Ducati stupisce con il monocilindrico più potente montato sulla moto più divertente.
Dopo la prova di questa Ducati Hypermotard 698 mono mi sono rimaste talmente tante “buone cose” dentro che devo sforzarmi di andare per gradi e fare ordine anche nella mia mente per metterle tutte su carta e cercare di non fare troppa confusione. Cioè, intendo, non posso scrivere subito entro le prime quattro righe che è una moto pazzesca…ops…ma devo sicuramente motivare il perché di questo pensiero.
Intanto da Ducatista di vecchia data vedere la sigla “superquadro mono” fa volare alta la nostalgia (e la goduria) nel ricordare il glorioso supermono, motore (e moto) prodotti da Ducati negli anni ’90 in pochissimi esemplari (67 per la precisione) pensati per le gare. Un monocilindrico da quasi 500 cc già allora capace di 75 cv ed in grado di vincere un TT nella sua categoria nel 1995.
Pausa: sento i già i sapientoni che fremono per scrivere la critica…quindi li anticipo, nel vecchio supermono il cilindro era orizzontale, sulla Hyper è verticale.
Secondo elemento da mettere subito li “agli atti” è che appena salito in sella, l’impostazione di guida mi ha ricordato tantissimo quella dalla prima, indimenticabile Hypermotard 1100, presentata nel 2005, una moto pazzesca, forse non per tutti ma dalla guida entusiasmante. Quindi immaginatevi adesso una moto dalla guida divertentissima, gestibile, con un motore potente e con una castagna da far impallidire propulsori più frazionati. Ecco questa è la Ducati Hypermotard 698 Mono.
IL SUPERQUADRO – BESTIA INDIAVOLATA
Non ci credevo nemmeno io che un monocilindrico potesse trasmettere dal polso al cervello tante sensazioni, tante emozioni. Un propulsore, gioiello di ingegneria capace di esprimere nella sua versione base 77,5 cv a 9.750 giri (hai letto bene novemilasettecentocinquanta) con una coppia di 63 Nm. Il limitatore ferma l’urlo del mono alla pazzesca cifra di 10.250 giri. Parlo di versione base, poiché se sei esigente e hai qualche soldino in più montando il kit racing Termignoni (scarico completo e filtro) la potenza sale a 84,5 cv. Ti ricordo che però “racing” non fa rima con “omologazione per la strada”. Lo dice uno che girava con una 748 con i Termignoni talmente aperti che dovevo ricordarmi di chiudere il gas 2 km prima di casa per in incorrere in sanzioni famigliari, oltre ad evitare di farmi sequestrare il libretto dalle forze dell’ordine ufficiali.
Se state pensando che voi con meno di 200 cv non vi divertite, immaginate di montare questo “teppista” qua da 659 cc (dal peso piuma di circa 40 kg) su una moto che a festa finita, tolto solo il pieno pesa 151 kg; vi assicuro che vi rimangerete la parola. E vedremo anche perché. La leggerezza della moto si è ottenuta lavorando su tanti fattori: il telaio a traliccio ha i tubi in spessori differenziati, i cerchi in lega e il forcellone bibraccio in alluminio sono tutti pensati per la riduzione del peso. C’è persino un unico (ma efficacissimo) disco freno all’anteriore. Abbiamo già parlato del peso piuma del motore…insomma qui tutto è volto alla leggerezza e di conseguenza al divertimento.
DIVERTIMENTO: IL PRIMO, GRANDE OPTIONAL
Non a caso abbiamo scattato alcune foto di questo servizio “giocando” anche in uno “skate park”, per “simboleggiare” il divertimento trasmesso da questa moto. Intendiamoci bene, non è un giocattolo plasticoso, ma una maxi motard che si fa condurre su strada (e in piste adeguate) con facilità puntando la massimo divertimento. Leggera, bilanciata, agilissima, basta pensare ad una cosa e lei la fa, entra in curva con una velocità tale che sulle prime ti trovi ad anticipare troppo l’ingresso, ma poi prese le misure sposti tutti i riferimenti più in la frenata compresa. Il mono brama gli alti regimi, sopportando poco se lo vuoi far girare basso, magari in città, portandoti a scegliere il riding mode adeguato che lo renda meno ruvido. Diciamocela tutta, chi sceglie questa moto, non credo voglia andarci a fare la spesa, ma al contrario la scelga per puro piacere personale. E infatti, mappa sport e strada a curve sono gli ingredienti ideali per ore di sano divertimento. Certo “la predica” dice sempre di non esagerare, ma qui c’è tanto materiale per emozionarsi.
Basta solo sgranare qualche marcia a pieno gas partendo al verde del semaforo, meglio se con il cambio elettro assistito per capire che oggetto abbiamo tra le mani e tra le gambe. Raggiunte poi le curve le puoi affrontare con lo stile che vuoi…stradale, enduristico...motard a lei interessa poco, gommata di serie con gomme Pirelli Diablo Rosso IV regala una sicurezza in piega difficile da descrivere, con una elettronica sempre puntuale che aiuta in caso di errore o di esagerazione (anche voluta).
Ecco l’elettronica, c’è ne quanta ne vuoi forse anche di più. E non è una cosa negativa. Per esempio se in mappa sport portiamo l’anti-wheelie su livello 1 diventa un wheelie-assist per chi come noi un po’ negati vuole impennare, ma ha bisogno un elettronica che stoppi le esagerazioni. Fantastico!
Tornando la pacchetto elettronico chi conosce Ducati sa quanto può essere completo. Piattaforma inerziale a 6 assi, ABS cornering (ormai un must per Borgo Panigale) con una funzione che consente il controllo di derapata (slide by brake) per chi ha un bel manico, Power Launch per partenze ancora più a razzo di quello che puoi fare con le tue mani giocando tra frizione e gas. E ancora il quickshifter bidirezionale (adoro!) che figura tra gli optional della versione base, mentre è di serie sulla versione RVE (di cui parleremo dopo). Ovviamente ci sono i riding mode che si fanno in 4 per te: Sport – Touring – Urban – Wet e se i settaggi standard ti annoiano (e chi sei Superman?) ognuno dei 4 moschettieri del divertimento è customizzabile in ogni valore. Cosa vuoi di più? Perché c’è di più, oltre allo scontato controllo di trazione si può “settare” anche la potenza del freno motore, per le staccate più micidiali che puoi immaginare. Unico neo? Devi fare tutto tramite il piccolo display di bordo, che di suo è proprio figo, ma da navigare le prime volte è un po’ complicato, da capire diciamo. Se non altro i caratteri bianchi su fondo nero sono visibili e chiaramente interpretabili al volo in ogni condizione di luce. Insomma studiando la scheda tecnica e leggendo quanto scrive la casa madre, un pacchetto elettronico unico nella sua categoria. E non c’è bisogno di essere increduli a questa affermazione.
ANCHE L’OCCHIO…
Vuole la sua parte e se il bello è soggettivo allora vi dico la mia. Vista dai miei occhi questa moto sprizza sportività da tutti i pori. Un’immagine da motard vera, da competizione, snella, slanciata che esalta la verticalità del mono che si erge fiero vero il serbatoio. Magra, magrissima tanto che arrivi a pensare che le tue ginocchia si possano toccare. Sella piatta, biposto se il tuo passeggero si chiama “Joe Temerario”. Battute a parte, rispetto ad altre moto simili qui il passeggero ha anche dei buoni appigli per attaccarsi alla moto e non alla vostra pelle (del giubbotto ovviamente) quando decidente di spalancare il gas.
Il posteriore è davvero bello con i due terminali di scarico ed un porta targa davvero esile. Senza dimenticare i cerchi in lega a cinque razze con profilo a “Y” ciliegina sulla torta del design della moto bolognese. E se tutto questo non vi basta, c’è la versione RVE ispirata alla street art ed ai “graffiti” che appunto il nome della grafica dedicata alla versione top di gamma.
SI MA…IO…OVVERO IL PILOTA…?
Chi conosce le varie filastrocche legate a Ducati si ricorda cosa fa il riccio? La cosa è stata cosi, vado a ritirare la moto a Milano, ovviamente genialmente nell’ora di punta, me la consegnano in mappa sport, quindi faccio le prime centinaia di metri nel traffico cercando di imbrigliare un “mustang” incazzoso (ove Mustang intendo la famosa razza di cavalli non l’omonima 4 ruote). Non avevo tempo per stare lì a spippolottare con il settaggio delle mappe. Va la faccio breve, alla fine si apre un varco come successe a un tale Mose’ e do gas pieno…avrei voluto io stesso fotografare la mia faccia in quel momento tanto mi ha stupito accelerazione e spinta in avanti. Dal quel momento è stato amore incondizionato. 15 giorni spesi insieme quasi quotidianamente fino a portarla su passi liguri più vicini alla desolata piana lombarda dove il “mono-mustang” mi ha stupito ancor di più tra le curve.
Un allungo pazzesco, arrivi a 9.000 giri e pensi che sia finita e invece no il limitatore è più su. Sinistra destra, piede fuori, gas frena inserisci esci gas…insomma il tagadà ma tutto tra le tue mani ed in pieno controllo. Altro che intelligenza artificiale, qui non fai tempo a pensare e il Ducati Hypermotard 698 mono la sta già facendo. Ah quasi dimenticavo…ho parlato freno anteriore “solo” monodisco. Si ma che disco…330 mm su cui lavora una pinza radiale Brembo M4.32 che tradotto vuol dire che le staccate sono da urlo. Al posteriore disco da 240 mm. Entrambi i dischi non sono “qualsiasi” ma con design dedicato alla “Mono”.
ALLA FINE…
Si l’ho so che poco sopra ho scritto amore incondizionato, ma pur rispettando i miei sentimenti gli amici di Ducati l’hanno rivoluta indietro. Non nego una certa mia reticenza nel non rispondere alle loro chiamate al telefono, ma alla fine con un abile trucco (il prossimo test che pubblicheremo su una moto bolognese) mi hanno convinto.
E’ una moto per tutti? Non lo so, va davvero forte e lo fa in tempi rapidissimi, ma chi vuole imparare (in pista sia chiaro) a derapare e ad impennare un po' è il ferro ideale.
Il prezzo? Si parte da 12.890 euro per la “base”. Questo l’assegno da staccare per così tanta roba. C’è chi dice sia una moto inutile…io non l’ho mai scritto, semplicemente perché ci sono salito sopra. La moto si sceglie di pancia, le altre sono “chiacchere nella pioggia”.
Foto di Cristina Pertile
Abbigliamento del test: Giacca Clover Blackstone , Casco Ls2 Pioneer II, Sneakers TCX, Guanti Clover
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