La moto nel fienile
Gli occhi scrutano la carena colorata dell'ultima supersportiva Italiana. Stessa nazionalità della sua che guidava tanti anni fa, non ricorda quasi più quanti, eppure le emozioni tornano forti fino a sentirli nelle ossa, quelle rimaste intere e quelle che negli anni ha dovuto aspettare si aggiustassero dopo una curva presa male.
Guarda questo missile dalle prestazioni esagerate, cavalli a manciate che farebbero impallidire quelli della sua rossa monocilindrica da mezzo litro che a quei tempi era tra le più veloci di una casa ormai scomparsa.
La sua la custodisce comunque sotto la coperta buona sotto il fienile, sarebbe pezzo pregiato nella collezione di molti appassionati di moto d'epoca ma é la "sua" non la lascerebbe mai in mani altrui.
Il motore celato sotto un profilato elegante vestito che promette protezione alla furia del vento che lui prendeva in faccia quando il casco era simile a una scodella e una piccola unghia di lamiera con il numero non bastavano a fendere il vento.
Gomme larghe più del doppio per mordere l'asfalto anch'esso ben diverso da quello di cinquant'anni fa, quando c'era e quando magari la terra battuta era invece il fondo su cui scaricare la forza del motore.
Nessuna elettronica, solo sensibilità di polso e chiappe per controllare frenata, curve e sbandate.
E poi quel pulsantino magico per dare vita al tecnologico motore così ecologico da far vergognare il suo grosso carburatore per i danni causati all'ambiente, o almeno lo hanno convinto sia così.
Una piccola pressione e via, nessun rituale di aria, anticipo e ricerca del punto giusto per dare la scalciata giusta al pedale di avviamento, tanta praticità ma quanta poca poesia nel gesto.
Basta questo per fargli tornare il desiderio, difficile sia ancora in grado di usare la sua moto, ma di sicuro tornerà più tardi al suo fienile a sollevare la coperta e ripercorrere nei gesti quello che in molti si sono dimenticati, lui no.
Flap