Categoria: Dentro al bauletto

Ci sono stelle che non smettono di brillare, rimangono brillanti nella storia delle due ruote per sempre, nessuna nuvola e nessun’altra stella può oscurarle.
La “stella” Ago nasce a Brescia il 16 giugno 1942, ma la famiglia è del lago di Lovere, quindi Bergamasco a tutti gli effetti e per tutti.

Giacomo Agostini, per gli amici Mino, per tutto il mondo deimotori Ago, è stato un grande del motociclismo Italiano e mondiale.

 

 

Non solo un “pilota”, ma un personaggio capace non solo di dominare la sua epoca bensì diventare un personaggio pubblico, in parole povere un divo.
Prima c’erano prima di lui c’erano grandissimi piloti, Ubbiali su tutti, ma erano “solo” Piloti, dei grandi professionisti, ma Ago ha inventato il Pilota - divo.
Non a caso ha recitato anche in alcuni film e fotoromanzi della sua epoca d’oro, grazie al fascino del campione, del vincente, ma anche grazie a due furbi occhi verdi e un viso dai bei lineamenti.
Eppure è un professionista, un maniaco della precisione, un abile calcolatore, nella vita e in pista.
Per avere un altro esempio simile dobbiamo aspettare almeno un quarto di secolo con un tale Rossi di Tavullia.
Inizia la carriera nelle gare in salita con una moto delle più prestanti del momento, una Morini 175 settebello, si fa subito notare tanto da diventare pilota ufficiale Morini fino ad affiancare nella classe 250 T. Provini.
Lo scintillio di una stella nascente non sfugge al Conte Agusta che lo vuole alla guida delle sue frecce rosso/grigie.
Il sodalizio con la casa di Cascina Costa sarà il più duraturo e il più efficace, un grande pilota sulle tre e quattro cilindri a quattro tempi migliori del momento rendono il binomio quasi imbattibile.
Misurandosi con piloti del calibro di Hailwood, Rodman, Saarinen, Pasolini, Bergamonti, Reed, Ceccotto, Sheene, Roberts, Lucchinelli e molti altri, una carriera che ha attraversato due epoche due generazioni di piloti e il passaggio dai quattro ai due tempi.
Curioso che “l’erede” naturale Valentino Rossi abbia seguito il processo inverso dai due ai quattro tempi.
Nel 1966 vince il primo mondiale, nella classe 500, con la MV, il primo dei tredici vinti per il Conte Agusta fino al 1973.
Nel 1974 accetta, dopo aver rifiutato tre anni prima un’offerta principesca dalla stessa, l’ingaggio della Yamaha.
Scelta probilmente segnata dall'ormai chiaro declino delle quattro tempi a favore delle più leggere e veloci due tempi che ormai invadono il mondiale e il mercato a due ruote.
Nello stesso anno vince il mondiale 350 per poi ripetersi l’anno successivo con la classe 500 portando così al record di quindici titoli mondiali.
Nel 1976 la Yamaha si ritira dalle gare e così Agostini torna in MV con un anno di risultati non all’altezza del pilota e della moto, per poi tornare con la casa dei tre diapason l’anno successivo chiudendo al sesto posto nella 500 e al terzo nella classe 750 dove vincerà l’ultimo suo gran premio da Pilota.
Lasciate le moto Agostini prova a correre con le auto, ma i suoi trentasei anni si fanno sentire e, nonostante le indubbie capacità, nei tre anni gareggiando in formula 2 e formula Aurora non arriverà mai oltre il gradino più basso del podio.
Un Mito non può stare lontano dal suo mondo, così nel 1982 diventa direttore sportivo della Yamaha nella classe 500, dove grazie alla sua costanza, precisione e cura nei dettagli, ma anche alla determinazione, riesce a vincere tre titoli costruttori e tre Piloti con un silenzioso Americano dal nome Eddie Lawson.
Nel 1992 viene chiamato dai F.lli Castiglioni come Direttore Sportivo per loro Cagiva 500 dove rimase per tre anni fino al ritiro della casa Varesina dalle competizioni.
Lasciando le gare definitivamente dopo più di trentanni.
Un Pilota con i “numeri”, e che numeri.
Ha vinto più di chiunque altro, quindici campionati del mondo in dieci anni, tra classe 350cc e 500cc, staccando di due A. Nieto e di sei M. Hailwood, C. Ubbiali e V. Rossi.
Ha vinto 122 Gran premi mondiali sui 177 disputati, diciotto campionati Italiani e in totale ha conquistato 311 vittorie in carriera……nessuno ha fatto ancora meglio di lui e forse difficilmente ci sarà.
Altri tempi, moto diverse, impensabile oggi correre in più di una classe, professionismo più agguerrito, tecnologia estrema, elettronica o chissà altro, ma Ago ormai è una “Stella” nel firmamento del motociclismo e non ci sono scuse.

Back To Top
We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.