Categoria: Le nostre prove

Non ho ben capito cosa sia accaduto, messo il sedere sulla Triumph Daytona 675R e passati un po' di giorni tra strade, tornanti e cordoli avevo solo una cosa in mente.... cosa devo fare per averla? Ci raccontiamo sempre che una buona moto non deve per forza avere i componenti top di categoria, ma sapete cosa vi dico? Al lusso ci si abitua in fretta.

Il mondo delle due ruote per tanto tempo ci ha raccontato che le moto stradali erano a 2 o 4 cilindri, un po' come essere in uno stadio dove ti schieri in una curva o nell'altra, in quell'epoca dove l'elettronica non faceva sembrare un quattrocilindri come un bicilindrico, era una scelta netta il numero di cilindri che ti portavi nel box. E se lo stadio fosse... triangolare?

I tempi moderni ci raccontano verità diverse, ma elettronica o meno esiste una realtà tutta diversa, una realtà un po' per tutti i gusti, il 3 cilindri. Triumph è la casa che più di tutte ha creduto in questa architettura, e la Daytona 675R rappresenta un po' la lama affilata di quest'arma, una lama inglese che taglia più di una katana.

La Daytona 675R è piccola e compatta, affilata nelle forme, con un design che non risulta sgraziato in nessuna parte della moto. Il frontale, pur non più una novità, funziona ancora. La componentistica è al top, ma soprattutto non manca la cura di tutti quei particolari che un motociclista innamorato di questo genere di moto non scorda di guardare: scarico corto laterale che libera le forme e il design della parte posteriore, pinze Brembo radiali, cerchi a 10 razze, telaio a traliccio rosso che lo mette in evidenza, una piastra di sterzo alleggerita come si usa nelle moto raffinate.

Dal punto di vista tecnico abbiamo quello che si può chiamare un solo, semplice, indiscutibile, full optional: pinze Brembo radiali comandate da una pinza radiale Brembo, sospensioni anteriori Ohlins NIX30, così come anche il mono è un Ohlins TTX36. Abbiamo il cambio quick shifter che in pista, per quelli con un bel manico, può fare la differenza, gomme di primo equipaggiamento sono le Metzeler Sportec M7, una gommatura che anche in pista da belle soddisfazioni come confermato anche dal gommista del circuito di Modena. Essendo un motociclista "normale" anche un parere di settore, non si disdegna.
Non manca l'ormai indispensabile ABS di foggia racing su questa inglesina, con una particolare impostazione per il circuito che permette una tolleranza ampia di rotazione tra anteriore e posteriore prima dell'intervento.



Il tutto spinto da uno splendido motore, un 3 cilindri di 675cc da 128 cv, che se non è infinito nell'allungo (ma siamo ormai ai 14.400) lo è sicuramente nella progressione, nella schiena, dove è difficile davvero da trovare impreparato nella ripresa e nella progressione. Forse l'unica mancanza rispetto alla concorrenza, ma solo perchè oggi sembra quell'ennesimo aggeggio dovuto, è la gestione della mappatura del motore, di cui a dire il vero sentiamo di poter fare a meno.

Davvero belle le finiture della moto, a partire dalle leve, ai comandi e al bel dashboard fornito di indicatori luminosi tarabili che segnalano l'approccio e l'arrivo al momento della cambiata, tutto su questa moto sembra realizzato con grande cura. Gli ingegneri di Hincli sembra abbiamo imparato e migliorato la tecnica di progettazione e realizzazione giapponese. Non è un segreto che questa moto si rifà più agli schemi nipponici che a quelli europei, ma guarda caso alla lunga i britanni sembrano aver avuto la meglio, oggi che il 3 sembra essere sbarcato tra le motorizzazioni del sol levante e diventa il numero perfetto anche per i motori.

Completa la dotazione del dashboard, non manca nessuna indicazione, velocità con indicazione numerico, contagiri con indicazione grafica, parziali, temperature, orario, livello carburante, parziali, ecc. Leggibilità sempre buona in tutte le condizioni di luce, solo le varie informazioni distribuite nel display (velocità e giri a parte) vanno prima messe a fuoco, memorizzate, e poi diventano naturali.



Prima di salirci avevo sentito molte storie su questa Daytona, e sulla sua presunta scomodità. Ma a dire il vero, nonostante non sia mai stato uno di quei fachiri che hanno compiuto viaggi da 500km su un 748 o un Ducati SS, non ho trovato questa inglese così scomoda. Si è vero, le dimensioni non sono più quelle delle sportive di una volta, il mio (quasi) metro e ottanta stava sportivamente rannicchiato sulla moto, ma 400km in una giornata, con qualche fermata, li ho fatti e non ho avvertito grande stanchezza. Si può usare per strada? Certo! Ci si sta rannicchiati dentro, ci si sente una parte della moto, con quel piccolo cupolino che offre un po' (senza esagerare) di protezione dall'aria.

In pista poi non è una moto per niente faticosa, le sue doti ciclistiche non ne fanno una moto da trascinare in curva, la sua neutralità ne fa una moto per tutti gli stili, sempre pronta ad assecondare il pilota senza sforzi.
Lo scarico emette un suono unico, davvero coinvolgente, e quella fila di led che sale nell'ultimo tratto a raggiungere il limitatore è davvero... spettacolare.
È sicuramente una moto da far scorrere, vanno sfruttate le sue doti di progressione, la sua schiena molto corposa, per non prestare il fianco ai quattro.



Ciclistica da Babbo Natale. Vale a dire che se potessi chiedere a Babbo Natale un regalo chiederei una moto con una ciclistica così. Anche per strada è sorprendente, punti la ruota in un punto, e lì la moto va. Una lama affilata, per strada ma soprattutto tra i cordoli. Verrebbe da pensare che con delle sospensioni così, la strada e le sue "imperfezioni" italiche siano nemiche e una sofferenza, ma invece la grande qualità di queste sospensioni fa si che anche per nel viaggio tra casa e lavoro si arrivi a pensare "è una figata!".

Chiudendo, davvero difficile trovare un motivo per non comprare questa moto, il prezzo, anche se non basso, è adeguato alla dotazione, c'è tutto quello che un amante delle moto sportive vorrebbe. Troviamo un difetto a tutti i costi? Per chi come me anche queste moto le ritiene tutto fare, il proiettore anabbagliante non fa al meglio il suo dovere. E il pelo lo abbiamo trovato.

È iniziato l'anno? State decidendo qual'è la moto da comprare? Forse l'avete trovata.

Materiale utilizzato nel test: Casco X-lite 802R Carbon - Tuta Macna - Stivali Stilmartin Stealth - Guanti Spidi - Paraschiena Zandonà - Intimo SIXS

Per le foto in pista si ringrazia Carlo Flaminio
Filmato on board e in pista di Racebooking
La realizzazione del test è stata possibile anche grazie alla preziosa collaborazione della Free Riding by Luca Pedersoli e dell'autodromo di Modena

Wolf

 

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