpasso che gli costa anche la seconda posizione a vantaggio di Valentino. Si fanno sotto e sono arrembanti anche le due Ducati Pramac, prima con Jack Miller, ma soprattutto dal nono giro con il nostro Pecco Bagnaia, che si fa minaccioso e dopo aver regolato Maverick Vinales arriva anche su Valentino Rossi a metà gara, mettendosi alle spalle di Quartararo, ormai già troppo avvantaggiato.
Valentino graziato dal destino, o come si suol dire una volta me e l’altra a te, o a voi. Così mentre era tallonato da un Morbidelli molto in forma a poche tornate di distanza salta prima la M1 del Morbido e poi la Ducati Pramac di Bagnaia. Un filotto che mette il pilota italiano nelle condizioni di correre tranquillo verso il secondo gradino del podio, ma un errore gli fa perdere quasi un secondo e rientra nell’area di caccia di Vinales, il duello inizia. Un duello duro, avvincente, vecchia maniera, Vinales più veloce in percorrenza, Valentino incredibile nelle staccate, talmente duro da neutralizzare tutti i tentativi di un Vinales vistosamente più veloce. Purtroppo un piccolo largo a due giri dalla fine spalanca le porte a Vinales, che prende un piccolo margine e chiude secondo.
Di certo il caldo torrido ha dato un passo diverso alla gara, per lo meno tra GP di Spagna e GP di Andalusia qualche differenza c'è stata, ma gli otto secondi tra Quartararo e Vinales la dicono lunga sulla differnza di passo tra Quartararo e il resto degli inseguitori. Potremmo dire che oggi Quartararo ha fatto un po’ il Marquez, o forse più il Lorenzo visto che era prerogativa del maiorchino staccare tutti e salutare la compagnia. Di certo resta la curiosità di quale passo avrebbe avuto Marquez, ma soprattutto c’è la certezza che il secondo, quel Vinales già riconfermato ed altalenante, anche quest’anno non sembra all’altezza di puntare al titolo, Ma siamo solo alla seconda gara e tutto può ancora succedere.
Può succedere anche che Marquez rientri e vincendo tutte le gare possa supplire ai 50 punti di svantaggio e vincere il titolo, ma soprattutto può accadere che come una caduta è capitata a lui, può accadere anche ad altri. Quindi la partita è solo all’inizio. E’ come se due goal fossero stati segnati nei primi 10 minuti di partita, ma la partita ha ancora 80 minuti intensi da giocare, e sarà una gran partita.
Brutta giornata per Ducati, tre piloti fuori, due incidenti e un motore rotto, e il soli Dovi come al solito a rappresentare all’arrivo lo squadrone rosso, ma con un 6 politico, una sesta posizione frutto più della scrematura delle moto davanti, che della rimonta tanto attesa. La buona notizia è che c’è un Pecco Bagnaia che scalpita, un fantino della nuova generazione che sembra pronto a rilevare i piloti che hanno fatto la differenza fino a ieri.
Storia difficile da raccontare quella di Valentino Rossi, il pilota di casa nostra incassa un terzo gradino, secondo fino a due giri dalla fine ci ha fatto sognare con staccate davvero incredibili, ma quelle dichiarazioni alla fine della gara, sue e di Lin Jarvis, pesano come un macigno. Da quello che traspare sembra che Valentino abbia dovuto forzare un blocco Yamaha a settare la moto in una modalità a lui congegnale, perché i dati, questi dati che tutto appiattiscono, indicavano che la moto doveva essere settata in altro modo, anche se chi la guida non è d’accordo. Sulla moto ci sale il pilota, non gli analisti, non gli ingegneri, non i programmatori. Forse questa MotoGP dovrebbe fare un passo indietro, l’elttronica deve aiutare il pilota, non sostituirlo.
Chiudiamo con la fotografia più nitida e ovvia della MotoGP, la Honda senza Marquez è ben poca cosa, ma alla casa giapponese sono contenti così, fino al 2025 stanno in una botte di ferro, un po’ come la placca che ha nella spalla Marquez.
Prossimo appuntamento settimana prossima sullo stesso circuito, ma con il secondo round della Superbike, vedremo se le derivate ci daranno altrettanto spettacolo.
Michele Rubin