Digito ergo sum
Categoria: trafiletti

Cogito si è perso, è quasi svanito, superato, vecchio, come lo è lo stesso termine latino.


Chissà Cartesio cosa penserebbe ora che il pensare è diventato un accessorio da sfoggiare nei salotti buoni per darsi un tono e qualche volta rimane un’abitudine di nostalgici individui, gli stessi magari che sanno ancora soffermarsi a guardare il mondo con gli occhi e non attraverso il display di un telefonino per il rapido scatto di un selfie.
Non serve più pensare, tutto è a portata di mano, basta googolare, basta una ricerca nel web, basta leggere Facebook per sapere cosa succede nel mondo, o meglio quello che si vuole si sappia del mondo secondo le varie tendenze, religioni, culture e passioni.

Un groviglio di informazioni discordanti che si intrecciano fino a diventare tutte vere e tutte false a seconda delle sfumature che prendono in una infinita catena di trasformazioni veloci, istintive, difficilmente pensate.
Ecco che non si legge nemmeno più fino in fondo, si legge quello che basta per farsi una vaga idea di quello che vorremmo aver capito, a volte basta la foto dell’articolo, del post, per far sì che qualcuno intuisca il suo pensiero, non necessariamente quello descritto nel testo allegato e quasi sempre contrario alle intenzioni dell’autore.
La magia del web, ma anche di questo mondo veloce dove non c’è spazio e tempo per pensare, o forse fa più comodo far finta di non averlo.

La tastiera ormai è diventata la nostra voce, il display e un nick name la nostra identità, un profilo la nostra immagine. Lo schermo è il nostro Bar virtuale dove fare incontri, discutere, innamorarsi e odiare. Soprattutto odiare, sfogare le frustrazioni personali, le invidie, la cattiveria, dando sfogo a tutte le poche capacità mentali sapendo di essere protetti da quella lontananza che il mondo virtuale permette; non ci sono rischi, o quasi.
Un ritrovo comunque veloce, superficiale, e finto, nulla a che vedere con gli incontri veri quelli dove ci si mette la faccia, dove non si può fingere, non ci sono filtri, ne fotografici ne protettivi, sei davanti a qualcosa di vivo in carne ed ossa con cui interagire.

Non è solo colpa del Covid19 e dei vari Lockdown, la trasformazione era già in atto da tempo, sono cambiate le abitudini, le regole del gioco delle relazioni, i valori di rispetto, insomma un altro mondo che scivola sempre più su frasi veloci, testi veloci, ma soprattutto su dita più veloci del pensiero, quando c’è.
Lo vediamo anche nei testi, carta o web che sia, sempre più stringati e brevi, riassunti di qualche migliaio di battute che non soddisfano le menti davvero curiose, ma nutrono le masse che divorano velocemente miseri bocconi sentendosi sazi.

Così l’abitudine diventa quella di commentare, dire la propria, magari in maniera arrogante e offensiva solo per esserci, sentirsi vivi e presenti in questo girone infernale dove se non posti, non commenti, non clicchi, non sei nessuno.

Provare ora a pensarci, se siete arrivati fin qui siete sulla buona strada, sicuramente avete letto delle vaccate qua sopra, certamente avrete trovato degli errori e il testo poteva essere migliore, ma avete letto più di cinquecento parole, e ci state pensando…bentornato Cogito.

Riprendiamo l’abitudine a pensare, a leggere fino in fondo, a capire e solo allora commentiamo, magari educatamente con il nostro pensiero, chissà che faccia pensare anch’esso.

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