Ci sono delle cose che ti portano immediatamente indietro nel tempo senza bisogno della DeLorean di ritorno al futuro.
Sono cose semplici, quelle di un'infanzia di quei mitici anni '60 fatta di giochi all'aperto, di corse nei campi, di sole e urla memorabili di madri inorridite dalle condizioni idi pulizia di vestiti e figli dopo quei giochi fatti in campagna, a cui spesso il termine era dettato dal calar del sole più che dall'orologio.
Corse in bicicletta a inseguir farfalle su polverosi sentieri che improvvisamente diventavano per noi piste su cui scatenare la potenza dei pedali con quel suono di motore che arrivava da quella cartolina che sbatteva sui raggi, fissata sul telaio con una molletta da panni, rubata alla suddetta mamma.
Se poi i temporali estivi regalavano ampie pozzanghere lascio a voi immaginare le conseguenze.
Così a distanza di oltre quarantacinque anni mi ritrovo a giocare con le pozzanghere.
Tutta colpa dell'amico Luciano che durante gli scatti per un test di una bella fuoristrada di CCM vede delle ampie pozzanghere in quelle campagne ancora degne di chiamarsi tali.
Basta chiedere al proprietario se possiamo sporcare la moto e al suo “SI” è un attimo trovarsi a lanciare la moderna "bicicletta" tra schizzi e spruzzi.
Il dejà vu è immediato, le esigenze fotografiche richiedono di ripetere più volte i passaggi moltiplicando più volte le emozioni e i ricordi.
Le foto riescono in parte a trasmettere la gioia del momento e quel sorriso sotto il casco non si vede, ma è ben fermo nella mia testa.
Il bambino che non vuole lasciarmi è tornato a giocare ai suoi giochi e poi questa volta posso non dirlo alla mamma.
Flap
Foto di apertura di Luciano Consolini