F4 - Piacevole sofferenza
Categoria: trafiletti

Tutto nasce dal dover fare qualche scatto a una moto e ad abbigliamento che abbiamo in prova…


Ci vorrebbe un posto giusto e Golferenzo e l’Oltrepò pavese ci sembra l’ideale, tra l’altro finiti gli scatti si potrebbe provare il giro per l’evento organizzato per il sabato successivo, il Fotografo, anche se è una Lei (questo è un valore aggiunto), c’è, il meteo sembra essere favorevole, insomma c’è tutto.

Alla domanda del Fagna: ma tu che moto usi? La risposta è inaspettata: la mia MV Agusta F4!
Ma sei sicuro? Non sarà stancante? Guarda che il giro è di circa 140 Km di tutte curve con asfalto sporco e rovinato e in più ci sono un’ottantina di km, per due, di trasferimento!

Cosa vuoi che sia ci facevo anche più di 500 km in giornata con “Gilda”, il Gavia e persino il tratto Maniva – Crocedomini, insomma dai cosa sarà mai.
Peccato che son passati solo oltre vent’anni e se la MV non li sente rimanendo una delle moto più belle al mondo, il pilota che ora supera i sessanta un po’ sì.

Ma l’incoscienza e la voglia di portare a spasso la moto e fingere che il tempo non sia passato ha il sopravvento, poi i colori si intonano perfettamente con il casco di cui devo fare il servizio…
Non la guido da tempo e lei dimostra subito la sua essenza di iper-sportiva anni ’90, rigida e bassa di semimanubri, quella che vuole essere guidata col corpo.

Scende in piega più veloce del mio pensiero e il quattro cilindri spinge con una progressione entusiasmante accorciando di fatto i tempi tra una curva e l’altra, poi quando imposti la traiettoria lei la segue con rigore e precisione, pura libidine anche per chi pilota non è.
Ma intanto son passati qualche decina di chilometri e il collo comincia a lamentarsi, del resto di solito la posizione che utilizzo recentemente è più da maxi enduro, e non dimentichiamoci che l’età, la mia, è quella che è.

Le inversioni per gli scatti fotografici mettono in mostra un angolo di sterzo degno di un bilico, ma intanto ruba sguardi dai passanti, molti increduli che possa ormai essere una moto d’epoca.
Così finita la sessione fotografica si parte per il giro che passa dal passo del Carmine e poi giù a incrociare la veloce Val Trebbia e poi risalire da Bobbio verso il Penice e andare a prendere la Val Tidone per risalire di nuovo a Golferenzo.

Intanto le spalle e la parte alta della schiena cominciano a indolenzire e la pressione sugli avambracci si fa sentire.
Sullo stretto si soffre, ma quando la strada si distende nel misto veloce il piacere si dipinge in un sorriso dietro la visiera.
Certo che dopo Bobbio la pioggia che ci sorprende non è la benvenuta e con una grande citazione “Potrebbe essere peggio…” ecco che anche la grandine comincia a colpirci, senza nessuna possibilità di riparo, per oltre 20 chilometri.

Cosa vuoi che sia ti fa male la schiena e le spalle, i polsi urlano e stai guidando una moto con semi manubri, gomme sportive, senza ABS e senza nessuna diavoleria elettronica in aiuto.
Curva contro curva in discesa e finalmente la pioggia cessa ma non le lamentele del vecchio corpo non più abituato a moto così.
Il rientro verso casa è fatto di lunghe stradali e superstrade da percorrere velocemente che rendono più sopportabile la fatica o forse ormai mi sono rassegnato a soffrire.

Arrivo a casa con quel misto di piacere e sofferenza che si prova quando le emozioni si fanno intense, quando i piatti della bilancia rimangono alla stessa altezza, i pro e i contro che si mischiano fino a rendere difficile distinguerli e poi quando la parcheggi nel box e la guardi, bella nonostante gli oltre 22 anni, le perdoni tutto.

Ph. Cristina Pertile

Flap Firma

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