Punto primo. 'Sta moto la puoi guidare in due maniere. Puoi stare Svaccato e appeso al manubrio, poggiando la schiena all'incavo della sella, pelando il gas e godendo del paesaggio. Ma se porti il culo in avanti e allarghi un po i gomiti per impugnare bene il manubrio, beh li tutto si trasforma; un po' come quando il Millenium Falcon (guerre stellari n.d.r.) faceva il salto nell'iperspazio.
Ecco se ti metti in posizione di attacco la FXDR quasi cambia pelle, dando ordini precisi all'immenso gommone posteriore...<<<spingi più forte che puoi>>>. E gli ordini vengono eseguiti alla lettera, passando dal relax all'aggresive e viceversa, con mutamenti repentini dello stile di guida, che a moto ferma non avresti mai detto.
Certo per la guida di attacco sarebbero preferibili delle pedane più arretrate, e qualcosa di simile lo si può realizzare con un apposito kit che comprende un sella che sposta il bacino più in avanti, un manubrio che piega più vicino al corpo del pilota e un filtro più piccolo per dare spazio alle gambe. Che sia una Harley non di discute, anche se qualche purista (o presunto tale) che ho incrociato durante la prova ha storto il naso. Il carattere è tutto americano, con il twin 114 che da solo meriterebbe di essere definito opera d'arte e chi dice il contrario...forse farei fatica a capirlo.
Che per inciso 114 sono i pollici cubici che tradotto fa 1.868 cc (se l'equazione è sbagliata prendetevela con Google). Ma non si vive di solo stile, e la FXDR, credetemi, ha sostanza da vendere, a partire, come detto sopra, dal piacere di guida. Se vogliamo ragionare per macrofamiglie del mondo Harley, la base di questa power cruiser è il famosissimo telaio“softail” che sembra rigido ma che rigido non è e che da tempo ormai segna una caratteristica importante della storia della casa americana, tanto che questo è il decimo modello sviluppato su questa base. Finto rigido quindi, lunga e possente sembra pronta per una bella gara di accelerazione come si usa nel mondo stelle e strisce, e figuriamoci se noi ci siamo tirati indietro, trasformando qualche semaforo nostrano in una sorta di linea di partenza per sentire quanto spinge la coppia del Twin.
E anche se si deve mollare subito il gas per non superare troppo i limiti, tanto ci basta per capire di che pasta è fatta questa FXDR, che poi forse, da quel che ne capiamo andrebbe pronunciato al maschile. Il peso a secco è dichiarato in 289 kg, mica paglia, ma li senti tutti solo quando la sollevi dal cavalletto, e nelle manovre più sceme in cui a volte ci siamo infilati. Per il resto in marcia gran parte della “ciccia” scompare e come già detto rimangono solo i muscoli. Muscoli a volte rigidi perché le buche più dure si sento a livello di sospensioni, sopratutto la posteriore, ma l'enorme sellone imbottito fa molto bene la sua parte smorzando i colpi più secchi.
Ecco forse non la porterei sui tornantini del Gavia, ma un bel misto veloce, con curve ampie e godereccee quello si potrebbe essere il suo pane. Va beh...anche il dritto naturalmente, ma dopo due minuti di “take it easy” che ti canticchi nel casco sai che palle? I piedi sono poggiati parecchio in avanti e come detto in apertura contrastare la forte spinta non è facile, discorso diverso per i manubri (plurale perché sono due semi) decisamente più vicini al pilota, anche per quelli di statura 1,70 come il sottoscritto.
Alla lunga però le mie gambe corte hanno sofferto un po' la posizione, sopratutto guidando su strade di campagna che l'ultima volta che hanno visto un asfalto perfetto probabilmente come Presidente c'era ancora Pertini. Tornando all'aspetto, mi ha fatto letteralmente impazzire il posteriore, dominato si dal gomme da 240, ma sopratutto dallo “sbalzo” che divide il cordino, per altro cortissimo, dalla ruota posteriore, sovrastata da un parafango talmente bello e talmente ben disegnato che quasi sparisce alla vista, tanto è vicino alla gomma e sottile. Di contro tutto ci fa pensare che sia una moto pensata per cuori solitari visto che non c'è posto per il passeggero.
Insomma con questo splendido esemplare di acciaio americano non si passa certo inosservati, posto che se hai scelto lei, tra mille in vetrina, il “low profile” era decisamente l'ultima delle tue priorità.
Per tutti i dati tecnici più specifici rimandiamo come sempre al sito di Harley Davidson Italia che ringraziamo anche per la moto concessa in prova.
Foto di Roberto Serati
Abbigliamento del test: Giacca Ixon Raptor, Pantaloni PMJ, Casco Caberg Ghost, Scarpe TCX
Fagna
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