Il Dosso
La strada è quella, un lungo rettilineo non troppo largo e senza linea di mezzeria.
Costeggia da sempre il Naviglio che corre verso Milano attraversando la provincia ad ovest della metropoli, oltre paesi e cittadine che un tempo erano agglomerati di case sparsi nella campagna Lombarda che si estende verso il Ticino e il Piemonte.
Una strada percorsa migliaia di volte quando si poteva avere del tempo da perdere o si voleva scappare per un po’ di tempo a bordo di due ruote a motore.
Bastavano i 125cc per sognare e poi i 550cc e in seguito i 1000cc, non importava tanto quanto forte si andava, bastava andare.
Però in fondo a questo rettifilo quando l’innesto per la statale 11 si avvicina c’è un dosso, non quelli che l’ottusità comunale usa come dissuasori di velocità, uno di quelli “Veri”, quelli che ci ricordiamo segnalati dai cartelli stradali che nascondono improvvisamente la vista oltre di loro.
Ogni volta incoscientemente non mollavo il gas, anzi magari ruotavo un pelo la manetta, fino a godere di quel tuffo al cuore che la repentina discesa procurava.
Non un salto una specie di lungo sussulto a cui non riuscivo a rinunciare.
Oggi per caso ho ripercorso in moto quella strada, era un po’ di tempo che non ci passavo, la memoria è fiondata nei cassetti delle emozioni passate, delle moto di allora e delle compagne sedute sul sellino.
In lontananza il dosso che si avvicina, sento le mani che si stringono alla mia vita come un tempo e la gioventù spensierata tornare immediata.
Però questa volta la ragione ha il sopravvento, penso a cosa potrebbe esserci oltre quel dosso e tutte le conseguenze di un gesto tanto banale quanto in fondo stupido.
Rallento quel tanto che basta per avere sicurezza e annullo la magia del “Sussulto”.
Mi godo la nostalgia dolce dei ricordi quando un pizzico di follia era sufficiente a dare differenza alla sorte con cui oggi non mi sento più di giocare….o quasi.
Flap
