L’ennesimo incidente mortale che ha coinvolto un motociclista e un automobilista ravviva il fuoco del solito dubbio… ma per quale “razzo” di motivo saliamo in moto?

Come disse qualcuno "la risposta è dentro di voi, epperò è sbagliata". Punto, a capo.

Fummo tutti dei pilotoni da strada, innocente qui non c’è nessuno, da bravi boomer o post boomer abbiamo vissuto forse uno dei periodi più motociclistici della storia, le strade le domeniche erano piene di gruppi di sgasatori post-apocalittici, per lo più forniti di stradali da sparo, le sportive addomesticate, quelle che poi ogni passo, ogni sequenza di tornanti, erano un po’ come quei giochi elettronici dove devi raccogliere i punti strada facendo, ogni curva ce la mettevi tutta, tra staccata, percorrenza e uscita, a stare a culo a quello davanti.

Innocente non c’è e non c’era nessuno.

Non sto nemmeno a leggere per questo ennesimo incidente di chi sia la colpa, motociclista o automobilista. Quello che so è che tra i due siamo la parte debole, siamo quelli che comunque ci rimettono. 

Il mantra è sempre stato “sicurezza attiva, sicurezza attiva, sicurezza attiva, sicurezza attiva…”.

Per tutti noi non ci sono alternative per portare a casa insieme a un bel viaggio anche la pelle, ogni cancello, ogni strada laterale, dietro ogni curva, ogni rotonda: il nostro cervello, la nostra vista, mani e piedi sui comandi devono essere vigili e reattivi, perché una distrazione anche solo per una innocente chiacchiera o dalla carogna che ti sale in groppa quando vedi l'asflato torcersi in una serie di curve, può essere quella al momento sbagliato. I nostri occhi devono correre incessantemente ad ogni cosa, più rapidi della moto, puntare il nemico che si sta avvicinando come fossimo il terminator, anzi meglio, calcola anche l'indice di stupidità, molla il gas, guardalo, tienilo a distanza.

Dopo tutto perché chiudere anzitempo l'uscita? Non è forse vero che il giro più bello è quello che deve ancora venire?

Motociclista, statte accuorto, non farti distrarre dalla carogna!