Categoria: Le nostre prove

Credo che chi più chi meno, tutti noi appassionati di motori ci siamo dilettati qualche volta a guidare dei Go-Kart, indubbiamente tra le cose più divertenti da guidare che abbiano quattro ruote. Le sensazioni di guida trasmesse dai Kart, tanto basici quanto divertenti sono sicuramente uniche.


Quando parliamo di una Mini Cooper, non a caso di parla di Go-Kart Feeling, per il particolare tipo di sensazioni alla guida. Figuriamoci poi se sotto il cofano al posto di un classico monocilindrico vi è un due litri twin turbo da 321 cv. Ma andiamo con ordine.

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MINI JOHN COOPER WORKS – IL TOP DELLA SPORTIVITA’ MARCHIATO MINI

Confesso che questa auto mi incuriosiva già da un po’, e quando si è presentata l’occasione di un long test non me la sarei lasciata scappare per nulla al mondo. All’interno della grande famiglia la MINI JCW è quella che in assoluto esprime il concetto di sportività tanto caro al brand che fa capo alla famiglia BMW. A dirla tutta l’estremizzazione del concetto è ben rappresentata dalla versione “GP” che appare spaziale ma forse meno sfruttabile nella vita di tutti i giorni. Mentre invece la JCW della nostra prova è un auto che puoi utilizzare per strada normalmente oppure portare tra i cordoli di una pista, e non è una battuta. Tutto nella MINI JOHN COOPER WORKS esprime sportività, con una cura dei particolari oserei dire maniacale.

La livrea esterna è un indovinato mix tra l’elegante verde inglese di gran parte della carrozzeria in contrasto con il rosso fuoco del tetto e di altri particolari non ultimo le enormi pinze dei freni. Decisamente di dimensione generosa anche i cerchi da 18” (optional poiché di serie l’auto è proposta con cerchi da 17”), che come accennato poco sopra sono disegnati pe mettere ben in evidenza le pinze dei freni, davvero enormi all’anteriore, più umane al posteriore. Pensate in collaborazione con Brembo, fanno sì che la frenata, quando serve, sia più impressionante dell’accelerazione.

Tornando ai particolari, lo scarico cromato a doppia uscita è centrale, come da tradizione, incastonato in un “finto” estrattore d’aria ma che fa tanto racing. Il sound è educato ma bello pieno, avremmo preferito qualche decibel in più ma l’eleganza deve sempre prevalere; anche perché come da tradizione BMW l’abitacolo è sapientemente concepito per far “sentire” la voce del potente quattro cilindri twin turbo e contemporaneamente mantenere una insonorizzazione perfetta. Il frontale oltre alla classica feritoia sul cofano presenta dei grossi convogliatori d’aria il cui compito è raffreddare tutta la meccanica soprattutto quando viene messa sotto stress. Il logo “John Cooper Works” lo troviamo in più punti della carrozzeria, ma non è mai esagerato, anzi sottolinea ancora di più il carattere dell’auto.

 

GLI INTERNI – LUSSO E VITA DI COPPIA

Tanta sportività non poteva non essere riportata anche all’interno dell’abitacolo, con sedili con poggiatesta integrato, finiture di alto livello e particolari che vanno ancora a richiamare il marchio JCW, a confermare, di nuovo, semmai ce ne fosse bisogno, lo stretto legame tra il brand Mini e la famiglia Cooper. Intelligente la strumentazione principale, posta appena dietro il volante, che si muove insieme a quest’ultimo nelle operazioni di regolazione di altezza e profondità, in modo tale che la visibilità del quadro sia sempre perfetta attraverso la corona del volante stesso, indipendentemente dall’altezza del pilota e dalla regolazione del piantone dello sterzo che più si preferisce. Particolarità: il contagiri sembra di tipo digitale, ma invece la lancetta è vera. Ci vuole un po’ per accorgersene ma è un particolare simpatico. 

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L’infotainment di bordo è tutto “concentrato” sul grosso schermo da 8.8” touch centrale incastonato “nell’orologione” tondo che nelle prime mini ospitava la strumentazione. Le funzione tra cui navigare sono tantissime, ma le più utilizzate riguardano la parte radio/musica, il navigatore satellitare e il collegamento col nostro telefono. La Mini è dotata di mini connect quindi sempre geolocalizzata e connessa ad internet. Questo si traduce in una navigazione satellitare intelligente e connessa che evita il traffico (o per lo meno ci prova visto che noi abitiamo a Milano) oltre ad un sistema integrato di SOS automatico o azionabile. Questa connessione ci aiuta anche a scoprire se nei dintorni ci sono punti culturali di interesse per cui varrebbe la pena fermarsi. I comandi fisici sono a leva, molto belli ed eleganti ricordano un po’ quelli aeronautici o delle macchine da rally di un certo periodo. La leva del cambio automatico è ad impulsi e volendo si possono sfruttare tutti gli 8 rapporti in modalità semiautomatica o semi manuale se volete utilizzando i paddles al volate.

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Sulla corona di quest’ultimo troviamo tutta una serie di comandi che a primo sguardo sembrano essere Touch ma in realtà sono fisici, con un bel colpo d’occhio sulla visione d’insieme. L’unico “neo” se così vogliamo chiamarlo è che guidando con le mani nella posizione 9:15 come faccio sempre, con il palmo mi è capitato di schiacciare i tasti più esterni di destra e sinistra, poco male capiamoci, però è capitato; credo però dipenda da come ognuno di noi impugna il volante. Sull’esemplare della nostra prova la corona del volate è riscaldabile, con un tasto un po’ imboscato vicino alla leva della regolazione. Riscaldabili anche i sedili con un comando a levetta decisamente più pratico.

L’abitabilità interna è pensata per due persone, non serve girarci troppo in giro. Omologata per quattro persone, chi va a sedersi sui sedili posteriori trova posti non proprio comodissimi, (anche se l’accesso è agevole visto lo scorrimento e l’inclinazione dei sedili anteriori) ma la Mini non ha mai nascosto questa cosa, tanto che in gamma ci sono Mini decisamente più maxi. In due si viaggia comodissimi e abbattendo lo schienale posteriore anche la capacità di carico aumenta notevolmente, in luogo del portabagagli “normale” di dimensioni contenute. I sedili sono belli rigidi e avvolgenti come si addice ad una sportiva di razza, eccellenti nella guida col coltello tra i denti, ma non sappiamo come sia il comfort sulla lunga distanza; noi abbiamo percorso al massimo 200 km in un giorno senza mai accusare stanchezza.

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SU STRADA – E’ DAVVERO UN GO-KART?

Se hai fretta di leggere e non hai pazienza ti rispondiamo subito. La risposta è sì! Senza “se” e senza “ma”. Al solo avviamento del propulsore, tramite leva rossa sulla consolle centrale, il borbottio che ne deriva inizia già a far salire la “scimmia”. Di default l’auto parte in configurazione “Mid”, ma sono disponibile altre due mappe “Eco” e “Sport”. La Eco è l’ideale per la città o per gli spostamenti nel traffico congestionato. IL motore sale poco di giri, il cambio automatico gestisce il tutto e quindi i consumi si abbattono e di parecchio. “Mid” è la configurazione che si usa forse più spesso, dove il settaggio ci consente di avere una guida comunque entusiasmante ma con un occhio ancora ai consumi. Poi c’è lei…la strumentazione diventa rossa, un Go-Kart stilizzato compare sul display, sospensioni e sterzo cambiano carattere e il motore da tutto senza troppi filtri. Stiamo parlando della configurazione Sport. Qui consumi ed educazione vengono dimenticati presto e ci si fionda sul nastro d’asfalto con una spinta e una progressione inizialmente impensabili, comparabili, complice anche il peso contenuto, con quelle di super car ben più potenti.

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La tenuta di strada è pazzesca, la Mini è attaccata al suolo e percorre le traiettorie impostate come su un binario, anche con le strade umide dell’inverno è difficile far entrare il controllo di trazione e tutte le assistenze alla guida; corta, compatta, carreggiata larga e assali agli estremi della scocca. Ecco il vostro Kart da 231 cv e 320Nm di coppia. Quando ci abbiamo pubblicato le prime foto del test sui nostri social qualcuno di voi ci ha chiesto se non fosse stato meglio un cambio manuale. Non è facile dare una risposta, ma la daremo il più sincera possibile. Per il nostro stile di guida ci sarebbe piaciuto di più un manuale, siamo vecchia scuola lo so, ma questo è. Però, considerando che l’automatico 8 rapporti fa egregiamente il suo lavoro, e considerando che la “scannata” non è il tempo di guida prevalente (e la strada non è una pista) l’automatico di fondo è la scelta migliore, portando in semiautomatico e lavorando con i Paddles al volante l’entusiasmo nella guida sportiva c’è eccome. Unica rara eccezione al lavoro perfetto del cambio automatico lo abbiamo constatato in configurazione green, dove se si guida con un filo di gas tra le curve, la cambiata a volte è un po’ “indecisa”, così è capitato che salisse di rapporto in percorrenza di curva o che scalasse prima del tempo; eventi rari capitati due o tre volte durante i 15 giorni di prova. In configurazione Mid è perfetto, in configurazione Sport è eccezionalmente sportivo.

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Acquistando questa piccola bomba ti verrà naturale guidarla sempre in sport, ma in quel caso dovrai fare attenzione ai punti sulla patente e, nel caso ti interessasse, anche ai consumi.  La guida, infatti, è talmente coinvolgente, e la macchina si guida talmente bene anche a velocità ben oltre il limite su strade normali, che farsi trasportare dall’entusiasmo è fin troppo facile ed immediato. Lo abbiamo già detto per farla esprimere al meglio il suo terreno di caccia è la pista, e ha tutte le doti per farlo, freni compresi. Come già accennato la frenata è pazzesca e ce ne siamo accorti nel modo più classico su strada…il temuto semaforo con telecamera. Allo scattare dell’arancio abbiamo pestato duro sul freno, con la mente “settata” sulla frenata della nostra auto di tutti i giorni. Risultato? Impressionate! Ci siamo fermati decisamente prima della nostra stima “normale” con il corpo proiettato in avanti che si poggi alle cinture di sicurezza già in pretensione. Il fotografo che era in auto con noi ha emesso esclamazioni di gioia un po’ colorite che qui non possiamo riportare, ma lo stupore era tanto.  Per questo diciamo che la pista può essere il luogo dove divertirsi davvero.

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MINI JOHN COOPER WORKS – FUTURO OGGETTO DI CULTO?

Forse non tutti sanno che all’interno della galassia BMW, il brand Mini sarà il primo ad avere tutti i modelli a sola propulsione elettrica entro il 2030. O almeno questo è quello che si legge sul web. Ne consegue, che gli irriducibili fans di “Cooper” e delle mini sportive in generale potrebbero eleggere la John Cooper Works o eventuali modelli a benzina superpompati del futuro molto prossimo come veri e propri oggetti di culto. E non è una ipotesi così strampalata. Alla fine è un’auto bella da guidare, potente, con finiture di alto livello, e di profilo decisamente più basso (anche agli occhi degli invidiosi) di una supercar appariscente e che su strada può esprimere più o meno lo stesso potenziale.

Il gioco è bello, fin che dura, e il biglietto per la nostra giostra è durato due settimane, che soddisfazione. Che libidine.

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Foto di Roberto Serati

Si ringrazia Mini Italia

 

 

 

 

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