Dopo l'ultima gara del Sachsenring, il mondiale MotoGP di Yamaha è sempre più a due facce come quello di Honda HRC, un pilota in testa al campionato, gli altri arrancano nella polvere

Non è il primo anno che si parla di crisi Yamaha, è un tormentone che riecheggia nelle ultime stagion MotoGPi fin da quando è andato calando anno dopo anno la classifica di Valentino Rossi, una volta unico salvatore della pattuglia dei tre diapason, oggi invece messa al sicuto da Fabio Quartararo.

Come Honda anche Yamaha tira le somme guardando il suo pilota in testa alla classifica, anche se con meno solidità di Marquez degli anni passati, e pensa a puntare tutto sul cavallo vincente, anche se vincente lo è di tanto in tanto. Come affermato da Morbidelli e Vinales, in Yamaha non hanno soluzioni, se non un laconico "andate in pista e raccogliete i dati" o "usate il setting di Quartararo", ma per entrambe i piloti appare più come un disinteresse.

Il problema è che il duo Yamaha-Quartararo non è come quello Honda-Marquez, la moto di Iwata non ha la stessa cavalleria, cosa che mette in crisi i piloti nel momento in cui bisogna battagliare o recuperare un gap alla partenza, e il giovane Quartararo non è ancora quell'ammazza cronometro che ha dimostrato ancora di essere Marc Marquez. Yamaha non è Honda soprattutto perché ha un potenziale di piloti in MotoGP notevole che non riesce a sfruttare, come sembra non riuscire a sfruttare le gomme. Risuona poi sibillino quella dichiarazione Ducati "noi non tratteremmo mai un Morbidelli così", parole dure e... invitanti per il vice campione del mondo.

Quindi dove la verità? Yamaha in gran froma come dimostra Quartararo, o effimero primato di classifica alle porte della crisi totale? Forse solo in bilico tra la gloria e il baratro come accaduto a Honda nel 2020.