Una Vespa, tanta miscela e un sogno: andare a Dublino quest’Estate.
GIORNO 19 – Aria di Casa
Apro gli occhi e sono le 5.00.
Oggi rientriamo in patria, sono emozionata probabilmente e non me ne rendo conto.
Organizziamo i bagagli e ci mettiamo in strada.
A Briga ci imbarchiamo nuovamente per Iselle e infatti dopo 30 minuti, così di punto in bianco, dopo pioggia, sole, vento ma anche lacrime di gioia e non e tanto altro ancora, lì da dove il 10 agosto siamo partire, io e Nebbia facciamo ritorno.
Siamo in Italia.
Per l'occasione ci fermiamo sul lago a mangiare una pizza, sono felice e lo so.
Però il viaggio non è ancora finito, come deciso in anticipo la meta finale di questa grande avventura dovrà essere qualcosa di molto simbolico per me.
Lì in quell'ambiente dove anni fa ho iniziato ad entrare in punta di piedi, dove a nessuno interessava se davvero avessi una moto o no.
Dove ho iniziato a capire il potere e il fascino delle due ruote.
Un luogo che in qualche modo mi ha aiutato a stare bene e farmi capire che tipo di persona volessi essere.
Non so come anni fa con la mia Vespa 50 io sia finita a frequentare i motoraduni ma non ci fu scelta più azzeccata.
Quindi direzione Varese Black Jackets che in occasione del loro compleanno, organizzano una grandissima festa.
Un raduno che ospita molti motociclisti da tutta Europa.
Proprio loro infatti mi hanno aiutata a conoscere tante persone che in Francia mi hanno aiutato lungo il cammino.
Mi sembrava giusto finire da dove effettivamente ho iniziato.
La festa, gli amici che non vedevo da tempo, conoscere persone nuove e trascorre finalmente una serata di festa.
Non monto la tenda, voglio andare a dormire, vorrei che quel momento non finisse mai.
Arriva l'alba e capisco che ci siamo.
Ci rimettiamo in strada nel silenzio di una domenica mattina.
Ho pochi chilometri per arrivare a casa, non tiro Nebbia.
Andiamo con calma, vorremo arrivare a casa ma in realtà un po’ no.
Siamo combattute.
L'aria a differenza del primo giorno è fresca, leggera.
Il sole non scalda ancora e ci godiamo questi ultimi chilometri insieme.
Le risaie si fanno subito vedere e riconosciamo il cartello del paese.
Ci siamo Nebbia siamo a casa
GIORNO 18 – La Svizzera
Mi sveglio molto presto ormai come da copione, la "villeggiatura" è finita ed è tempo di rimboccarsi le maniche.
Ci rimettiamo in sella per gli ultimi chilometri di questa grande avventura.
La clessidra lascia scivolare i granelli di sabbia e noi possiamo solo che accettare questa condizione.
Ci avviciniamo al confine e proprio perché ho iniziato il mio viaggio con un amico che è stato di grande supporto durante il mio viaggio, ho deciso di trascorrere con lui l'ultimo giorno.
Quindi direzione Martigny.
Superiamo il confine tra Francia e Svizzera.
Ci siamo un passo alla volta, sempre più vicine.
Sul passo incontriamo Riccardo che ci viene in contro per scortarci fino a casa sua.
Cibo italiano, una casa e parole amiche mi rimettono in sesto.
Dopo tutto basta poco per stare bene.
GIORNO 17 – La Francia
I giorni successivi di viaggio non hanno incluso particolari esperienza.
Ho trascorso il mio tempo in strada o in campeggio, guidando lungo la Francia per avvicinarmi il più possibile.
Dopo una notte in cui l'entusiasmo nel montare la tenda ha vacillato, ho ugualmente trovato una valida sistemazione nella lavanderia del campeggio.
Successivamente dopo aver superato le montagne francesi riscoprono gradualmente il tepore del sole, ricordandomi che è estate.
In un campeggio trovato da un amico infatti il terzo in Francia durante il rientro, finalmente trovo una piccola oasi felice.
Opto per una tenda più grande con materassi e elettricità, finalmente riesco a lavare tutti i vestiti che stendendo al sole asciugo in poco tempo.
La piscina mi fa capire che forse effettivamente posso godermi gli ultimi giorni di viaggio in pace e tranquillità.
Tra un gelato e una partita a minigolf mi sembra di vivere veramente un frangente d'estate.
Mi godo il mio soggiorno, ricaricando le pile per l'ultima tratta.
Il tempo sta passando troppo velocemente, 3 giorni fa ero in Irlanda a combattere con il vento è a patire il freddo.
Pensavo che percorrere tutti questi chilometri fa scattare una molla nel cervello, sono esperienze pericolose queste.
Possono farti capire davvero tante cose e sta solo a te capire come gestirle.
Domani intanto si continuerà con l'ultima tratta francese.
GIORNO 16 - Si sbarca
Arriviamo alle 12:00 e decidiamo di metterci in viaggio. Abbiamo preso un campeggio a più di 300km di distanza, ci rimbocchiamo le maniche e via. Dopo poco inizia ad assalirmi un dubbio, mi fermo nel primo distributore e infatti non c'è, non hanno olio per i 2 tempi.
In Irlanda non ho trovato l'olio con il pensiero di prenderlo in Francia.
Con grande sorpresa scopro che la domenica in Francia è tutto chiuso.
I chilometri richiedono miscela e la miscela richiede olio, così inizio a fare conti su conti.
Tanto che decido di miscelare al 2% invece che al 3%.
Mi fermo per mangiare e mi accorgo che c'è qualcosa che non va.
Per un attimo mi sembra di essere ancora sulla nave, mi gira la testa.
Mi sento le gambe molli, mi dico che ho mangiato e che mi rimetterò in sesto.
Durante la guida mi sento tranquilla e decido di ripartire.
Le ore di viaggio si fanno pesanti, il problema della miscela è un pensiero fisso così come quello delle gambe molli.
Il sole piano piano scompare mi mancano ancora 40km all'arrivo, vedo il sole che piano pano chilometro dopo chilometro scende.
Cala il buio.
Esco dalle strade principali e mi trovo in mezzo alle campagne.
La luce della Vespa non è una buona compagna di viaggio, raggiungo un camper e gli sto dietro per sfruttarlo.
A un certo punto la vedo, l'insegna del campeggio e mi fiondo dentro.
Trovo sterrato e perdo il posteriore ma entro e finalmente arrivo, sono le 22 passate.
Mi accorgo di tremare come una foglia, sono sfinita, dal freddo, dalla fame e dal sonno.
La barista mi offre una birra, vede il mio volto provato e mi dà un posto comodo per la tenda.
Non so perché sono in Francia alle 22 passate mi ritrovo a mangiare riso alla cantonese.
Monto la tenda e svengo in un lungo sonno.
GIORNO QUINDICI - Next stop Francia.
Mi sveglio abbastanza presto, l'aria è fresca e ho l fortuna di vedere un cielo azzurro.
Preparo il caffè e decido di berlo seduta in riva al piccolo laghetto che c'è in campeggio.
Ho 5 minuti di strada per Rosslare ma non voglio rischiare e quindi mi metto in viaggio, ovviamente trovo il check-in chiuso e mi tocca aspettare.
Controllo il telefono una volta, 3 volte… Ho la sensazione di non essere nel posto giusto, chiedo informazioni e mi calmo. L'imbarco è alle 14, guardo l'ora sono le 10.
Il tempo passa e vedo una moto percorrere la lunga serpentina che porta al check-in, ecco mi sono fatta fregare! Volevo essere la prima!
Una volta passata mi metto in fila e ho la fortuna di conoscere Angela e Antonio.
Due moto viaggiatori che seguono i loro sogni nonostante i sacrifici andando contro a tutto.
Non parlano l'inglese ma questo non li scoraggia mai, insieme sono uno la forza dell'altra.
Ci imbarchiamo e che dire ogni volta mi emoziona, le rampe, odore della nave.
Parcheggio Nebbia e mi assicuro che la leghino bene, mentre sistemo le mie cose sento chiamare il mio nome.
Uno dei comandati nella nave e un collega, italiani, mi hanno riconosciuto anche loro dagli articoli che ultimamente girano.
Con piacere e stupore li saluto.
La notte in nave è particolare infatti io, Angela e Antonio dormiamo sui divanetti del bar, non è mai comodo ma ci facciamo forza a vicenda.
Angela come una mamma mi porta un panino e della frutta e così ci prepariamo ad affrontare la notte.
Ci sentiamo un po’ a disagio ma piano piano ognuno di noi crolla.
La notte è un po’ movimentata e alle prime luci del sole la nave riprende vita.
Incontro di nuovo il comandante che invita me e Antonio a visitare la parte di comando, conosciamo il Capitano e parte dei colleghi. Una visita stupenda che non capita tutti i giorni.
Ci offre un caffè e ne siamo molto felici.
Scambiamo due chiacchiere, ringraziamo per la gentilezza che ci hanno dimostrato ma il tempo dell’attracco si avvicina e ognuno deve essere al proprio posto.
Dopo i saluti ci dirigiamo verso le nostre cose e Angela che ci aspettava da un po’.
Chiamano i motociclisti e tutti come guerrieri con l'armatura ci dirigiamo verso i nostri mezzi.
Saremo i primi a scendere, ci si scambia qualche sorriso perché anche se la lingua è diversa il rispetto per chi guida le due ruote è lo stesso.
Io, Antonio e Angela invece ci abbracciamo, con la promessa di rivederci.
Scendiamo dalla nave e ognuno prende la sua strada.
Io e Nebbia finalmente, dopo 18ore, siamo in Francia.
GIORNO QUATTORDICI - Direzione Waterford.
Il risveglio a casa di Jack mi permette di fare un ottima colazione stile Irlandese, ne approfitto per mettermi in forze.
Jack è felice di avermi lì con lui, ho ascoltato le sue storie con piacere e soprattutto stravede per CiucciaNebbia.
Con un po’ di dispiacere riparto in direzione Waterford, non so perché ma è una metta sulla quale ho messo gli occhi ancor prima di partire.
La strada per Waterford in realtà diventa un po’ noiosa, così guardo un po’ di strade cercando di ricordami le indicazioni principali e spengo il telefono.
Mi butto nelle campagne Irlandesi e guido approssimativamente in direzione della mia meta.
Esco da una campagna ed entro in un altro blocco ragionando sul fatto che sicuramente prima o poi dovrò sbucare da qualche parte e finalmente inizio a divertirmi, le strade iniziano a fare su e giù, si curva e via dritti.
Arrivo finalmente a Waterford a causa del brutto tempo decido di rifugiarmi in un B&B, il vento continua ad essere pesante e arriva anche una forte pioggia.
Sistemo Nebbia dentro una siepe, sotto il suo telo cerato e non essendo contenta la camuffo con i bidoni dell'immondizia.
L'ho guardata ridendo e chiedendole scusa ma così mi sento un po’ più sicura.
La pioggia incessante mi suggerisce di rimanere in B&B e sotto questa piccola dependance con il tetto in vetro mi godo il rumore della pioggia. È stata effettivamente una giornata fiacca e pesante mentalmente. Avevo la sensazione di essermi portata dietro un peso tutto il giorno, uno di quei pesi che ti ritrovi senza volere e che è importante lasciare giù appena possibile.
GIORNO TREDICI - C'è il sole!
Apro gli occhi e dalle tende vedo qualcosa di strano, filtra una strana luce e infatti appena scosto la stoffa lo vedo! È lui!!!!!! Il sole !!!!!
Corro mi lavo, mangio ringrazio la proprietaria e mi dirigo verso il centro del paese.
Lascio nebbia ed entro nelle stradine di Waterford.
Giro su e giù, con tutta la roba che indosso sento quasi caldo. Oggi sono contenta il sole un po’ mi mancava e ne approfitto! Decido così di prendere un altro traghetto per attraversare le coste, il panorama è stupendo! Finalmente vedo l'azzurro anche nel cielo Irlandese.
Proseguo verso la contea di Wexford per vedere uno dei più antichi fari al mondo "Hook Head".
Solo la piccola strada che porta lì è sufficiente per farmi venire i brividi, la vista è indescrivibile. Il mare costeggia quella lingua di terra che termina con il faro.
Mi fermo ogni chilometro per fare una foto, una natura unica e vera.
Finalmente sento il rumore del mare, c’è poco turismo e ne sono molto felice.
Entro e decido di mangiare un fish and chips con vista mare e la mia testa continua a elaborare immagini come se dovessi fare scorta di pensieri felici.
Mi gusto il mio piatto e piano riprendo la strada, con calma però perché voglio sentire ogni chilometro con Nebbia.
Ci fermiamo ancora un istante nella natura, scendo nella frastagliata spiaggia e guardo il mare.
Il silenzio.
Riprendiamo la strada in direzione del campeggio e ogni scusa è buona per fermarmi al sole e godermi quest'ultima giornata con lei in Irlanda.
Ma devo arrivare in campeggio, prima però prendo un cestino di fragole, da queste parti dicono siano buone e in effetti è così.
Il campeggio è a 5 minuti dal porto di Rosslare, una scelta tattica.
Il vento è prepotente, dovrei montare la tenda nella mia piazzola ma alla fine la monto dietro a un furgone di alcuni ragazzi Irlandesi anche loro in tenda.
Mentre stavo per andare a zonzo sento una voce "Alessandra!! " io guardo e annuisco.
Una coppia di ragazzi, Italiani, mi aveva riconosciuta tramite i social e gli articoli che girano su me e Nebbia.
Loro sono con un fuori strada, tenda da tetto e due bellissimi cagnoloni.
Passo la sera con loro, ci raccontiamo, mi offrono un hamburger.
Nonostante il fastidioso vento passo un ottima serata con loro davanti al fuoco. Anche loro sono della provincia di Pavia, spero di rivederli al termine dei rispettivi viaggi.
Penso che sia un ottimo modo per concludere la giornata.
GIORNO DODICI - Vento d'Irlanda
Mi rendo conto che aver dormito nel piccolo bungalow non è stata un brutta idea.
La piccola casetta in legno ha scricchiolato tutta la notte a causa del forte vento.
Appena la pioggia me lo permette mi rimetto in viaggio, risalgo la costa con meravigliosi paesaggi marini che si susseguono, lunghe spiagge bianche dove i ragazzi sfidano le onde con le loro tavole da surf ; in soli 30 minuti sono davanti alle Cliffs of Moher.
Incontro altri motociclisti italiani e insieme ci dirigiamo nella lunga salita per ammirare il panorama.
Guardo le scogliere, se non fosse per il rumore delle persone si potrebbe persino sentire il rumore delle onde su questa immensa parete rocciosa.
Ci sono delle grotte e l'acqua cambia colore assumendo delle note grigie, il cielo è uggioso mi rendo conto che potrebbe essere una perfetta scenografia per un film di pirati.
Il vento è molto forte tanto che fare una foto tendendo la mano ferma diventa un problema.
Salgo ancora un po’ e guardo l'immensità del mare, ho i brividi.
Purtroppo devo ripartire oggi è mercoledì e il weekend si avvicina.
Mi rimetto in sella, io e Nebbia siamo come due piccole vespe che arrancano nel forte vento Irlandese.
Sento Nebbia che si inclina a destra e sinistra, il vento ci accompagnerà fino a Killimer Ferry dove ci imbarchiamo e in 20 minuti, a fronte di due ore di strada, siamo dall'altra parte.
Lei si riposa io ne approfitto per salire e fare due foto, ma anche lì è difficile stare in piedi.
Ammiro il paesaggio, infinito, verde, crudo Irlandese.
Mi sento bene e so che non vorrei stare in nessun altro luogo.
Attracchiamo, vorrei arrivare a Waterford ma appena risalgo mi tremano le braccia, non mi ero resa conto di aver speso molte energie per cercare di rimanere in strada. Decido così di cercare un posto per la notte… ma al sicuro dal vento.
Così trovo un B&B, mi accoglie Jack il padrone di casa. Non so perché mi sento un po’ a casa.
Le forze dopo 12 giorni iniziano a reclamare riposo, do ascolto al mio fisico, è importante mantenere tutto in forza.
Quindi approfitto del letto e mi ci fiondo, domani sarà un'altra giornata.
GIORNO UNDICI - Finalmente si risale in vespa!
Non vedevo l'ora e sono molo contenta perché finalmente oggi riusciremo a vedere un po’ di verde.
Decido di attraversare la nazione, il tempo è davvero lunatico ma la prendo con filosofia, quasi sorrido.
Mi piace guidare con la pioggia e qui sarò sicuramente accontentata.
Mano a mano che attraverso l'Irlanda, finalmente i paesaggi si fanno più intensi, più veri.
Percorro una piccola strada tortuosa, accompagnata da sali e scendi continui.
Guardo in fondo alla strada e mi rendo conto che per tutto il tratto la natura in qualche modo crei una specie di tunnel.
Mi sento come Alice nel paese delle meraviglie. Dall'altra parte infatti troverò un mondo che fino ad ora avevo visto solo nelle immagini.
Non avevo mai visto un verde così, la strada è spettacolare mano a mano che svendo in lontananza, sotto il riflesso del sole si vedono mura d'acqua, le vedi arrivare e ti ci infili dentro per non più di qualche chilometro.
La strada è costeggiata piante e fiori, sul asfalto la scritta SLOW .
Non resisto sono in discesa, io e Nebbia partiamo a cannone, quando ci ricapiterà di percorrere queste strade?
Asfalto perfetto, panorami stupendi e poi quell'odore.
Sì perché ho imparato che quando si viaggi più di tutto sono importanti gli odori, belli e brutti.
E l'odore di quella strada, la terra bagnata, il bosco, le piante ricoperte dall'acqua se chiudo gli occhi mi sembra di sentirlo ancora.
Finita la strada giungo a Milltown Malbay.
Il navigatore mi dice di girare a sinistra 1minuto all'arrivo ma sulla destra vedo delle moto.
Non so per quale motivo mi fermo per guardare la provenienza ed effettivamente sono Italiani.
Entro nel pub difronte e il barista mi dice "so cosa stai cercando, basta dire per favore" io rimango incredula e lo accontento, lui prosegue dicendo "quello che cerchi è dall'altra parte della strada" allora esco attraverso la strada entro nel primo ristorante che trovo e sbalordita trovo Fabio con la moglie e due amici. Quando si dice che il mondo è piccolo.
Ci scambiamo un po’ di consigli sulle rispettive mete, due chiacchiere e poi ci salutiamo.
Il destino...
Arrivo in campeggio, qui c'è un vento che sposta i sassi, sono un po’ preoccupata per la tenda ma alla fine mi propongono il piccolo bungalow in legno.
Accetto volentieri e dopo aver coperto Nebbia mi metto al sicuro.
GIORNO DIECI- Il tempo Irlandese è abbastanza lunatico.
Mi sveglio con un tempo uggioso, che minaccia pioggia e infatti inizia a piovere.
Non accenna a fermarsi, per me non è un problema guidare sotto la pioggia ma è sicuramente poco pratico richiudere tutta l’attrezzatura nelle borse .
Dedico di fermarmi ancora in campeggio, nel frattempo le due ragazze tedesche conosciute la sera prima si preparano per andare a visitare Kilkenny, un grazioso paesino in direzione di Waterford, decido di unirmi a loro.
Dopo quasi 2 ore di viaggio tra treno e bus giungiamo a destinazione.
Il viaggio è comodo in Irlanda i mezzi pubblici sono previsti di prese e Wi-Fi quindi ne approfittiamo.
Kilkenny è davvero molto carina, camminiamo in centro visitiamo una chiesa cristiana, per loro è una cosa nuova e nonostante la mia vena poco religiosa, ripesco nei ricordi le mie nozioni in merito spiegando un po’ alla buona.
Continuiamo a girovagare ed entriamo in un altro Vintage shop, dove acquisto un bellissimo boccale.
Decidiamo di cenare provando la cucina Irlandese e finalmente i miei denti affondando in un vero pezzo di carne, un po’ troppo saporita ma comunque molto tenera.
Rientriamo in campeggio il viaggio di rientro è impegnativo ma comunque giungiamo stanche ma felici in campeggio.
Loro ripartiranno la notte stessa, ci salutiamo.
Io dopo una tazza di tè caldo guardo la strada per il giorno dopo, sperando che almeno domani io possa finalmente vedere la natura Irlandese.
GIORNO NOVE - Turista non per caso.
Come sempre, sveglia presto, ne approfitto dell'abbondante colazione in ostello.
Mi preparo, saluto i miei amici di Belfast e mi incammino.
Dublino domenica mattina è deserta, il sabato sera è impegnativo e dopo un concerto importante come quello degli ACDC la città è KO.
Ne approfitto, le vie sono deserte, l'aria è fresca era da qualche giorno che non rimanevo in maniche corte.
Rimango nella zona centrale e decido di visitare The Irish Rock 'n' Roll Museum. Una visita guidata di due ore che racconta di quante rock star siano di origine Irlandese. La sala registrazione degli U2 dove hanno iniziato la loro carriera e molti altri.
Dopo la visita ho proseguito nella mia passeggiata per qualche souvenir da buona turista.
Finalmente mi incammino per tornare da Nebbia.
Marco e Francesco l'hanno custodita egregiamente nel loro giardino.
Sono contenta di vederla e l'abbraccio, Francesco ride davanti a questa scena che ovviamente è un po’ strana ma ci siamo riunite nel nostro viaggio.
Rimango un po’ con loro, beviamo un espresso insieme e mi consigliano un sacco di posti.
È ora di ripartire, la città mi ha stremata e finalmente risalgo in sella, direzione un altro campeggio.
Sento la necessità di vedere e sentire un po’ di natura. Arriviamo in campeggio, finalmente riesco a lavare i miei vestiti e trascorro il tempo litigando con asciugatrice e lavatrice.
Conosco altre persone e trascorro la serata davanti a una tazza di tè caldo con due ragazze Tedesche in vacanza.
Organizzo la strada per il giorno dopo, preparo la branda e termino la mia giornata da perfetta turista.
GIORNO OTTO - Let’s rock!
“Riposata”, una parola fondamentale se sei in viaggio da qualche giorno e devi fare affidamento sulle tue forze.
Qualche goccia d'acqua, squisitamente in pan dan con il luogo, sopra al campeggio non scalfisce il nostro umore; attendiamo che smetta, una buona colazione e iniziamo a sistemare meticolosamente la nostra attrezzatura, intanto i motociclisti tedeschi mi guardano, mentre fanno colazione, incuriositi.
Quando ti cimenti in un viaggio così è importante avere l'attrezzatura adeguata e credetemi che oramai dopo qualche anno di viaggi ho attuato una formazione non indifferente.
Inizio a giocare a Tetris con pentole, cuscino e tanto altro.
Finalmente mi cambio, rientro nei miei abiti preferiti e salgo in Vespa, prima un saluto a tutte le persone che mi hanno fatto compagnia e che ho avuto il piacere di conoscere.
Parte così un’altra piccola tappa, l'ultima in super strada.
Avete presente quando i pianeti si allineano e per una serie di eventi/coincidenze ti si presentano delle occasioni alle quali non ti senti di rinunciare? Ecco.
Sul traghetto per Belfast un altro motociclista mi ha dato una dritta non indifferente, quelle da poterti permettere una variazione di programma, e così inizio a ragionarci.
In un’ora trovo un ostello (per me è la prima volta), sono un po’ titubante ma poi mi infondo coraggio e dico che devo imparare ad adattarmi ancora di più, e poi, è pur sempre un letto comodo.
Quindi, next stop Dublino.
Non è la mia prima volta, amo questa città e la conosco, ma so anche che non posso lasciare CiucciaNebbia in un qualsiasi parcheggio; qui entra in gioco Luca, che settimane prima della mia partenza mi contatta, lui è italiano, vive a Dublino ed è anche lui vespista. Grazie a lui la porto da un suo amico sempre italiano, e per questa notte “Nebbia” può dire di aver dormito in un vero cortile Irlandese.
Io invece mi dirigo in bici insieme al proprietario del cortile, in ostello; quella pedalata mi ricorda perché amo i mezzi a motore.
In ostello mi sistemo e conosco subito due ragazzi di Belfast, passiamo un po’ di tempo insieme e facciamo amicizia, due ragazzi veramente fantastici.
Ci incamminiamo per quasi 40 minuti, Dublino è affollata, un mare di folla si dirige tutta in un unico posto.
Noi pure.
Entro, salgo le scale di corsa e lo vedo, non credo ai miei occhi; milioni di persone sugli spalti, e loro li, a intrattenerci!
Brian Francis Johnson e Angus Young che corrono lungo il palco.
Lo scherno dietro di loro riporta semplicemente AC/DC.
Ho la pelle d'oca, non so come ce l’abbia fatta. I pianeti si sono davvero allineati e nel mio petto rimbomba la musica rock degli AC/DC.
Sorrido e mi godo lo spettacolo nella loro ultima data, pazzesco.
Da domani però cambiamo strada.
GIORNO SETTE - Le ore piccole
Dopo una notte insonne trascorsa sui divanetti del traghetto alle prime luci dell'alba, la nave riprende vita e tutti si apprestano a sbarcare.
Mi accorgo di avere ancora i guanti bagnati dalla pioggia inglese, il clima fuori non è dei migliori. Percorro il percorso sotto le indicazioni degli Stewart e presto siamo con le gomme sulla terra ferma.
Ho sonno, ho freddo e non desidero altro che buttarmi in tenda, ma mi accorgo che la mia prenotazione nell'unico campeggio in zona è stata respinta via mail.
Il morale precipita vertiginosamente, gli occhi mi bruciano a causa del sonno e non me la sento di guidare alla ricerca di altri campeggi così, nonostante la risposta negativa, decido di presentarmi ugualmente al campeggio appostandosi davanti al cancello.
Attendiamo circa un’ora, dove incontro una signora inglese che molto gentilmente prova a chiamare per mio conto, e nel frattempo mi tiene compagnia.
Passa un'altra mezz'ora e finalmente si presenta un custode, mi comunica che la reception è in un altro edificio, bene.
Corriamo immediatamente alle indicazioni e fortunatamente ci danno un posto.
Entro, monto la tenda e faccio una lunga, agognata e infinita doccia calda, mangio un panino comprato poco prima e mi butto in branda per quattro ore.
Noto che non sono l'unica in compagnia delle due ruote.
Ci sono due sidecar (un BMW, un Guzzi) e due Suzuki Dr targati “D”, Tedeschi.
Mi avevano vista al mattino e vedendo la Vespa al loro ritorno mi hanno tenuto da parte della pizza, infatti al mio risveglio mi offrono subito due fette.
Hanno percepito la mia difficoltà della giornata, ci mettiamo quindi a parlare davanti a una tazza di tè caldo; il cielo plumbeo oggi fa da padrone.
Mi raccontano dell'Elefantentreffen e gli confido che da sempre è un mio (altro) grande sogno nel cassetto.
Poco dopo uno di loro mi fa notare l'arrivo di un camper Italiano, gli occhi mi brillano: corro a conoscerli!
Quante probabilità ci fossero di incontrare, dopo un inizio di giornata così discutibile, una famiglia italiana proveniente proprio dalla provincia di Pavia?
Mi accolgono subito con entusiasmo! Siamo felici di poter parlare in italiano.
Mi ospitano per cena e in ogni caso un buon piatto di pasta non potrà mai essere battuto.
Trascorro la serata sul loro Camper, ridendo e raccontandoci vicende e aneddoti.
Hanno due meravigliosi figli e in particolare il più piccolo, ci intrattiene come solo un bimbo di 4 anni sa fare. Mi rendo conto che le brutte giornate ci possono essere, ma per citare uno dei miei film preferiti “La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda... di accendere la luce"
Ci saranno alti e bassi, ma l'importante è andare avanti.
Abbiamo già organizzato la giornata di domani e il successivo campeggio (stavolta confermato).
Ora della branda, a domani.
GIORNO SEI - Alla ricerca della pentola d’oro
Dopo una breve sosta per riposarci, questa mattina di buon ora io e CiucciaNebbia siamo già attive.
Dopo una buona colazione e aver sistemato tutte le nostre cose lasciamo Cropredy in direzione Birkenhead. Ci attendono 250km in autostrada.
La strada e i paesaggi inglesi si susseguono costanti.
Mi fermo in un area di sosta, ma ben presto il meteo, che fino a poco prima con noi è stato clemente, decide di non risparmiarci e così veniamo battezzate dalla famosa pioggia inglese; siccome non accenna a fermarsi, mi infilo la tuta antipioggia proseguiamo.
L'asfalto drena l'acqua rendendo la guida meno precaria, e mano a mano che ci avviciniamo al porto (reduce dall'esperienza stile labirinto per l'Eurotunnel) iniziano ad assalirmi un sacco di dubbi.
È la strada giusta? E se non fosse? Continuo ad aprire e chiudere la cartina.
Alla fine mi decido: o la va o la spacca.
Contrariamente a ogni mia previsione siamo le seconde in fila per i check-in! Oltrepassiamo la sbarra e ci mettiamo in fila per l’imbarco.
Non ci credo, ci sono e non me ne sono neanche resa conto.
Io e lei, qui.
Mi emoziono, e mi godo questo piccolo traguardo; nel mentre arrivano altre 3 moto, scambiamo due chiacchiere poi finalmente aprono il cancello e saliamo.
Sblocco un altro livello.
Posiziono CiucciaNebbia, la lego e salgo nella sala comune per accaparrarmi un posto decente per la notte. Incontro diverse persone e inganniamo il tempo chiacchierando, poi le luci si attenuano e cala il silenzio.
Riesco a dormire molto poco, forse l'eccitazione fa da padrona.
Non prendevo un traghetto da quando avevo 14 anni, insomma non ricordavo nulla.
Chiudo gli occhi e d’un colpo sono le 5, guardo fuori e intravedo una timida costa; mano a mano che ci avviciniamo la luce mette tutto più a fuoco e finalmente la vedo.
È lei, la mia meta.
Dopo mesi di preparazione, anni di pensieri, di sé e di ma, tante persone contro questa folle idea, ma per fortuna tante altre dalla mia.
Insomma come un cercatore che per molto tempo imperterrito ha perseverato nel suo obiettivo… cazzo ce l'abbiamo fatta!
La Lunga & CiucciaNebbia insieme finalmente conquistano l'Irlanda.
GIORNO CINQUE - “Non esiste brutto tempo”
Avendo tempo a disposizione ho deciso di fermarmi a Cropredy un giorno in più per prendere una pausa. La sera prima visitando il pub del paese ho conosciuto un gruppo di gente del posto, con i quali ho scambiato qualche chiacchiera in simpatia e mi danno appuntamento per questa mattina.
Il paese è un dedalo di canali, che vengono sfruttati navigando con delle piccole ma lunghe chiatte a motore.
Mi danno appuntamento alle 8, non volendo mi sveglio molto presto; il clima inglese non perde tempo e sfacciatamente mi regala una giornata piovosa, sembra autunno.
Non so se presentarmi o meno all'appuntamento, a causa della pioggia, ma in fondo penso che essendo inglesi non si sarebbero scoraggiati di certo per due gocce d'acqua, così mi incammino. Scendo lungo la piccola riva e sbircio tutte le chiatte attraccate. Colori, nomi e particolari differenti per ogni imbarcazione mi ricordano i canali Olandesi. Contrariamente alle mie preoccupazioni li trovo sulla barca in pantaloncini e maglia sotto l'acqua, io cappello e giacca.
Salgo a bordo, mi offrono del tè caldo e iniziamo a parlare, il mio inglese è arrugginito ma riusciamo a capirci, il tempo trascorre con ottime persone sotto la fine pioggia inglese.
Mi lasciano al ponte e proseguono la loro gita in barca.
Come abbiamo concordato è stata un'altra piccola esperienza.
Rientro in campeggio, cucino qualcosa per il pranzo, guardo le famiglie inglesi arrivare per trascorrere le ferie e scambio qualche parola con alcuni di loro, l'attenzione dei bambini viene catturata da un suono particolare, un piccolo furgone i richiama a se: sono arrivati i gelati. Soddisfatti della merenda corrono a giocare sotto l'acqua, giocano a cricket e non si curano del maltempo.
Trascorro il pomeriggio seduta sotto la mia piccola veranda ed effettuo dei cambiamenti sul carico, capisco che il vestiario estivo non sarà più utile nei prossimi giorni e preparo lo zaino per il prossimo traghetto.
Mi accorgo di soffrire un po’ il freddo stando ferma e quindi decido di tornare al pub.
Riesco a mangiare qualcosa nonostante gli orari diversi per la cena.
Mi metto in disparte, osservo e ogni tanto scambio due chiacchiere.
Si fa buio e decido di rientrare alla base. Uscendo noto un celo sereno ma la pioggia lascia spazio a una fitta nebbia, cammino per il paese in mezzo alle case molto caratteristiche.
Le luci si mischiano alla foschia creando una bella atmosfera.
Rientro in campeggio nel silenzio e mi butto in branda.
Sono contenta di essermi fermata qui.
GIORNO QUATTRO - Good morning
Questa mattina abbiamo anticipato il sole.
La sistemazione per la notte è stata minimal, ma molto pratica e sbrigativa per sistemare tutto in poco tempo. Ciò mi consente di essere in partenza già alle 5, nel buio e nel silenzio del campeggio; riordino tutto e con un colpo secco faccio partite CiucciaNebbia (chissà in quanti mi avranno odiato).
Piove.
In giro non c'è nessuno, l'aria è fredda, ‘Nebbia lo sente.
Alle prime luci dell’alba, nelle strade delle campagne francesi la sensazione per un istante è quella di essere nel pavese, a metà primavera.
Ne approfitto per una tappa in una boulangerie per mangiare un’eclair, visto che non ho fatto colazione, miscela e arrivo a Calais in perfetto orario sulla tabella di marcia.
Mi do un occhio in giro, sembra tutto nella norma, le preoccupazioni espresse in merito sembrano svanire, saremo state particolarmente fortunate?
Così mi fermo in un bar, chiedo un caffè e José, un signore al banco inizia a scambiare qualche parola con me.
Ha origini Irlandesi, mi dice toccandosi i capelli rossi, mi rassicura che Calais è sicura. Bene.
Parto verso l'Eurotunnel e inizio un giro snervante e infinito, il tempo a disposizione diminuisce fino a quando una signora finalmente mi disegna una strada ed eccoci, imbarcate sul treno della manica! I motociclisti in viaggio come noi mi riempiono di domande, facciamo foto e scambiamo qualche parola lungo la tratta, nel mentre abbiamo già approdato in Inghilterra.
Mi fermo subito in un distributore, mangio qualcosa, tiro un sospiro, scende l’agitazione… ce l'abbiamo fatta!
Prendiamo l'autostrada per abituarci alla guida a sinistra, incontriamo dei motociclisti spagnoli con cui ci fermiamo a pranzo e poi ancora alcuni Italiani diretti in Scozia. Percorro circa 200km e arrivo in campeggio in un paese a nord Londra, nelle campagne inglesi.
Il posto è molto tranquillo, sereno e vicino c'è anche un pub. E che fai, non ne approfitti? Subito! una buona birra al tavolo mi fa da biglietto da visita per alcuni “locals”, ci mettiamo a parlare e ridere.
Io e CiucciaNebbia abbiamo conquistato un’altra tappa.
Terzo giorno - Roulette col sole
Dopo il trattamento di lusso in un vero letto, io e CiucciaNebbia ci svegliamo riposate.
Siamo Savonnières-en-Perthois; la giornata inizia con una buona colazione offerta dai padroni di casa.
Approfittiamo del fresco e scattiamo una foto ricordo insieme; dopodiché valutiamo la strada da fare.
Si raccomandano per Calais, dove non negano un po’ di preoccupazione per la delicata situazione sociopolitica, ma noi non ci spaventiamo davanti a nulla; sapientemente concordiamo quindi di scavalcare la tappa che avevo scelto precedentemente (Arras) per spingerci un po’ più in là, accorciando la strada per l'eurotunnel di domani di circa mezz’ora; salutiamo e accendo Ciuccia Nebbia per ripartire. La campagna francese fa da padrona al paesaggio, le strade sono piacevoli da percorrere, e anche in quelle “bianche” non sento una minima disconnessione: gli ammortizzatori Hi-Tec di Carbone sono eccezionali. Tuttavia, i picchi di caldo mi affaticano molto; sono abituata all'inverno, l'estate quindi diventa un bel fardello da portare per me, ma non solo: il sole e il caldo infatti infastidiscono anche la mia attrezzatura che mi costringe più volte a fermarmi a causa del surriscaldamento dello smartphone che funge da navigatore, messo proprio davanti al cruscotto.
La pazienza ha un limite.
Ne approfitto per una tappa extra in un brico: io prendo un po’ di fresco grazie all’aria condizionata, e intanto mi aggiro tra gli scaffali alla ricerca di una soluzione.
A fatica comunico con il commesso del reparto falegnameria, finché lo prendo (letteralmente) e lo porto fuori con me per mostrargli problema e soluzione proposta, indicando il suo compito -quello di prendere le misure per costruire una tettoia da cruscotto-.
Fortunatamente, i Brico hanno dei banchi da lavoro (ma l’attrezzatura l’ho portata dietro da casa, “non si sa mai…”) che mi permettono con due pezzi di compensato, due angolari, delle piccole viti da legno, e l’immancabile nastro telato (sempre sia lodato) compagno di ogni viaggiatrice che si rispetti, di costruire un riparo a regola d’arte.
Et voilá, le jeux sont fait
Riparto, alla volta del campeggio per la notte.
GIORNO DUE – La Francia
Il viaggio prosegue alla grande. Arrivo in Francia insieme a un amico che mi fa da apristrada , insieme pernottiamo al Camping Municipal di Saint-Point-Lac, un campeggio molto bello, pieno di famiglie in vacanza. Mi rendo conto di essere circondata di bambini che corrono a piedi nudi per il campeggio. Al mattino sfrutto finalmente (non vedevo l’ora) la mia nuova attrezzatura e ci dedichiamo a una discreta colazione da campo; successivamente approfittiamo del bellissimo lago del posto per un tuffo.
L'acqua è pulita, il sole scalda, e io sto bene.
Riparto poco dopo pranzo pensando di avere poche ore di viaggio, ma i rigidi limiti francesi e il caldo asfissiante mi porteranno via non poco tempo sulla tabella di marcia.
Tuttavia, non è per nulla un onere: i paesaggi si trasformano chilometro dopo chilometro, lascio la verde montagna per percorrere le campagne francesi, attraversiamo dei bellissimi paesini, vorrei visitarli tutti ma non posso, il tempo corre.
È domenica, non c'è nessuno in strada, ma dentro ai giardini delle casette fiabesche si sente l’odore di carne alla griglia; -che fame-!
Arrivo finalmente a destinazione con un piccolo ritardo sul tempo previsto; questa sera sono ospite di Lu e della sua stupenda famiglia, insieme a Patricia che mi ha aiutata in questa avventura. Trascorriamo la serata in relax, una buona birra e un ottima, tipica cena francese, a base di Quiche lorraine, Tarte-tatin e formaggi tipici. Ovviamente non può mancare un il portabandiera della tavola d’oltremanica, il vino.
Trascorriamo la serata parlando del più e del meno, fino a quando mi spediscono in doccia e in camera mia.
Un letto comodo, questa notte niente tenda; Domani si riparte più carichi che mai.
CucciaNebbia è tranquilla; oggi era più rilassata, magari ha patito anche lei l'agitazione, la fregola del primo giorno. Ora è in un super garage al coperto, anche per lei trattamento a 5 stelle.
GIORNO UNO - Si spengono i semafori
Il primo giorno di viaggio parte con la sveglia puntata alle 5,00; l'aria della campagna pavese è già tiepida e densa di umidità.
Ultimi controlli, ultime raccomandazioni e si parte, con qualche lacrima di emozione.
In men che non si dica arriva il fresco del Piemonte che ci fa respirare, e il lungo lago d’Orta ci regala già un momento di pace.
Neanche il tempo di iniziare a godere la strada che arriviamo in largo anticipo a Iselle, qualche noia sulla carburazione di CiucciaNebbia mi fan preoccupare, ma era solo una paura passeggera: l’aria più fresca e le salite avevano fatto fare il primo esame al motore, passato abbondantemente con lode. Come due bambine per la prima volta prendiamo il trenino che ci porterà a Briga.
Lì un amico ci attende per pranzare, ci accompagnerà poi fino in Francia al primo campeggio.
Il primo giorno ha richiesto tante ore di viaggio, ma io e CiucciaNebbia avevamo voglia di fare strada e abbiamo macinato chilometri senza sentirli nemmeno.
Ho gli occhi pieni di stupore nel vedere paesaggi nuovi.
Montiamo la tenda, cena sotto le stelle ed è già sera, in ricarica per domani.
PROLOGO - 9 Agosto 2024
Io mi chiamo Alessandra, ma mi chiamano la lunga (perché sono alta, anzi...lunga) e lei è la mia fidata Ciuccianebbia, una Vespa PX bianca, 125 del 1982.
Avete presente quei sogni nel cassetto che escono ogni tanto, quelli che “ma si, prima o poi lo faccio?” Ecco, il mio (o meglio, uno dei miei) era di cavalcare la mia Vespa fino a Dublino. In solitaria, solo io e lei.
Un’impresa non facilissima, sicuramente non impossibile, ma che richiede tanto impegno e tanta voglia di mettersi in gioco.
Inizia tutto qualche mese fa, quando ho iniziato a progettare le tappe, a contattare qualche amico per avere supporto tecnico, e a fare tanto passaparola per avere un aiuto, una mano, una passata esperienza da condividere.
Mai mi sarei aspettata che il viaggio partisse da quel momento lì. La preparazione della Vespa, del suo motore, del mio “necessaire de vivre”, la pianificazione delle tappe, dei biglietti; un caos iniziale che si sgroviglia piano piano in una ordinata tessitura man mano che passano i giorni.
La Vespa, ormai stanca dai suoi 40 anni passati in provincia di Pavia tra nebbia e zanzare ringiovanisce di colpo, con un motore nuovo e fiammante messo a punto apposta per l’occasione.
La testa nel pallone, la mente che gira incessantemente giorno e notte si libera quasi di colpo; il countdown è finito, domani c’è la partenza.
Mi trovo a scrivere queste righe la notte prima e penso se avrò dietro tutto, guardo verso il garage e vedo Ciuccianebbia allestita, fiammante, con i suoi adesivi nuovi messi per l’occasione: si, c’è tutto.
Il mio viaggio non sarebbe stato possibile senza un partner d’eccellenza come ho trovato in Parmakit, lasciate che lo ringrazi pubblicamente; se Ciuccianebbia ha perso il peso degli anni è merito suo.
Il viaggio parte il 10 Agosto all'alba, lo step due è iniziare a macinare Chilometri.
Se volete seguire il mio viaggio lo potrete leggere qui e mi trovate anche su Instagram: @lalunga_
LA LUNGA
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