Categoria: trafiletti

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Padri e figli/e a terra

Quando si va in moto, si mette in preventivo che il precario equilibrio che ci tiene in piedi potrebbe uscire dalle solide leggi fisiche e farci assaggiare il peso della forza di gravità.
L’abbiamo fatto tutti o quasi, del resto si dice che “I motociclisti si dividono in quelli che sono già caduti e quelli che ancora devono cadere”.
Sta di fatto che ci si aspetta prima o poi di trovarsi per terra e si spera sempre e almeno di non farsi male e di non fare danni all’amata motina.
Sì perché tutti, dopo avere verificato che si sta bene o quasi fanno la stessa domanda “e la moto?”


Però quando si è dall’altra parte della barricata, anche se si è motociclisti, anche se si è già caduti quando il figlio/a gira sulle due ruote a motore la preoccupazione sale.
Ecco che se suona il telefono e la figlia ti dice "son qua con i Carabinieri perché ho fatto un incidente" il rischio d’infarto è elevato.
Si corre verso il luogo rischiando incoscientemente multe e peggio, mentre si va, si pensano a tutte le dinamiche e i possibili danni facendo aumentare la preoccupazione.
Poi, Santo cellulare, si può avere informazioni più precise e si rallenta il passo, si comincia a pensare e torna alla memoria quando negli stessi panni erano i nostri genitori a correre per noi, una sorta di contrappasso che è segno che la vita scorre più velocemente di quando percepiamo.
Quando poi si è in prossimità del luogo dell’incidente o del pronto soccorso, si pensa a come affrontare la situazione.
Finta calma rasserenante?  Ramanzina amorevole? Cazziatone dolce per la mancanza di abbigliamento adeguato?
Alla fine il mix tra tutte è quella che prevale, una volta appurata la mancanza di danni fisici il cuore comincia a rallentare e c’è spazio per scherzarci su, fino alla fatidica frase; “Papà, ma il motorino si è rovinato?”

Flap

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