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Motociclista comunque.

Avevo una moto rossa, tanti anni fa, erano i primi anni '80, giravo senza casco, ancora non era obbligatorio, perché avevo speso quei pochi soldi per una moto di terza, forse quarta, mano.
Eppure mi sentivo un motociclista, con le scarpe da tennis e i jeans, sopra un maglioncino di ciniglia che farebbe tenerezza a qualunque nonna, magari un Kway, ovviamente tarocco, per riparare l'aria.

 



Guanti gialli da muratore, quelli in pelle che con il sudore rendevano le mani simili a quelle di un Cinese, che aumentavano la sensazione di essere un motociclista.
L'inverno sorprendeva l'intrepido con giacca a vento e guanti da sci, quando pioveva stivali in gomma e cerata da pescatore erano la soluzione.
Non mi vergognavo, eravamo in molti in queste condizioni, vuoi per mancanza di materiali tecnici vuoi per mancanza di soldi per acquistare i pochi che c'erano.
Belstaff, Barbour, ecc. andavano in secondo piano nell'economia familiare.
Però continuavo lo stesso a sentirmi un motociclista.
Nel frattempo era arrivato il casco vuoi per la voglia di sicurezza vuoi per l'obbligo imposto, da sempre ho preferito l'integrale pensando che visto che c'é meglio che protegga anche il muso.
E intanto gli anni passavano come le moto che crescevano di cilindrata.
Ora ho ancora una moto rossa, anche qualche anno in più, e continuo a sentirmi un motociclista anche se giro con giacche e pantaloni tecnici, guanti e paraschiena.
Non solo perché ora posso permettermeli ma perché sento forte il bisogno di sicurezza.
Mi piace farmi coccolare da materiali tecnici che rendono più confortevole la guida, per fortuna le case produttrici si sono evolute sempre più.
E mi faccio aiutare volentieri dalle diavolerie elettroniche, sia quelle che coadiuvano la mia scarsa capacità di guida sia quelle che mi permettono di non perdermi o di conversare con il passeggero.
Ne faccio ampio uso, posso farne a meno, la mia moto rossa attuale non ne ha, ma se ci sono non mi dispiace.
Eppure mi sento sempre un motociclista come trent'anni fa.
Si può andare in moto anche vestiti come negli anni sessanta, rinunciare a protezioni e a ogni confort, son scelte, ma non credo che essere motociclista debba per forza voler dire soffrire o non progredire insieme al mondo motociclistico, poi ognuno vada in moto come crede.

Flap

P.S. Immagine tratta dal libro "Due ruote e una sella" di Stefano Disegni

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