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- Scritto da Fagna
Nel buio delle strade di provincia mi sfili via sulla sinistra con quello scoppiettare incerto del monocilindrico che riconoscerei tra mille altri suoni ad occhi bendati.
Nel buio delle strade di provincia mi sfili via sulla sinistra con quello scoppiettare incerto del monocilindrico che riconoscerei tra mille altri suoni ad occhi bendati.
Se, letto il titolo, pensate di apprestarvi a leggere una storia fantasy, beh forse avete ragione. Perché l'educazione stradale appare ormai come una chimera, una leggenda ormai da tramandare solo oralmente, da lasciare ferma ai tempi, poco definiti, di quando alla guida vi erano solo gentiluomini o gentildonne.
Il Luciano, con l’articolo davanti come si usa a Milano… anche se Luciano è Piemontese, appena al di là del Ticino che divide le due regioni.
E’ di Galliate, la cittadina della provincia Novarese che gli ha dato i natali e poi la residenza, ancora attuale, dopo un periodo passato in Marina.
Il grigio e tutte le sue sfumature che degradano dal nero al bianco con tonalità che nel loro anonimato hanno comunque una propria personalità.
Il grigio che non impegna, che seppur elegante rimane discreto, sia negli abiti, sia nelle auto dove ha fatto successo grazie allo “sporco si nota meno”.
«Alt! Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino!». Tutti ricordiamo la scena esilarante del film “Non ci resta che piangere” con Roberto Benigni e Massimo Troisi.
Eppure qui non abbiamo molto da ridere!
Lo sai che c’è, te l’hanno fatto spiegato fin da bambino quando ti raccontavano le fiabe, in ognuna c’era la Strega cattiva pronta a mangiare bambini, a fare incantesimi crudeli e comunque a spaventare, seppur bonariamente come solo le favole sanno fare, le piccole creature che pendono dalle parole di quei racconti.
Che poi alla fine io sono il primo ad avere il blocco psicologico della “toccata e fuga”; ma si perché, penso, che senso ha vestirsi, prepararsi, tirare fuori la moto per fare meno di 200 km o comunque un bel girone?
Non intendo il giretto sulle sponde, voglio dire proprio sul Lago, sulle acque.
Dai ammettiamolo l’idea di attraversarlo in moto piacerebbe a tutti, e le battute tipo: basta gonfiare le gomme, si sprecano.
Un dubbio atroce che si insinua nel loro cuore di motociclisti un po’ bambini: “vale la pena attirare le ire della principessa di casa per guardare Superpole, Gara1, Gara2 e Gara 1 emmezzo?”. Quattro round alle spalle e campionato già finito. E’ quanto gli appassionati della Superbike si trovano come risultato di tanta attività regolamentare. Guardando il topolino Rea, è sfuggito l’elefante Ducati!
Così nello spazio c’è il buco nero! Lo sapevamo da tempo però ora ci hanno mostrato una bella fotografia che lo ritrae.
Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo…ma soprattutto con che mezzo!
Le chiamavo così trent’anni fa quando scappavo da casa e dai lavori domestici con il consenso non sempre felice della moglie.
Avevano lo stesso sapore quando la figlia piccola giustamente pretendeva il suo tempo e queste diventavano le piccole fughe che il motociclista che è in me pretendeva.
La moto scorre leggera lungo le curve che salgono al Sacro Monte di Varese, una danza morbida fluida, precisa.
Non eccessivamente veloce, ma tremendamente efficace, tanto che la mia ruota davanti si allontana sempre di più dalla ruota posteriore di Marco fino a perderla definitivamente di vista.
Cinquanta, un numero come tanti, eppure unico come del resto ogni numero.
Le sfumature di grigio, di nero e di rosso del resto erano cinquanta, sfumature che si perdono nella realtà di ognuno di noi con le proprie fantasie, non necessariamente erotiche.
Percorro la strada che porta verso il Lago Maggiore, non c’è traffico e la calda giornata invita ad uscire, così è anche per gli amici allegri pedalatori.
Ne incontro e supero molti in solitaria, a coppie e a piccoli gruppi non disturbano qualcuno è in doppia fila ma appena si accorge del sopraggiungere di una veicolo si accoda al compagno velocemente, mi sembra di sognare, persino un nutrito gruppo di ciclisti di una squadra locale in perfetta fila indiana veloce e precisa.
Il titolo sembra polemico, rivolto a qualche tipo di motociclista stupido, ma ahimè per voi è solo un titolo affettuoso. Dopo tanti anni mi ritrovo ancora sulla strada, sotto al culo la solita vecchia compagna che ancora sopporta la mia dubbia capacità motociclistica, ma forse si è abituata, almeno così mi consolo.
Il Capitano, così scherzosamente sono stato definito da tutto il motogruppo viaggiante nel recente viaggio in Nuova Zelanda; proprio io che non ho ne meriti militari né tanto meno di Marina.
E così ci siamo di nuovo, qualche mese non è bastato per farci mettere la testa a posto, anzi, è servita a progettare la nuova stagione del Campionato Nazionale Moped ACSI Moto che proprio questo WE ha inizio con gara nella “Pista del mare” di Cecina (LI).