The Bikeriders il Film
Categoria: Biker World

La cinecavalcata di Bikeriders ci ha raccontato l’inizio dell’epoca delle grandi bande motociclistiche fuorilegge, una lettura da dentro unica, ma è mancata la potenza della frontiera americana.

Non parliamo ovviamente della frontiera in senso stretto, quella del far-west, quelle delle terre selvagge che hanno caratterizzato l’epopea della conquista americana, parliamo della frontiera americana più diffusa, quella che sta dentro all’animo a stelle e strisce, che si trova ovunque sul suo territorio e qualche volta anche fuori. Le frontiere sono di tanti tipi, a volte mentali, a volte sono territori, a volte sono quelli tra il bene e il male, tra le legge e la criminalità.

Per apprezzare fino in fondo la pellicola di Bikeriders bisogna prima leggere l’antefatto, bisogna prima capire come nasce questo film, tratto dal libro The Bikeriders di Danny Lion, un giornalista fotografo che per diversi anni si è inserito nel club motociclistico Outlaws DC e ha vissuto come loro, documentandone l’epopea da semplice club a gruppo criminale che terrorizzava i dintorni di Chicago.

La traslazione in questa pellicola, che nome della banda a parte sembra riprendere in buona parte le vicende degli Outlaws DC, appare però in certi versanti scarico, troppo incentrato sulla storia del suo fondatore, Johnny (Tom Hardy), il suo pupillo, Benny (Austin Butler), e la moglie, un rapporto contorto e combattuto per accaparrarsi il bello e maledetto Benny. In parallelo si narrano le vicende della nascita, la crescita e la metamorfosi dei Vandals, la banda creata e capeggiata da Johnny.

Anche dal punto di vista della fotografia si attendono grandi scene epocali, con gruppi motociclistici che arroventano le strade degli anni sessanta sullo sfondo delle cittadine americane, ma sono davvero pochi i passaggi che possono avere qualche effetto wow. Intento del regista Jeff Nichols è sicuramente più quello di immergersi nella storia, nell’epopea di una singola banda, e nel microcosmo del suo fondatore, intriso del romanticismo di una sana passione, l’aggregazione di animi diversi da quelli della normale classe operaia americana, fino alla metamorfosi completa dei Vandals con la morte di Johnny. Il tradimento che lo porterà alla morte è la metafora del tradimento di quel sogno che aveva dato vita ai Vandals.

Manca potenza, manca cavalleria, ma non per questo tutte le premesse sono disattese, il sogno e il romanticismo tengono. C’è il racconto di una radice importante di un pezzo di cultura americana, arrivata fino a noi con le vicende di bande come gli Hell’s Angels o gli stessi Outlaws DC, tutt’ora in servizio attivo, c’è la consapevolezza che la frontiera americana si spostava a cavallo di grandi motociclette. 

Tutto qui? Beh costumi e moto sono un bel tuffo in un motociclismo davvero lontano, ma per i più curiosi e appassionati c’è un seguito. Quanto il film rispecchia il libro originale di Danny Lion e la storia degli Outlaws DC? Non vi resta che scoprirlo.

 

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