Dietro a una visiera scura
Categoria: trafiletti

Ci sono quei momenti, credo capiti un po’ a tutti, dove sembra tutto vada male, la testa è piena di pensieri negativi, insomma non la ruota non gira.


Ci si sente tristi, incazzati con il mondo, depressi, insomma qualcosa non va, qualche volta non abbiamo nemmeno davvero un motivo o qualcuno con cui prendercela, a volte dipende solo da noi e quasi sempre non ci viene in mente una soluzione.

Siamo lì inermi, impotenti senza che nessuno possa darci una mano, dove gesti e parole, quando ci sono, non hanno effetto.
Ci si chiude in se stessi aspettando che passi, sperando che passi. Qualcuno si lascia semplicemente crollare in un divanico stand-by, anonimo, anemico, con il tempo che passa lento senza lasciare traccia, il vuoto nella mente che al massimo gira su se stessa come un infaticabile criceto sulla ruota.
Qualcuno reagisce sfogando in eccessi la frustrazione e la rabbia con violenza su se stessi e/o sulle cose, una distruzione materiale che ha solo lo scopo, ma anche l’effetto, di rompere anche gli equilibri dentro di noi con risultati spesso disastrosi se non irreversibili.

Gli stessi che vediamo nei comportamenti di chi usa la moto come sfogo alla sua frustrazione o momento di disagio, portando al limite la propria guida sperando che l’adrenalina spenga il fastidioso fuoco che arde in quei tristi momenti. Uno sfogo pericoloso, assurdo che mette a rischio anche chi innocentemente si potrebbe trovare ad incrociare la sua fuga dalla realtà, la sua irresponsabile “cura” che non sempre funziona e spesso ne aumenta invece il problema.

Però la moto può essere anche essere il mezzo capace di distrarre dai pensieri, un volontario isolamento col mondo attraverso quella visiera scura che lo chiude oltre i nostri occhi spenti.
Ti costringe a concentrarsi sulla guida, ti porta a pensare alla strada a cercare la traiettoria ideale, insomma il piacere della guida, finché questa diventa di nuovo automatico lo sguardo torna a perdersi all’orizzonte e i pensieri diventano più chiari percepiti in modo diverso.

Non serve andare lontano, strade conosciute, oppure lasciar andare le ruote libere seguendo la logica semplice dell’istinto. Piano piano anche la smorfia del viso cambia, nel perdersi lungo la strada lascia indietro un po’ di negatività, mutando lentamente verso un sorriso.

La moto che non risolve sicuramente non è in grado di risolvere i problemi ma che qualche volta, dietro a una visiera scura, ci fa vedere il mondo con occhi diversi.

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