Categoria: Le nostre prove

La moto è un tuono, che riempie l’aria strappandola dalla sua quiete; la moto è un lampo, che fugge in un attimo via lontano; la moto è genio e sregolatezza; la moto è pancia cuore e dopo, poi forse …cervello.
La moto è passione…

 

PASSIONE-CONCRETEZZA-EMOZIONE

Pochi ingredienti questi, ma tremendamente concreti; una ricetta per palati fini, di solito volutamente ruvidi col comando del gas.  Un mix di sensazioni eccezionalmente interpretate da Daniele Vezzani, geniale creatore di IFB, Italian Factory Bike; concretezza ed emozione tipiche della terra dei motori, di quella gente che non si ferma mai, nemmeno di fronte al terremoto.
E noi che vogliamo solo masticare passione non abbiamo resistito e abbiamo voluto saltare in sella a questo gioiello che già da fermo regala “good sensation”. E basta girare la chiave, in posizione per altro tanto assurda da essere simpatica, per farsi invadere dal suono cupo dello scarico ad altezza….diciamo musicalmente giusta.

FULL GAS

Impugnare i semi-manubri da subito un senso di totale ignoranza…e quindi subito estrema voglia di spalancare il gas. Nemmeno il tempo di far finire a Daniele le raccomandazioni e già stiamo (io e lei) derapando sulla ghiaia del cortile; intendiamoci derapando non del tutto consciamente, infatti do gas  convinto di poter controllare il tutto con un colpetto al pedale del freno posteriore….che….non c’è. Imprecazioni, numeri che nemmeno l’orso del circo sul monociclo. Ecco, forse, cos’era l’ultima cosa che il “vezza”  ha urlato mentre partivo.  Il freno posteriore è a leva ed è posizionato sul semi-manubrio sinistro. Serve un po’ di apprendistato per usarlo bene, soprattutto per chi come me, vive di quel tocco leggero al freno posteriore che (mi) regala sicurezza, soprattutto nei curvoni da “ricamare”. Poi però presa la mano, il pensiero vola alle corse, ai grandi campioni che lo hanno sempre usato, per virtù o per necessità, come ad esempio il mitico Dooan.

LA TECNICA

Andiamo un attimo nello specifico. La base di partenza di questa cafè racer è un Triumph Speed Triple T301 del 1995. Unica cosa che rimane dell’originale è il motore  a carburatori da 855 cc. La prima sensuale attrazione  è nel colore. Daniele ci spiega che la colorazione è identica a quella di un aereo utilizzato dai paracadutisti ovvero un Pilatus Turbo Porter PC6, un turbo elica da “soli” 900 cv. Il parallelismo tra aereo e motocicletta è volutamente mantenuto costante, a richiamare velocità, accelerazione….e godimento.
Tutto il retrotreno é stato rivisto modificando telaio e forcellone, quest'ultimo reso stabile (e tremendamente retrò) da una coppia di ammortizzatori (in sostituzione del mono centrale); anche l’avantreno è stato sostituito con quello di una Speed Triple 1050. I semi-manubri e una guida volutamente caricata sull’avantreno (e sui polsi)  e i cerchi a raggi completano il quadro di una cafè racer dall’estro tutto italiano. Il codino di derivazione Thruxton cup ospita uno dei particolari, a mio avviso, più curiosi di questa moto, ovvero lo scarico in titanio e carbonio.

IL SOUND

E il sound della PC6 (che i più fighi possono pronunciare papa charlie 6) vale da solo il prezzo del biglietto.
Da ferma la moto non trasmette esattamente sensazione di leggerezza, ma una volta in movimento, nonostante i polsi carichi e le braccia impegnate in un discreto sforzo, diventa agile ma soprattutto “cattiva”.  Quando spalanchi il gas (sotto ci sono i carburatori, poche mezze misure), lo scarico ti urla direttamente nell’orecchio destro, con un effetto di un crescendo al limite del raziocinio; più tu sgasi, più lui ti riempie lo stomaco; e più lo senti più sgasi…insomma una giostra da cui non scendere mai.

 

IMPRESSIONI DI GUIDA

Le sospensioni sono rigide, forse troppo, le asperità della strada sono copiate esattamente su vertebre e fondo schiena; ma la PC6 non è fatta per andare a passeggio, ad ogni scalata e riapertura del gas sembra  essere ostinatamente maleducata; quasi a dire che se volevi bere il the delle 5 hai preso l’inglese sbagliata; potevi prenderti uno scooter.
Tutti si girano quando il volo della PC6 si fa radente, ma di atterrare non se ne parla proprio; strade, stradine, curve di campagna o di prima collina sono il campo di battaglia di questo mezzo davvero unico. E NON è un modo di dire.
Il piccolo display indica la velocità, per i giri motore deve bastare l’orecchio.

 

MOTO INGLESE - ESTRO ITALIANO

Se da ferma coinvolge per le sue forme e il suo design, in movimento il coinvolgimento è totale, librando libidine pura. Difetti? Forse qualcuno c’è, ma vi sfido a trovarli;
Ho promesso a Daniele di non esagerare (promessa mantenuta a metà) e devo quindi rientrare alla base; ma quanto vorrei portarla la dove nasce il mito delle Cafè Racer; quanto vorrei partire e rimetterla sul cavalletto solo la, nel parcheggio dell’Ace Cafè di Londra. Sono sicuro che moto inglese è genio italiano sarebbero un mix esplosivo.

Ho strappato a Daniele la promessa di un secondo test di un’altra sua creatura….a breve su “questi schermi” ;
Direttamente da Correggio www.italianfactorybike.com pezzi speciali per Triumph, Ducati, BMW, MV, Bimota, KTM, Benelli e tanto altro ancora.

Durante la prova abbiamo scovato una strada chiusa al traffico e abbiamo realizzato questo filmato un po' rustico, ma dovevo troppo farvi sentire la "melodia del tre cilindri".

Viva l’italia dei giovani appassionati imprenditori.

Fagna

 

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