"Si vive di più andando cinque minuti al massimo su una moto come questa di quanto non faccia certa gente in una vita intera…”.
Mi è rimasta impressa da subito questa frase, pronunciata da Anthony Hopkins, nel film “Indian – La grande sfida”.
La storia di Burt Munro e della sua Indian del 1920 con cui ha stabilito, negli anni ’60, tre record omologati A.M.A. (American Motorcyclist Association) sul lago salato di Bonneville.
Una pellicola emozionante che riesce a trasmettere in parte l’atmosfera che si respira durante la più famosa settimana dedicata alla velocità sul sale.
Solo in parte perché nonostante ci s’immagini qualcosa di eccezionale, solo una volta che si vive un’esperienza sul Bonneville Salt Flats International Speedway ci si rende conto davvero che cosa significhi, per gli Americani, e non solo, questa manifestazione.
Così è stato per noi che abbiamo seguito attivamente l’avventura del Team Speed-ITA nella sua “Sfida a Bonneville 2017”.
A parte il paesaggio, a cui nessuna foto riesce a renderne la reale vastità, colpisce l’atmosfera che si respira che s’identifica in una sola parola: Passione.
Non ci sono in ballo soldi, solo la voglia di tentare di battere un record e confrontarsi con questa bianca superficie dando più gas possibile.
Un’organizzazione perfetta quella della S.C.T.A. (Southern California Timing Association) con un regolamento notevolmente dettagliato, seppur con regole tipicamente Americane.
Una perfezione e un rigore che non fa rima con freddezza, anzi l’atmosfera è assolutamente amichevole, easy, con la massima disponibilità nel consigliare, aiutare dove possibile i partecipanti a rispettare correttamente e in maniera intransigente le rigide regole.
Stessa disponibilità che abbiamo riscontrato nei partecipanti, qualunque fosse la nazionalità e la categoria in cui partecipavano, sia a due sia a quattro ruote.
Un ambiente dimenticato da qualche tempo nelle gare che conosciamo, mezzi da centinaia di euro a fianco a mezzi molto artigianali affiancati e con l’identica dignità e rispetto tra i team indipendentemente dell’amatorialità o professionismo degli stessi.
Personaggi e mezzi che sembrano usciti da degli anni ’60 o ’70 eppure preparati per andare forte, davvero forte sul sale.
Moto, auto, Streamliner, fantasia a manetta, forme e colori che fanno contrasto sull’immensa piatta bianca superficie.
Ci ha stupito, in questa frenesia della velocità, la calma, la tranquillità e la capacità di attendere il proprio turno, di accettare i contrattempi o i problemi, quel sorriso sempre pronto e disponibile sul viso di tutti, Marshall per primi.
Non esiste competizione se non con se stessi e quel cronometro che scandisce i secondi per percorrere quelle lunghissime miglia che separano la gioia o la delusione.
Inutili però queste parole; non riusciremmo mai a spiegarvi qualcosa che solo vivendolo si capisce, meglio lasciare il compito alle immagini, per quello che possono fare, anche se per capire il “Sale”, l’unico modo è viverlo.
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