Abitudini sicure
Le abitudini, brutte bestie, anche quando sono positive.
Molte cose diventano abituali e alla fine automatiche, il casco ad esempio, chi come me ha passato il confine dalla libertà all’obbligo, sa quante discussioni ne sono nate e poi alla fine ci siamo abituati ed è automatico indossarlo.
Stessa cosa si può dire, parlando di quattro ruote, per le cinture di sicurezza e per altre piccole, grandi imposizioni che alla fine son diventati gesti abituali.
Certo il malcostume tutto Italiano fa si che i tempi si allunghino e nel caso dei vivavoce per telefonini ad esempio la strada sia ancora lunga, forse infinita, ma chi il cervello lo accende alla fine fa diventare gesti e azioni, apparentemente fastidiose, talmente normali da non accorgersi nemmeno più di farle in automatico.
Automatismo che può essere mandato in tilt solo dalla fretta e dallo spostamento del luogo abituale dove si mette, ad esempio, il paraschiena fino a dimenticarselo.
Controsenso? Forse, ma ormai è talmente una costante indossarlo che non mi accorgo più della sua presenza, quindi anche della sua assenza….finché non me ne rendo conto.
Così, l’altra sera, dopo qualche decina di chilometri da casa percepisco la mancanza del paraschiena, una sensazione di testa prima che fisica, ma una tastata alla schiena conferma la mia percezione.
La sicurezza mentale è saltata immediatamente, parte il pensiero “vuoi vedere che cado proprio ora che non ce l’ho” scongiuri con adeguati ravanamenti immediati in sella, e se dovesse mai succedere cosa racconto alla figlia cui continuo a far, o insistere per far, si che lo indossi?
Così il passo si è rallentato e l’attenzione aumentata al diminuire della sicurezza.
Vero che non serve finché non ce ne bisogno, ma per la legge di Murphy…………
Alla fine anche questa volta, per fortuna nessun test o verifica è stata necessaria, quindi la moto torna nel box, il giubbotto al solito posto e preparo già vicino il paraschiena per la prossima volta, già, la testa a volte fa strani scherzi.
Flap
