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Firma leggibile
La firma è qualcosa di personale che distingue come un’impronta digitale, possibile da imitare ma mai perfettamente identica, pressione tratto e armonia del tratto sono personali come appunto la traccia che lasciamo in calce a un documento.
Contiene nome e cognome, a volte difficile da comprendere proprio perché ognuno esprime la propria personalità attraverso la grafia e quindi anche nella firma.
La mia scrittura è notoriamente terribile, simile al tratto animalesco di uno scimpanzé ubriaco ma del resto ci convivo da oltre mezzo secolo e da sempre viene additato da insegnanti prima, amici e colleghi poi come terribile, quasi illeggibile come una ricetta medica.
Anche la mia firma quindi segue questa logica, incomprensibile ma indubbiamente mia seppur mai uguale una all’altra.
Poi però ti capita che il notaio o altri funzionari di vari uffici istituzionali ti chiedano una “firma leggibile”.
Se faccio una firma leggibile non sto più firmando, sto scrivendo, quindi tanto vale scrivere in stampato maiuscolo.
Quel tratto non è più la firma personale ma semplicemente il nome e cognome scritto bene su un foglio.
Eppure la richiesta a volte viene ripetuta fino a far ripetere la firma perché non leggibile così da soddisfare quanto prescritto sul documento stesso.
Allora ci si inchina e ci si mette d’impegno a tracciare una linea il più possibile corrispondente ai dettami calligrafici scolastici affinché sia riconoscibile in essi le generalità dello scrivente ma non è una firma.
A volte invece questa richiesta non viene fatta, si accettano persino veloci sigle e non necessariamente su documenti meno importanti forse solo burocraticamente meno vincolati.
Forse però in quella “sigla” c’è più firma che nell’asettico scritto “leggibile”.
Uno sfogo evidentemente dotato dal mio difetto calligrafico poco importante, quello che conta che la mia firma Illeggibile sia accettata su un assegno quando decido di comprare una moto.
Flap