Avete presente quella sensazione sgradevole di quando pensavate di aver studiato, o ascoltato, abbastanza e seduti davanti al prof vi siete resi conto che... vi eravate sbagliati? Ve la ricordate? Vi svegliate ancora la notte zuppi e con l'ansia? Beh è quello che capita quando decidete di prendere un ferro di nobile pedigree e dichiarate "voglio fare una café racer, SO come la voglio".
Quel SO stona come un brutto SOL, un po' come quando "lui", il customizzatore, dichiara "bene, adesso partiamo dalla ruota davanti, passiamo tutta la moto e mi dici come la vuoi". E' a quel punto che hai gli stessi postumi della classica partitella dopo un paio d'anni che non tocchi palla, ti rendi conto che alcune parti del corpo non ricordavi esistessero! Senti che ti si indolenzisce tutto il... portafogli, tu vorresti andare avanti, o meglio spostarti velocemente verso il posteriore della moto, ma "lui", il customizzatore, entità maligna e malvagia, è impietoso, feroce, spietato, trova in continuazione un pezzo da analizzare, guardare, colorare, cambiare. Certo potresti dirgli che non ha importanza, va bene così, lasciamolo così com'è, ma no! Ti si è già conficcato nel cervello. E' come se ti spuntassero dalla testa un cilindro, un cupolino, una pedana, un coperchio motore, uno specchietto. Lui parla, chiede, commenta e ogni tanto alzi lo sguardo verso l'alto per vedere se qualcosa ti sporge conficcato nel cranio.
Insomma, quest'avventura è cominciata, si parte da questa foto, da questa Moto Guzzi V11, punto di arrivo della tradizione sportiva della casa di mandello se non si conta la MGS01. Una battaglia tra passione dissennata e ragione economica, tra voglia di trovare un filo del discorso che non abbia tempo, e la lontana memoria di bambino, quando la sentivo chiamare da mio padre "il Gusi" e pensavo che fosse l'unico marchio di moto al mondo.
Non esiste un perchè al fatto che facciamo quello che facciamo, è solo passione. Ve ne parlerò ancora.
Wolf