Niente di fatto per ora per Andrea Iannone, il pilota di Vato in forze al team Aprilia ufficiale non è stato assolto dalle accuse di doping.
Iannone era stato trovato positivo agli steroidi nel dopogara della Malesia, esami che hanno condotto alla sospensione del pilota dall'attività sportiva a fine stagione, quando si stavano per iniziare i test 2020.
Subito presa in mano la difesa e la sua onorabilità, Andrea e il suo staff avevano chiaramente respindo le accuse di doping da steroidi, facendo osservare giustamento che un ingrossamento della massa muscolare è incompatibile con lo sport motociclistico che predilige fisici più longilinei e flessibili. La difesa si è concentrata fin da subito sull'ingerimento di carni che contenevano un altro tasso di steroidi, pratica in effetti molto più permissiva che in in Italia in diversi paesi del mondo, come nei paesi nel quale si trovava Iannone.
Ieri si è svolta l'udienza di appello davanti alla commissione disciplinare della Federmoto, che però per ora si è presa il tempo di valutare le prove difensive di Andrea Iannone, che consistevano in alcune perizie di parte tra cui la prova del capello, dove si dovrebbero trovare residui della sostanza in caso di utilizzo volontario e prolungato di sostanze dopanti. La perizia ha sostanzialmente riferito che i quantitativi sono troppo bassi per essere un comportamento reiterato.
L'accusa però si è voluta prendere il tempo per valutare le prove, ci vorranno ancora diversi giorni prima che la commissione si pronunci, ma per ora l'esito è del tutto incerto. La perizia di parte è solo il mezzo per arrivare ad un ulteriore perizia chiesta dalla commissione, non una prova vera e propria.
Intanto i giorni passano, e i test di Sepang vedono Aprilia già orfana di Iannone.