Ve lo sta dicendo uno che non ama le uscite solitarie, uno a cui piace la compagnia di un passeggero, ovviamente di sesso femminile, sulla sella.
Lo sta scrivendo uno che non è capace di partire per un viaggio da solo, ha bisogno di un complice, di compagnia: insomma di qualcuno con cui convivere le emozioni che la moto sa dare e quelle che attraverso la moto arrivano.

Eppure lo stesso che vi ha confessato la sua debolezza e forse insicurezza è lo stesso che ritiene la solitudine della moto.
Quella che ti isola dentro al casco e dentro ai tuoi pensieri mentre stringi quel manubrio e ti concentri curva dopo curva.
Non importa se a fianco alla tua moto viaggia quella dell’amico di sempre, quello che conosce tutto di te, anche della tua guida approssimativa, i tuoi piccoli segreti che ora sono custoditi dentro la testa protetta da un guscio di sicurezza.
Sei solo anche quando la tua schiena sente il contatto dell’amica o della persona amata che si stringe a te.
Il contatto di due corpi in una unica intimità, eppure sei solo, in qualche modo isolato con lo sguardo attento attraverso la visiera.
E’ tua la responsabilità di quello che succede, del tuo incedere, lento o veloce che sia, la senti la percepisci nei tuoi confronti e soprattutto nei confronti del passeggero se c’è.
E’ solo tua e non la puoi scaricare su nessuno ne dividere con qualcuno, sei solo tu.
Sei solo quando ti fai rapire dal paesaggio che ti appare dietro una svolta, quando la strada diventa una tortuosa striscia da percorrere cercando la traiettoria perfetta, sei solo tu e la moto anche quando non lo sei davvero.
Probabilmente se siete arrivati fin qui è perché vorreste sapere dove vuole andare a parare chi scrive, difficile che lo sappia davvero anche lui, oppure semplicemente anche voi pensate che in moto si è soli
magari come me non sapete spiegarlo davvero bene ma lo sentite.
Giù la visiera, un colpo di gas, e via da soli in compagnia.

Flap