Avere 18 anni ieri
Leggo Riders n° 65, un articolo sui diciottenni, un piccolo cammeo è fatto quattro di loro di un tempo, Roberto Ungaro, Carlo Pernat, Gigi Soldano e Maurizio Gissi, che raccontano i loro diciotto anni.
Leggo il loro passato e immediatamente mi trovo a cercare di ricordare il mio, i miei diciotto anni.
Quelli della patente B, l’unica che abbia mai avuto, quelli di un imbranato ragazzo di provincia che stava decidendo di diventare un insegnante di educazione fisica.
Un diciottenne che la moto nemmeno la considerava, usava uno scassato motorino a tre marce del nonno per spostarsi in paese, quando ancora non c’era assicurazione ne casco.
Era il 1980, la strage di Ustica, la guerra in Iraq e il terremoto in Irpinia mietevano vittime, un pazzo ci privava di quel genio di John Lennon, mentre gli AC/DC pubblicavano back in black.
Pac Man impazzava nei video games e le Olimpiadi di Mosca venivano boicottate da Stati Uniti, Cina, Giappone, Canada e Germania Ovest per protestare contro l’invasione Russa in Afganistan.
Nei miei diciotto anni la moto non c’era, sarebbe arrivata solo due anni dopo, scelta come mezzo di trasporto, un Benelli 125 2C di terza mano che in breve dal verde originale diventò rosso, perché “Cinq ghei pusè…”.
Non sapevo che sarebbe stato l’inizio di una Passione, quella che ancora oggi mi pervade e a cui mi piace dedicare del tempo, il bello delle due ruote a motore e il piacere di guidarle.
Forse i miei diciotto anni sono arrivati con due anni di ritardo.
Flap