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Chiacchiere da bar e libertà

Una canzone famosa recitava "eravamo 4 amici al bar che volevano cambiare il mondo", ma se si parla di motociclismo non è detto che il palcoscenico sia proprio quello. Ovvio, una buona bevuta, o 4 caffè, non si rifiutano mai, ma al motociclista piace stare nel suo elemento, nuotare in mezzo alla passione, avvolgercisi come in una coperta.


A volte è un'officina piena di vecchie signore che ti ricordano che la moto è acciaio e bulloni, altre volte capita che in un bagnato pomeriggio di inverno ti ritrovi in uno dei negozi storici di Milano, di quelli che il motociclismo meneghino lo hanno visto crescere, cambiare, assopirsi, risvegliarsi e lo hanno alimentato con il fuoco della stessa passione, e che attorniati da tutti quei giocattoli che si vorrebbero portare a casa per scartarli, che si cerchi o meno di parlare di altro, la passione viene sempre fuori.

 

I personaggi che alimentano questo mondo sono sempre un po' surreali, qualcuno travestito da bravo professionista nasconde invece pensieri oscuri e di notte elabora moto, crea sogni voyeuristici a 2 ruote, altri invece sembrano rider che sbarcano il lunario in modo illecito, ma sono affermati manager delle big company.

E' lì che nascono certe discussioni. Lo smilzo parte dicendo che ha acquistato una vecchia signora e che presto vorrebbe cimentarsi tra le fettucce, ma in molti nel negozio pensano già ad una vecchia signora che prepara un bel piatto di fettuccine, le due ruote spesso fanno scopa con la buona cucina. Il grigio dice che le case sbagliano tutto, che bisognerebbe rifare le moto di una volta, piccole, semplici e poco costose, per i portafogli vuoti di oggi, ma poi si ricorda che il suo lo gestisce la moglie e non sa se è vuoto o pieno. Interviene il "cinghiale", che con la sua R aristocratica non le manda a dire da nessuno "la verità l'ha detta il romano, siete diventati tutta una banda di fighetti", e mentre lo dice controlla in uno specchietto se il pizzetto è ben allineato. Ma a quel punto è il vecchio lupo spelacchiato che non ci sta e gli replica "ah il romano, buono quello, dov'era lui quando noi sbarcavamo il lunario verniciando vecchi serbatoi", ma nel gruppo lo sanno tutti che lo spelacchiato è daltonico.

In tutto questo turbinare di chiacchiere, fantasiosamente riviste, cosa c'è di sensato? Niente, non c'è proprio niente, ma uscendo da quel negozio mi sono sentito più leggero, più felice. Fuori l'Italia era quella di sempre, non ho avuto sentore che qualche politico onesto fosse riuscito ad entrare di soppiatto in parlamento, e a dirla tutta l'asfalto era il solito gruviera.

Ma sapete com'è. Quando il cuore ti batte, quando ti senti vivo e senti la passione che pompa sangue nelle vene, il mondo ha ancora quel gusto di buono, quello di quando svoltato l'ultimo angolo, tiri giù la visisiera, le ultime case sfilano via veloci, e la libertà è ancora qualcosa di possibile.

Wolf

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