Categoria: Biker World

Con quest’articolo vorrei presentarmi a tutti voi che avrete voglia di leggere, di capire chi sono e dove mi ha portato questa mia grande passione per LE MOTO.
Mi chiamo Salvatore Sasaplanet Di Benedetto e sin da quando sono nato,


ho sempre avuto un amore per le due ruote, tanto che dai racconti di mia mamma quando ancora gattonavo, mi avvicinavo alla piccola moto elettrica che mio padre mi aveva regalato e arrampicandomici su giravo per tutta casa. Sempre per “colpa” di mio padre imparai all’età di 6-7 anni a guidare nel viale di casa la vecchia PX 125 di famiglia, a quattordici anni arrivò il primo scooter e a quindici la tanta sognata prima moto, una Aprilia RS 50. Già a sedici anni fu tempo di cambiarla con una Cagiva Planet 125, moto da quale i miei amici fecero nascere il mio soprannome: Sasaplanet, nickname che con il senno di poi non poteva esser più azzeccato.



Purtroppo però fino ai ventidue anni ho sempre e solo avuto moto da strada con le quali giravo in pista, ma sentivo dentro di me che non era quella la mia vera “strada”. La svolta arrivò nel 2005 quando fui trasferito per lavoro in Marocco, lì mentre mi spostavo da una parte all’altra del paese, guardavo dal finestrino del treno queste immense distese di piste che sognavo di far a gas aperto con la moto, tornato in Italia decisi di cambiare moto e genere e fu lì che entrando in una concessionaria KTM e vedendo le foto del compianto campione Fabrizio Meoni in sella a un KTM 990 Adventure, m’innamorai e finii per cambiarla con il mio GSX-R 1000.
A questo punto avevo acquistato la mia prima moto da viaggio avventura non mi restava altro che prepararla da viaggio e iniziare a usarla. Ovviamente la prima avventura fu semplice e vicina, scelsi la selvaggia Sardegna ma nonostante l’incantevole isola mi avesse stregato, capii che volevo qualcosa in più.


E fu cosi che ad appena ventidue anni, giusto 10 anni fa, decisi di unirmi a un gruppo di esperti viaggiatori per un’avventura nelle esotiche terre dell’Est, scegliendo senza esperienza né attrezzatura adatta di mettermi alla prova in quella che forse ancora oggi posso ricordare come una delle avventure più belle in assoluto, Thailandia, Laos e Cambogia, forse non proprio, le mete che tutti sceglierebbero ma senza dubbio fu una folgorazione, capii finalmente qual era la mia strada. Ricordo ancora con un sorriso le parole di uno di loro che al mio arrivo mi disse: Che bello vedere che c’e ancora qualche ragazzo con la voglia di sognare, ovviamente era rivolto alla mia voglia di vedere il mondo e non da un costoso resort ma dall’alta del mio cavallo ferrato, senza passare le mie serate in discoteche consumando litri di alcol ma seduto attorno ad una tavola ad ascoltare i racconti di chi ne ha viste tante e in luoghi in cui oggi nemmeno si potrebbe entrare.



L’anno successivo partecipai a un altro Raid, uno dei più lunghi che abbia mai fatto, 55 giorni dall’Etiopia, alla Tanzania, passando per il Kenya. Ammalatomi di Africa l’anno successivo feci da supporto con il mio pick-up agli amici motociclisti e li accompagnai nel West Africa Raid, nelle terre di Senegal, Mali, Burkina Faso e Benin.
Man mano che questi paesi si susseguivano, insieme alle conoscenze meccaniche e gestionali che aumentavano, cresceva dentro di me la consapevolezza che tutto ciò poteva esser gestito in solitaria senza l'aiuto di costose agenzie, ho così affrontato, un viaggio nella terra che fuma l'Islanda, paese dai mille colori, tornato da questo, è nata dentro me la voglia di fare qualcosa di grande, un’avventura vera. Ho pensato per mesi a ciò che mi sarebbe piaciuto fare, e intanto continuavo a leggere i miei libri preferiti: Brum Brum, The long way round, fino a che mi è capitato di leggere delle gesta di due giovani medici Argentini, i quali intrapresero un ambizioso viaggio alla scoperta dell'America del Sud, per chi non avesse letto il libro "i diari della motocicletta", magari il nome dell'autore può aiutare, Ernesto "Che" Guevara, si proprio lui, il "Che" il grande combattente, poco più che ventenne affrontò un viaggio all'avventura con l'amico Alberto Granado.


Non potendo permettermi 6 mesi di ferie, come poter affrontare un viaggio così lungo avendo a disposizione poco più di un mese l’anno? Pensai a un viaggio a tappe e di volta in volta avrei cercato un posto, dove lasciare la moto. Di lì a poco avevo spedito la moto in Chile a Puerto Mount da dove scesi fino a Ushuaia il punto più a Sud del continente Americano e decisi di lasciare lì la moto. Vi tornai l’anno successivo e risali fino a Mendoza nel nord dell’Argentina, dove lasciai nuovamente la moto. Nel terzo viaggio Attraversai le Ande, tra Argentina del nord, Chile, Bolivia e Perù. Nell’ultimo dei quattro viaggi feci Perù, Ecuador e Colombia, ma qui mi dovetti fermare, anche se l’idea era quella di arrivare in Alaska, mi fu sequestrata la moto, ma questa è una lunga storia che potrete scoprire se avrete voglia di continuare a leggermi su questa rubrica sui viaggi.



Non avendo più una moto da sfruttare in Sud America decisi di avventurami nel deserto Tunisino con una pesante KTM 990 Adventure, che nonostante tutti i pareri negativi dati dal peso, risultò essere una moto più che divertente e a suo agio tra le piccole dune del Sahara. E infine quest’anno ho deciso di affrontare le alte vette del Mustang in Nepal con una piccola Royal Enfield a noleggio, per la prima volta nella vita non guidavo una mia moto, ma una a noleggio, ma devo dire che il piccolo Enfield nonostante il peso degli oltre 200 kg e i poco meno di 15 cv, mi ha regalato grandi soddisfazioni.



Vi lascio dicendovi che se vorrete continuare a seguire le mie avventure, ci sarà da leggere e divertirsi, sopratutto che ce ne saranno spesso di nuove, essendo ora in procinto di partire per un prossimo viaggio, di cui però non svelerò né luogo né periodo, sappiate solo che potrete seguirmi costantemente sul mio profilo FB o sulle pagine di aMotoMio.



Un abbraccio a tutti e: On the road again forever.

Sasaplanet


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