Si abbelliscono orgogliosamente i centri che inaugurano preziosissime zone a 30 all’ora, presto verrà introdotto l’obbligo di attraversamento solo con calesse e cavallo… ma elettrico!

I trenta all’ora non sono un vero limite di velocità, non è nemmeno una velocità, a meno che tu sia in bicicletta 30 all’ora sono un baluardo della penitenza, una punizione corporale per l’arroganza di voler precorrere i tempi… di arrivo, un flagello per l’animo, una sorta di tortura simile a quella della goccia.

Difficile capire cosa passi per la mente di queste geniali menti cresciuti alla cattedra del professor Zapotec di Topolino, ma un simposio alcoolico che li vedeva come ospiti dopo aver approvato il taglio dei motori endotermici dal 2035, ha partorito questa geniale iniziativa del limite a 30.

Parole d’ordine sicurezza o andatura green? Il punto di partenza per questa trovata di ineguagliabile genialità è stata la “teoria della macchina a pedali”. Il celeberrimo teorema forgiato sempre dal professor Zapotec all’età di 5 anni invalida senza pietà tutti i controlli automatici di sicurezza, sensore pedoni, frenata automatica, impianti frenanti da formula1, rilevatori acustici, gomme super grip di cui le auto moderne sono dotati. Inutili! Una macchina a pedali raggiunge i 30 all’ora? No! Il resto del provvedimento è arrivato probabilmente dopo aver rovistato nel sacchetto della maria.

Il risvolto green? Beh certo la diminuzione di velocità provoca minori emissioni solo se non bisogna scalare una marcia, ma quante marce ha la macchina a pedali? Il “teorema della macchina a pedali” è implacabile.

Con una classe dirigente così formata e così preparata, “stiamo in una botte de fero”, state sereni.