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Rossi-Ducati:
miracolo necessario!


Le dichiarazioni di Valentino non potevano che accendere subito grossi dibattiti, dopo tutto sono tuonate come una grossa esplosione in mezzo a quello che sembrava un centro benessere, dove solitamente un sacco di persone afflitte da stress e problemi sorridono un po' ebeti dicendo "va tutto bene, è tutto a posto...".
Già l'anno scorso tutti avevamo trovato strano, quasi assurdo, che pessima prestazione dopo pessima prestazione, le due parti continuassero a sorridere tronfi di dichiarazioni piene di buoni propositi, da Valentino Rossi a Filippo Preziosi, da Jeremy Burgess a Vito Guareschi.


E cosa c'è di strano? Beh c'è che è irreale che un 9 volte campione del mondo e una casa del livello di Ducati accettino di non vedere un minimo miglioramento in un anno, o quasi, che un 9 volte campione del mondo e gran bastonatore accetti di navigare nelle retrovie, e che una delle case più tecnologicamente avanzate accetti di arrendersi alla filosofia della barricata opposta. E' tutto sbagliato.
Io non sono né valentiniano né ducatista, mi piacciono i piloti belli da veder guidare, coriacei e spettacolari, Rossi, Biaggi (antipatico o meno che sia, non ci devo mangiare assieme), Stoner, Lorenzo, Spies, il mitico Sic, Checa, Laverty, Haga, Bayliss e tanti altri. Le moto che mi strappano il cuore sono tante, i blasoni mi fanno tutti impazzire, specialmente quelli carichi di storia, comprese Guzzi, Norton, BSA, ecc. Ecco, invece mi piacciono poco i fanatismi, ma questo è un altro capitolo, ne parleremo.

Quindi cosa ne pensa un motociclista apolitico?

Che tutta questa sorpresa per le dichiarazioni di Rossi sono fuori luogo, non perchè siano corrette, ma perchè il pesarese non è nuovo a queste uscite, passa dall'ottimismo a oltranza a sfuriate che risuonano sulle pagine di giornali e blog per giorni se non settimane, come furono quelli contro gli ingegneri Yamaha, rei di non dargli abbastanza cavalli per contrastare la Ducati, o come furono quelle contro Michelin rea di non tenere il passo della Bridgestone.
Che se all'inizio era Ducati a correre dei rischi a livello di immagine, vistra la strabordanza mediatica di Valentino Rossi, oggi è il Sig. Rossi a dover far bene i propri conti, oggi che i conti della rossa sono floridi, che il marchio va a gonfie vele sul mercato, che vince in Superbike, che è corteggiata dal gruppo automobilistico più florido al momento, e che quindi sarà ancora sul mercato quando nuovi e giovani campioni avranno preso il posto nell'immaginario dei tifosi del campione pesarese.
Che arrivati a questo punto, o succede un miracolo o il divorzio è la via migliore. Una stretta di mano, la dichiarazione di una palese incompatibilità tra modo di guidare la moto e modo di pensare la moto, e via verso un altro futuro.

E' la cosa che vorrei? Assolutamente no! In questi tempi duri di sacrifici e di economia allo sfascio, in una nazione sotto assedio da una finanza spregiudicata e una classe politica incapace di opporgli un'economia reale, il popolo motociclista, che dall'era Valentino comprende anche casalinghe ed ecologisti oppositori delle sputazzanti due ruote, ha bisogno di una bella storia, di una favola, di un matrimonio da mille e una vittoria tra Valentino Rossi da Tavullia e la rossa che infiamma i cuori, Ducati da Borgo Panigale, un matrimonio come quelli tra principi a star del cinema.
Troppo sognatore? Tolti gli anti Ducati e gli anti Valentino, che sono una minoranza, confessatelo anche voi, quante volte vi siete messi davanti alla TV pensando "dai, oggi succede il miracolo alla Rossi, la Ducati prende il volo spinta dalla poderosa tecnologia italiana desmodromica e la coppia rossa vince stracciando tutti". Lo avete pensato vero? Ne abbiamo bisogno.

Ma quante delusioni possiamo ancora aspettare?

Wolf

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