Categoria: trafiletti

Suzuki, bella senz'anima

Gixxer. Un nome che nel corso di un ventennio è diventato simbolo di moto sportiva più di ogni altro, forse solo Ninja le fa un po' spauracchio, ma qui entriamo nel campo dei campanilismi. Credo che anche gli irriducibili del motociclismo nostrano ed europeo, rispettino questo nome, il suo valore se l'è guadagnato emozionando tanti di loro.
Oggi la crisi ha messo in grave difficoltà le case motociclistiche, e ha messo in discussione l'impegno nelle competizioni di molto di loro. Le voci e il clamore di quella RGV500 che vinceva il mondiale con Kevin Schwantz sono molto lontani.
Suzuki, che è la più piccola delle 4 sorelle giapponesi, è anche però quella che sta tenendo il comportamento più incomprensibile.


Con il ritiro dal campionato mondiale, e con la fine del supporto ufficiale a Francis Batta e al team Alstere, che le ha regalato i titoli in WSBK, Suzuki ha dato un grosso colpo d'ascia alla sua aura di sportiva di razza.
Quello che fa più discutere in tutto questo è stato il comportamento altalenante e a dir poco fumoso dell'ultimo anno. I team manager della MotoGP e della WSBK hanno dovuto attendere oltre ogni delimitazione di tempo massimo per avere il responso ultimo. In WSBK poi si è consumato un tradimento degno di un romanzo shakespeariano. Francis Batta ha tenuto fede fino in fondo alla parola data, o con Suzuki o niente. Mai però si sarebbe aspettato che Suzuki, mentre gli comunicava l'indisponibilità a poter supportare l'attività sportiva, in realtà stesse chiudendo attraverso Yoshimura un accordo con il team Crescent.

Sbagli? Tanti. Troppi. Mollare una figura come Batta? Un suicidio mediatico. Ignorare Schwantz quando  proponeva un progetto sportivo in MotoGP? Mancanza di visione sportiva. Lasciarsi scappare Spies? Follia.

Purtroppo per Suzuki, in era moderna le voci corrono veloci, corrono sui blog, sui siti internet, sui giornali, e se nel rigore giapponese queste cose possono finire sotto il tappeto, nella vecchia Europa l'affezione al marchio per un motociclista è quasi fondamentale, e chi si affezionerebbe ad una casa che scompare dal mondo sportivo o tradisce i suoi estimatori più fedeli, è meglio che non faccia grandi progetti.

Fare belle moto non basta, ottenere buone recensioni sulle riviste non basta, pensare al motociclista comune non basta, fare saving nella produzione non basta, rimettersi (finalmente) a produrre merchandising non basta.
La moto deve avere un anima, e da suzukista ho tanto la sensazione che Suzuki non ce l'abbia più.

 

Wolf

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